Bombe, siluri e sparvieri. In guerra con gli S.79: Mediterraneo ed Egeo 1940-1942
- Autore: Marco Mattioli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Innanzitutto le presentazioni: dell’autore, dell’aereo e dell’aviatore. Marco Mattioli, Bombe, siluri e sparvieri. In guerra con gli S.79: Mediterraneo ed Egeo 1940-1942, IBN Editore, Roma, collana Aviolibri Dossier, aprile 2021, 206 pagine, centinaia di immagini in bianconero nel testo.
Marco Mattioli vive e lavora a Roma, dov’è nato nel 1966. Ha da sempre dimostrato interesse per la storia e da giornalista pubblicista collabora con testate prestigiose della Difesa e di storia militare e aeronautica. Come saggista vanta monografie e libri realizzati dal 2003 per la casa editrice inglese Osprey Publishing di Oxford e le italiane Delta Editrice di Parma e IBN (Istituto Bibliografico Napoleone) di Roma.
Il velivolo. SIAI (Savoia-Marchetti) SM 79 Sparviero, trimotore multiruolo in legno, tela e metallo, riconoscibile per la tipica “gobba”, che alloggiava una delle tre mitragliatrici antiaeree da 12,7 mm, sporgente in alto dietro l’abitacolo. Operò per tutta la seconda guerra mondiale nelle specialità bombardamento, ricognizione e trasporto, in servizio nella Regia Aeronautica italiana dal 1936, quando risultava il bombardiere medio più veloce al mondo con i suoi oltre 400 chilometri all’ora.
Venne impiegato anche come aerosilurante, prototipo mai progettato nella linea di volo dell’aviazione militare fascista. Avvistate le navi nemiche, si lanciava in picchiata da 1000-1500 metri, a 300 km/h, poi livellava le ali parallelamente alla superficie del mare, dirigendosi contro l’unità prescelta a 30 metri dalle onde e sfidando il tiro antiaereo. Sgancio del siluro a qualche centinaio di metri dal bersaglio, cabrata e virata per allontanarsi. Questa la tecnica d’attacco degli SM 79, protagonisti con i loro equipaggi di un volume che segue quasi giorno per giorno le vicende belliche di uno specialista di bordo, un sottufficiale marconista, l’emiliano Divo Gandolfi (1916-2006), nel dopoguerra maresciallo dell’Aeronautica, che su quell’aereo ha volato, prima nella specialità bombardamento poi nell’impiego come aerosilurante.
Fatta domanda di arruolamento, entrò diciannovenne nella Scuola avieri di Verona nel settembre 1935, per avviare un addestramento che come altri giovani appassionati dell’Arma Azzurra l’avrebbe portato a diventare insostituibile nel supporto operativo ai piloti. In poco meno di un anno di studio intenso, Divo completò il corso da operatore radio di bordo, aviere radio aerologista, secondo la terminologia tecnica dell’epoca.
Mattioli segue il percorso di questo ragazzo in divisa azzurra e tuta di volo bianca, come si vede in alcune delle tante immagini in bianconero che commentano il volume. All’autore sono state utili le annotazioni dei voli nel libretto di volo personale, che ogni militare dell’Arma aeronautica era tenuto a compilare il più dettagliatamente possibile.
Il marconista operava a bordo dei trimotori SM 79 in una postazione collocata
a destra, dietro la cabina di pilotaggio, in parallelo al motorista. Era dotato di un’apparecchiatura ricetrasmittente e di un goniometro, la cui antenna circolare veniva estratta sul dorso della fusoliera, azionando a mano un pannello a saracinesca. I due vani affiancati del motorista e del marconista erano protetti dai tegoli scorrevoli della postazione del mitragliere dorsale (la “gobba”) e potevano servire come portelli per lanciarsi col paracadute, in caso di emergenza.
Gandolfi venne assegnato al 36° Stormo Bombardamento Terrestre, uno dei reparti più prestigiosi della Regia Aeronautica, medaglia d’oro alla bandiera. Il 108° Gruppo, di cui faceva parte il giovane allora aviere scelto specialista, era di stanza nell’aeroporto di Panigale a Bologna. Equipaggiato con i trimotori SIAI-Marchetti S.81 ed S.79, entrati nell’uso comune come Savoia-Marchetti, aveva per emblema le due torri del capoluogo emiliano, Garisenda e Asinelli, affioranti dal mare e munite di due robuste braccia che reggevano bombe aeree, destinate ad affondare barchette su cui sarà poi disegnata la bandiera britannica.
Il 36° avviò un’intensa attività addestrativa, partecipando a diverse esercitazioni e manifestazioni aeree nell’Italia settentrionale e centrale, impegnando i propri equipaggi anche in lunghi voli di addestramento alla navigazione notturna. Nel frattempo i trimotori S.81 vennero radiati, Gandolfi si ritrovò in guerra il 10 giugno 1940 in un aeroporto in Sicilia, a Castelvetrano ed entrò in azione il giorno successivo, andando a bombardare Malta. L’armamento di caduta standard erano bombe da 250 chili.
Nel gennaio 1941 Gandolfi venne inviato alla scuola aerosiluranti di Gorizia per il passaggio alla nuova specialità. Lo Stato Maggiore della Regia Aeronautica si era reso conto dall’inefficacia del bombardamento da quote elevate contro le unità navali e aveva optato per la nuova specialità aerosilurante. Siluri e Sparvieri otterranno successi pilotati dai leggendari piloti Buscaglia, Faggioni e Aichner. Insieme a loro Divo Gandolfi, sopravvissuto poi alla guerra.
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