Attesa di giudizio
- Autore: Francesco M. Passaro
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Attesa di Giudizio (Iris4 Edizioni) di Francesco M. Passaro mi è stato regalato per il compleanno e l’ho lasciato sul comodino per una decina di giorni, poi l’ho letto rimanendone a dir poco entusiasta.
L’attesa dell’inquisito di fronte alla pigra macchina della Giustizia è una perfetta metafora della colpevole inquietudine dell’esistenza. Cos’è l’essere umano se non un eterno imputato, un soggetto continuamente colpevolizzato, accusato e incriminato da se stesso, dalla morale, dalla società? La vita stessa è forse una lunga ed estenuante attesa, un complicato intreccio di aspettative, indugi, speranze e paure finalizzate all’assoluzione o alla condanna finale. Molti autori hanno tentato di raccontare questo particolare stato spirituale cadendo il più delle volte nella trappola dell’indulgenza o della vaghezza.
L’attesa è qualcosa che non c’è, che non si tocca e non si vede, difficile dunque parlarne, coglierne il senso profondo. E l’opera di Passaro è una coinvolgente legal story che racconta l’angoscia dell’attesa da un punto di vista inedito, intrigante. Una prospettiva molteplice, sottile, che inquadra i tormenti e le ragioni della vittima, del carnefice, del salvatore, senza mai abbandonare chiarezza, linearità e coerenza narrativa. La realtà descritta è quella di un processo penale a Napoli.
Un giovane infermiere viene accusato di omicidio a sfondo sessuale da un Pubblico Ministero arrogante, forse per assecondare gli automatismi di un sistema giudiziario approssimativo. A difesa dell’imputato si muove l’avvocato Vincenzo Zaccaria, penalista al primo caso importante. Animo sensibile e minato da antichi tormenti. Ogni personaggio del romanzo pare bloccato nella sfiancate attesa, tra sospensioni morali o emotive che rimandano a insolubili contraddizioni, delusioni e timori atavici. Ognuno ha il proprio alibi e colpe. Nessuno è limpido, deciso, pienamente risoluto. Ed è appunto in tale ambigua evidenza che si nasconde il maggior pregio del romanzo, un noir teso e appassionante dove l’umanità contemporanea viene descritta così com’è, senza abbellimenti o cinismo.
Fragile, incerta, disperata, ancorata a illusioni e cattive consuetudini prive di fondamento… La città del Vesuvio viene svelata con grande partecipazione e sforzo espressionista con gli scorci meravigliosi, le strade sporche e piene di voci, i vicoli stretti labirintici come le strade della verità, i personaggi comuni sospesi tra sopravvivenza e violenza… Un purgatorio arreso all’infinita attesa, alla perenne richiesta di un’occasione, di un colpo di fortuna o di un aiuto esterno. Eppure nulla cambia, tutto gira secondo gli equilibri consolidati e si tira avanti come si è sempre fatto. I pesci piccoli finiscono in trappola, i più grossi e scafati eludono le regole del gioco per continuare a fare i propri interessi. Chi si adegua sopravvive, chi protesta viene punito.
L’avvocato Zaccaria prova a redimersi dalla normale collusione imposta dal sistema lottando contro una sentenza già scritta e contro tutte le sue incertezze. E attraverso il resoconto del macchinoso iter giudiziario del processo il lettore viene messo di fronte alle assurde norme del sistema italiano, al malcostume e alla precarietà degli operatori e ai mille sotterfugi che alterano il normale svolgimento del giudizio. Ennesimi limiti che appesantiscono la vita sociale generando inutili e tormentate attese.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Attesa di giudizio
Lascia il tuo commento