Bourbon in un giro di blues
- Autore: Giovanni Coppola
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
In un giro di blues, un insieme di accordi splendidamente in armonia, si avvicenderanno le storie di tante vite che di notte si ritrovavano al Charlie Brown ad attendere “trame silenziose”. E come ogni notte Felix spegneva le luci del pub e rientrando a casa avrebbe incontrato un gatto dal mantello color miele, nella quiete di uno spazio d’assenza di uomini e di voci.
La notte concedeva molto all’osservazione e alla riflessione.
L’attesa nell’incontrare Aishia, la nigeriana con il sorriso innocente, arrivata con il suo carico di sogni: cattolica, era fuggita dal suo villaggio dove i cristiani e le donne subivano ogni sorta di violenza. La fuga era l’unica soluzione per sopravvivere e la promessa di lavoro le fece iniziare il viaggio nel deserto della Libia e nel Mediterraneo, ed essere prigioniera sui nostri marciapiedi.
A Felix piaceva tanto e attendeva il buio nella speranza di vederla.
Con queste frasi ha inizio Bourbon in un giro di blues (Algra editore, 2023) l’ultimo lavoro di Giovanni Coppola, nato a Catania, dove vive e lavora. Ha pubblicato una raccolta di poesie, saggi e romanzi. Ha collaborato per alcuni anni, con il quotidiano Giornale di Sicilia e con diversi periodici locali, occupandosi di sport, cultura e spettacolo.
“Andare al Charlie Brown”, scrive l’autore, era “un rito senza religione”, il porto obbligato, il posto dove gli sguardi costruivano cattedrali di emozioni, i desideri si ammassavano e dove i cocktail che preparava Felix scivolavano nello stordimento dei sensi. L’avevano messo su Maurizio e la sua compagna Gladys, venezuelana: ora che Maurizio non c’era più lei lo portava avanti, anche se non sempre era li. I ricordi facevano capolino su ogni gesto o su una frase:
Dando tempo alla nostalgia di organizzarsi
Catania alle volte sembrava una città spettrale tra sagome di vecchi opifici, grandi capannoni in disuso ridotti a scheletri, occupati da immigrati e dai senza tetto:
lì dove la miseria penzolava dagli improvvisati fili del bucato.
Uomini e donne ridotti come tanti zombie, in giro per la città in cerca di carità e di cibo. E Cirino con i suoi fratelli, cresciuti insieme fin da bambini nel quartiere a rischio, che facevano qualsiasi cosa fosse illegale: dallo spaccio all’usura, dalla ricettazione alle corse clandestine. Poi Manero, il cui nome era Paolo, giornalista di un quotidiano locale, il sosia di John Travolta, perdutamente innamorato della bella e seducente Isabella, con sul viso la noia e quel suo intimo divertimento nell’accavallare le gambe: l’uno riempiva i vuoti esistenziali dell’altro.
Il Charlie Brown durante l’estate si riempiva di turisti e da pub militante si trasformava in cosmopolita, con la musica blues di B.B. King, Johnny Cash, Bo Diddley, che faceva pensare ad una America diversa da quella fatta di Cia e di bombe per la democrazia.
Non c’è niente di più giusto di un bourbon in un giro di blues.
Su tutti loro gli occhi del professore, un uomo malinconico e profondamente sentimentale, sulla soglia dei settant’anni, sempre chiuso nei suoi pensieri. Ma chi era il professore? Uno studente del Fronte della Gioventù arrestato ingiustamente durante gli anni di eversione e stragismo. Un uomo fuori dalla grande balordaggine, e dai rinfreschi dove la menzognera girava in frac. Narrerà in prima persona il suo malgrado, dando voce alle esistenze che nel Charlie Brown si azzeravano, perché nel pub non esisteva passato, presente, futuro. La sua vita aveva preso una certa piega, ammalato del passato sentiva di essere vecchio, senza comprendere che il suo unico tempo a disposizione era il presente.
Come i mesi, le settimane e i giorni, che all’improvviso trascorriamo annaffiando rimpianti, alimentando incertezze e fortificando il silenzio. E le illusioni, poi, mutano in delusioni, la nostalgia ramifica dentro di noi i suoi insopportabili vuoti ...
Gli piaceva bere al pub, trattenersi perché il tempo perdeva il suo potere.
Bere è un viaggio verso le porte del cielo.
Aveva studiato il tempo in carcere, il padre non lo aveva mai chiamato professore, aveva sognato la rivoluzione, “qualcosa che qualcuno definì anni di piombo”; il suo destino era quello degli infelici della terra e aveva amato Adele che adorava leggere Céline e Cioran.
Io leggevo Evola, Junger, Cioran; la maledizione dei loro pensieri arricchiva il mio pensatoio, mi alleggeriva di un po’ di odio. I libri erano le mie armi, le idee di quegli uomini le mie bombe.
Catania era per lui una citta che se si voleva capirla bisognava entrare nelle sue periferie; una città da tempo diventata un “non luogo”, uno spazio enorme privo di anima.
Uno spazio senza alcuna narrazione se non il degrado.
E il Charlie Brown rumoreggiava di vite diverse, di allegrie dovute all’alcol, celebrava un unico tempo quello dei malinconici, dei poeti, degli eroi, dei dannati e dei sognatori: ognuno aveva il suo inferno doloroso.
Bourbon in un giro di blues è un romanzo doloroso, scritto con un linguaggio lucido, raffinato e ricercato, coinvolgente e di pathos, che impatta con le nostre certezze e le nostre ipocrisie, straordinariamente ricco di umanità, e di speranza come è il destino di noi sognatori e non di vinti.
Bourbon in un giro di blues
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