Avanti Savoia. Vittorio Emanuele III da principe a re soldato nelle memorie del suo aiutante di campo Francesco degli Azzoni Avogadro
- Autore: Leonardo Malatesta
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Vittorio Emanuele III di Savoia nacque nel 1869. Poco meno di tredici anni prima aveva visto la luce Francesco degli Azzoni Avogadro, ufficiale di Cavalleria di carriera, ch’è stato cerimoniere, ordinanza e aiutante di campo del terzo re d’Italia.
Il nobile veneto ha lasciato tra le carte di famiglia un diario degli anni al seguito del sovrano, sul fronte italiano della Grande Guerra. Grazie alla disponibilità del discendente del colonnello, l’architetto Gherardo, il ricercatore e saggista storico Leonardo Malatesta ha tratto da quegli scritti il materiale per uno studio, pubblicato dalle Eduzioni Mattioli 1885 nella collana “Archivio Storia”: Avanti Savoia. Vittorio Emanuele III da principe a re soldato nelle memorie del suo aiutante di campo Francesco degli Azzoni Avogadro (Fidenza-Parma, marzo 2023, 300 pagine, con foto in bianconero e riproduzioni di atti e documenti).
Il diario del conte copre gli anni tra lo scoppio del conflitto e la fine dell’ottobre 1917, con annotazioni pressoché quotidiane sui sopralluoghi in linea e nelle retrovie, sulle visite, la vita di corte, gli incontri con diverse personalità militari, civili e politiche.
Sono testimonianze utili per conoscere, quantomeno in quasi tre anni di guerra, gli atteggiamenti del piccolo re dalla storia successiva controversa.
Il quadro d’interesse di questo lavoro è ben delineato dal pronipote. Nella prefazione, l’architetto Avogadro Malvasia mette in luce l’opportunità di cogliere in quel periodo un comportamento non solo esemplare, ma democraticamente rispettoso. Spicca il coraggio di voler seguire il conflitto in prima linea, spesso con rischio personale. Durante le visite nelle trincee, i soldati vedevano il re dividere una parte dei loro pericoli.
In vista del conflitto, Vittorio Emanuele scelse di nominare come aiutante di campo Francesco degli Azzoni Avogadro, già suo cerimoniere e, ancora prima, giovane ufficiale d’ordinanza effettivo a Napoli, estraneo ai giri della burocrazia militare. Oltre alla stima e amicizia che li legava, il re sapeva che gli avrebbe sempre detto la verità, sebbene spiacevole.
L’incontro tra Francesco, capitano nel 21° Reggimento Cavalleria Padova e l’erede al trono, colonnello comandante del 1° Reggimento Fanteria della Brigata Re, era avvenuto a Napoli nel 1890. Le prime impressioni di Avogadro descrivono il principe:
“Un impasto strano di perfetto, di buono e di cattivo”.
Cultura generale vastissima, memoria di ferro, intelligenza pronta, percezione prontissima, ma indole indisciplinata, non arrendevole. Autoritario, insofferente al più piccolo consiglio, dà confidenza nel tratto, ma non si confida con nessuno. Non ha un amico, a volte sembra voler confidare qualcosa, ma “disvia” il discorso, cambia oggetto di conversazione, quasi pentendosi.
Più che dal figlio, Avogadro sembra conquistato dalla madre, si dilunga in lodi sperticate della regina Margherita.
Il servizio presso il principe termina alla fine del 1894. Il capitano passa nei Cavalleggeri di Vicenza, con il diritto di esibire la corona sopra le stellette, per l’appartenenza alla Casa militare Savoia. Lasciata la vita militare, che pure apprezzava, va in congedo su richiesta dal giugno 1902, in segno di protesta per una mancata promozione. Il re lo nomina due anni dopo maestro delle cerimonie a corte, carica mantenuta fino alla morte, nell’aprile 1920.
Richiamato in servizio attivo alla vigilia dell’ingresso in guerra nel 1915, il conte viene nominato il 22 maggio aiutante di campo effettivo del re, che sedeva sul trono dal luglio 1900, dopo la morte del padre Umberto, ucciso a Monza dall’anarchico Bresci.
Dai diari bellici dell’ufficiale, esce un re soldato che non solo scattava continuamente fotografie, ma si occupava dei soldati al fronte e in particolare dei feriti e mutilati. Aveva frequenti colloqui con i comandanti in linea, dava consigli sulle operazioni belliche e consentiva ad Avogadro di esprimere giudizi sui colleghi e di criticare il ricorso ai siluramenti, le rimozioni dal comando per incapacità, provvedimenti “alcuni ingiusti e tutti insidiosi” per la stabilità e l’efficienza dello strumento bellico.
Agli occhi di degli Azzoni, l’Esercito risultava una forza armata che si batteva valorosamente, pur con tanti limiti.
Prima visita al fronte il 28 maggio 1915, in Cadore. Al vecchio confine, la popolazione delle terre liberate si mostra fredda - fino ad allora erano stati sudditi austriaci - ma una folla di ufficiali e soldati tributa una calorosa dimostrazone di affetto.
Si notano, però, frequenti casi d’inerzia e trascuratezza nell’allestimento di trincee o nel posizionamento delle truppe, che il re suggerisce di correggere. Vennero rimossi non pochi comandanti di divisione, anche per altre mancanze.
Nella visita agli ospedali militari, quando Vittorio Emanuele si soffermava a parlare con qualche amputato, faceva poi cenno col capo all’aiutante di campo.
Significava rilevare nome e cognome del ferito, classe d’età, reparto di appartenenza, la professione che esercitava prima delle armi, notizie della famiglia, moglie, figli e quali fossero i suoi desideri. In genere chiedevano un sussidio, concesso tra le 300 e le 500 lire. In aggiunta, spesso il re assumeva in proprio le spese per la fabbricazione di un arto meccanico su misura, al posto di quello amputato.
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