Assalto a quota 731 Monastero. L’inutile massacro dell’Operazione Primavera. Fronte greco-albanese, marzo 1941
- Autore: Pier Luigi Villari
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Primi di marzo del 1941: dal monte Komarit, Mussolini seguiva incollato a un cannocchiale l’attacco dei nostri fanti e alpini alla posizione fortemente tenuta dai Greci, nelle montagne albanesi al confine con l’Epiro.
Come un nuovo Napoleone, ordinava movimenti di truppe inesistenti, perché la maggior parte delle sagome che inquadrava erano i nostri poveri caduti. Ecco l’ennesima operazione che sarebbe stato meglio evitare, sul finire di una campagna militare scatenata per capriccio dal Duce stesso. Il ricercatore storico Pier Luigi Villari colloca perfettamente quell’episodio nel contesto della guerra contro la Grecia e lo sviluppa in un ampio saggio, fittamente illustrato con immagini e cartine in bianconero, Assalto a quota 731 Monastero. L’inutile massacro dell’Operazione Primavera fronte greco-albanese, marzo 1941, pubblicato da IBN Editore di Roma, (Istituto Bibliografico Napoleone, giugno 2022, collana Pagine Militari, 425 pp.).
Ufficiale in congedo, laureato in lettere e prolifico autore di saggi di storiografia militare, Villari riprende l’intera traccia della Campagna di Grecia, dall’affondamento del vecchio incrociatore Helli nel porto di Tanos, una provocazione italiana per spaventare il governo di Atene.
Sviluppa l’andamento, soffermandosi sull’insuccesso dell’offensiva finale, voluta da Mussolini per tentare di anticipare la discesa in campo delle armate tedesche, arrivate poi effettivamente a risolvere in pochi giorni sei mesi di batoste subìte dal nostro esercito, ricacciato a novembre del 1940 da Gianina fino al territorio albanese.
Aggiunge l’elenco, con le motivazioni, delle medaglie d’oro al valor militare nella Campagna di Grecia-Albania. Precedono il capitolo riservato a diari e memoriali inediti, come sono inedite alcune testimonianze, del comandante del 63° Reggimento fanteria della divisione Cagliari colonnello Luigi Mondini, di un ufficiale, del caporale alpino Ermenegildo Cavarzan, del sergente Ermando Del Grande ed altri. Vengono pubblicate per la prima volta, insieme al materiale fotografico e ai ricordi messi a disposizione “con grande gentilezza e disponibilità” dai familiari di tanti protagonisti.
L’11 marzo 1941, due giorni dopo l’avvio delle operazioni contro quota 731, il col. Mondini venne raggiunto dal capo di tutte le forze italiane sul fronte albanese, il maresciallo Cavallero. I combattimenti non avevano prodotto riconquiste territoriali: le poche posizioni prese erano state in parte perse nuovamente, con tantissimi caduti. L’Offensiva di Primavera dimostrava la sua inutilità, davanti alle difese invalicabili dei Greci. Il Duce, sul Komarit, sperava di riuscire a sfondare per sbandierare finalmente un successo all’alleato tedesco.
Avvisando che Mussolini li osservava da poco distante, Cavallero chiese perché le cose andassero tanto piano. Il comandante del 63° rispose senza giri di parole:
Eccellenza, veramente non andiamo per niente!
Una preparazione d’artiglieria insufficiente aveva lasciato intatti i reticolati e le trincee nemiche non mostravano danni. Precario l’addestramento dei soldati italiani, richiamati dopo un lungo congedo, mentre i Greci erano agguerriti e determinati a difendersi.
Il col. Mondini, successivamente generale nell’esercito repubblicano, evidenzia il fallimento dell’offensiva: solo morti e feriti, senza alcun vantaggio territoriale.
La Campagna di Grecia-Albania, tra fine ottobre 1940 e aprile 1941, con 13.755 caduti, 25.067 dispersi, 50.874 feriti, 12.168 congelati, 52.108 ammalati, è stata tra le più tragiche della nostra guerra, seconda soltanto a quella di Russia. Venne condotta per un capriccio di Mussolini, che volle reagire all’occupazione tedesca della Romania.
Hitler mi mette sempre di fronte al fatto compiuto. Questa volta saprà dai giornali che ho occupato la Grecia.
Mal guidati, peggio equipaggiati e con armamenti risalenti alla Grande Guerra, i nostri vennero mandati allo sbaraglio in un territorio montano difficilissimo e nella stagione più fredda. Dopo pochi giorni d’avanzata, le continue controffensive greche li costrinsero a ritirarsi in Albania, dove lottarono per non essere ricacciati in Adriatico, fino all’intervento nazista che evitò la completa disfatta. L’esercito greco era pari al nostro, ma combatteva con determinazione per difendere le proprie case da un invasore.
Nonostante difficoltà di ogni genere, dimostrammo valore. Uno dei momenti più duri furono proprio le operazioni di marzo, ribattezzate la “Battaglia di Mussolini”, alla baionetta, contro quota 731, chiamata Monastero per la presenza di un edificio di culto diroccato. Un massacro inutile, di cui Villari ha voluto ravvivare la memoria, che rischiava di perdersi, a ottantuno anni di distanza.
Ispirati dall’autore, è giusto riprendere le considerazioni di un protagonista di quei combattimenti, il giornalista e scrittore Mario Cervi. Quota Monastero non dovrebbe ricordare un’offensiva sterile e una guerra pazzesca, ma “una somma immensa di valore e dolore”.
Sia reso onore a chi ha compiuto un dovere amaro, a chi ha obbedito a “ordini sciocchi e iniqui”.
Nell’aprile 1941 nessun reparto greco si sarebbe arreso agli Italiani, pochi mesi dopo tutti i Greci li avrebbero preferiti ai Tedeschi, una volta conosciuto il calore umano.
Sia reso grazie all’ardimento dei nostri soldati e insieme alla loro bontà. Sono stati nella Campagna di Grecia i soldati peggio guidati del mondo, senza dubbio alcuno. Non hanno perduto. Non si sono smarriti. Hanno ben meritato.
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