Atlante immaginario
- Autore: Giuseppe Lupo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2014
Non lasciamo spazio alle ambiguità, questo Atlante immaginario (Marsilio, 2014) ha poco a che fare con le opere enciclopediche dedicate ai luoghi frutto di fantasia della letteratura, della mitologia o della filosofia. Sebbene l’autore citi largamente la geografia fantasma delle “terre visitate nel pensiero” (Italo Calvino), come Tamoé, Icaria, Butua, Yohoo… qui parliamo di un atlante sicuramente in termini più omnicomprensivi.
Esistono i luoghi nello spazio, ma anche quelli nel tempo e nei ricordi. Ecco allora che l’autore chiama in causa Ludovico Ariosto e Omero, Gadda e Mario Rigoni Stern… ma anche frammenti di storia.
Uno dei capitoli più belli del libro, per dare un’idea al lettore di cosa lo aspetta, è quello dedicato all’omicidio del presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy, avvenuto, come tante volte ricordato, il 22 novembre 1963.
Giuseppe Lupo fotografa quel momento usando una sorta di videoregistratore virtuale e il nastro del tragico filmato di Abraham Zapruder. Lo ferma un attimo prima che vengano sparati i colpi di fucile, non sono solo il presidente e la first lady a sorridere, con loro è l’America intera e buona parte del resto del mondo. C’è tanta speranza e ottimismo in quei fotogrammi, che sembrano procedere più lentamente del normale per pregustare meglio quegli ultimi attimi spensierati prima della tragedia. Quasi Zapruder conoscesse già la sceneggiatura di ciò che stava girando.
C’è poi il punto di cesura. Il momento che non ti aspetti. Il delitto in diretta.
Da questo momento tutto cambia. L’auto presidenziale e la scorta accelerano. Sui volti compare la disperazione, il dolore, l’incredulità. Quella gente, l’America, il mondo, sanno perfettamente che qualcosa è cambiato, l’ottimismo che sembrava così forte e vicino pochi secondi fa, ora è lontano quanto un’utopia. Potrà essere riavvicinato solo tra molte vite.
“Una parte della nostra Storia – scrive Giuseppe Lupo – è morta nella decappottabile dove sedeva la coppia di sposi”, ed ancora “è come se una parte di civiltà che avremmo potuto avere, noi che siamo nati dopo Dallas, ci venisse sottratta (…)”.
Un’isola meravigliosa a cui sembrava stessimo per approdare, e che, mentre ormai già ci preparavamo ad abbandonare la scialuppa, si è improvvisamente dissolta lasciandoci la delusione stampata sul volto.
Un libro intimo e illuminante al tempo stesso.
Atlante immaginario: Nomi e luoghi di una geografia fantasma (Gli specchi)
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