Annibale e Bes sulle Alpi
- Autore: Riccardo Petitti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Annibale, il grande condottiero e stratega cartaginese, ha attraversato le Alpi col suo esercito e gli elefanti. Generazioni di scolari l’hanno imparato in terza elementare. Ci ripetevano sempre che si è trattato di un’impresa molto difficile, ma non aggiungevano niente su come il prode generale l’avesse effettivamente condotta. Infatti, è rimasto un enigma storico per oltre due millenni e lo è tuttora.
Se non un autentico mistero, una grave disattenzione degli storici della sua epoca, reticenti sulle ragioni del progetto, sulle scelte, i problemi affrontati e l’itinerario seguito. Risiede nella risposta a questi e altri interrogativi il valore del contributo storico proposto da Riccardo Petitti in un volume riccamente illustrato anche a colori, dal titolo Annibale e Bes sulle Alpi.
Tra storia, cristianizzazione e leggenda, l’avventura di un condottiero e le disavventure di un Dio, un prodotto di formato considerevole (21x29,5 cm, 210 pagine) pubblicato nella primavera 2022 dall’editrice Tipografia Baima & Ronchetti di Castellamonte, Torino.
Non è la sola lacuna quando si parla del generale cartaginese. Di Annibale Barca infatti non esiste un ritratto incontestabilmente autentico. Non offre garanzia di validità nemmeno il busto di marmo con l’elmo, abitualmente riprodotto (trovato a Capua e conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli).
Delle tre statue di Annibale un tempo esistenti a Roma, pare non siano state realizzate copie. È quello che fa notare l’autore dell’insolito e, non solo per questo, intrigante lavoro di ricerca multidisciplinare.
Petitti, di padre canavesano e madre valdostana, è nato nel 1941 a Ivrea, dove ha svolto l’attività professionale di architetto, dal 1970, che lo ha portato a interessarsi alle origini del duomo e alle fasi altomedievali (Il tempio del sole, 2005, A Warmondo quel che è di Warmondo, 2010). I suoi studi si rivolgono principalmente ai segni più antichi del territorio, dalle incisioni rupestri (Valchiusella archeologica, con Bernardo Bovis, 1971) ai Sentieri perduti, un sistema celtico di allineamenti (1987) sull’arco alpino, di cui si servì Annibale nell’attraversamento (oggetto di questo studio e di uno precedente, nel 2000). Di recente si è interessato alle tracce inesplorate del breve ma cruciale periodo “orientale” (Montagne bizantine, 2020).
Un’impresa titanica, dunque, nel 218 a.C. Messo alle spalle il Rodano, Annibale scavalcò le Alpi occidentali, per raggiungere le pianure italiche settentrionali e minacciare l’odiata Roma. Con lui, 38mila guerrieri, 8mila cavalieri, 37 elefanti, un numero incalcolabile di animali da soma carichi di bagagli e salmerie.
Niente si sa dell’itinerario e dei patti o delle ostilità con le popolazioni locali, custodi di importanti valichi alpini. Di colpo lo si ritrova con le montagne alle spalle, accampato a valle con i suoi uomini stremati, solo 12mila fanti e 6mila cavalieri, come fece incidere, in punico e in greco, sulle tavole bronzee collocate nel tempio di Era a Capo Lacinio, nel Crotonese. Era passato. Per quale via e da quale valico, restò un mistero.
Partenza. Metà dell’esercito perso. Arrivo. In mezzo, niente. Nessuna indicazione sui particolari di una “decima fatica di Ercole”, che il Barcide avrebbe deciso di ripetere ritualmente. Questo secondo gli storici antichi, gli stessi che della spedizione fecero conoscere soltanto quanto vollero far conoscere: molto poco.
Riccardo Petitti ripete che di Annibale si è genericamente celebrato il passaggio delle Alpi, senza badare più di tanto ai propositi e aspettative del condottiero. Così, non si è potuto che banalizzare la spedizione, riducendola al fortunoso valico di un colle, peraltro sconosciuto. Invece, una ricostruzione dell’itinerario in tutto il suo sviluppo sarebbe essenziale per fare luce sulla ricchezza dei temi legati al cimento, capaci di importanti contributi storici inediti.
A chi si deve il silenzio sui dettagli dell’impresa? Innanzitutto a Tito Livio. Ignorò i fatti per ragioni storico-politiche. I Romani punirono la complicità della tribù gallica dei Salassi - che favorì la discesa del Cartaginese dai propri sentieri, pur probabilmente prezzolati per ostacolarla - attuando un genocidio che vollero nascondere. Per coprire la strage, lo storico preferì trascurare il transito di Annibale per la Valle d’Aosta e il Canavese. Il secondo responsabile dell’oblio è il vescovo di Lione Eucherio, che riscontrando nell’impresa tracce della presenza della divinità punica Bes nelle valli alpine, collegabile all’impresa annibalica, cancellò a sua volta l’itinerario per non fare ombra alla cristianizzazione del Vallese.
L’incontro dell’autore con la vicenda risale ai primi del 2000 e al testo Annibale sulle orme di Ercole. Da allora, tanti elementi nuovi sono arrivati a confortare l’ipotesi iniziale, facendo emergere un’impresa ancora più complessa di quella fin qui immaginata. Non più semplici congetture, ma la ricostruzione del percorso reale, su dati concreti, illustrata in questa ricerca, articolata in quattro parti.
Nella prima viene riproposto lo studio precedente, a grandi linee e con qualche notevole integrazione. La seconda approfondisce i temi allora solo accennati, facendo tesoro di ulteriori ritrovamenti e indizi aggiunti a quelli emersi in Val di Cogne e alle tracce di una seconda colonna punica in Val Grisenche. Amilcare predispose una direttrice ideale di invasione. La fondazione di Augusta Praetoria e le evidenze toponomastiche riferibili al periodo bizantino, sono la prova decisiva del passaggio di Annibale per la Valle d’Aosta.
Nella terza parte è introdotta la figura di Bes, ricostruendo la probabile origine non egizia e indagando il suo misconosciuto rapporto col territorio alpino occidentale. Nella quarta, i dati ricavati consentono di giungere a una sintesi autoriale.
Annibale e Bes sulle Alpi. Fra storia, cristianizzazione e leggenda, l’avventura di un condottiero e le disavventure di un dio
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