Capitalismo woke. Come la moralità aziendale minaccia la democrazia
- Autore: Carl Rhodes
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2023
Tranquilli, il capitalismo woke di cui si parla con molte perplessità in Italia non ha ancora attecchito e infatti chi ne scrive è un professore di studi economici dell’università di Sidney. Ma gli articoli sul capitalismo woke cominciano a essere parecchi, anche se confinati alle pagine di economia. Di recente è uscito questo libro esaustivo e brillante, scritto appunto da Carl Rhodes dal titolo Capitalismo woke. Come la moralità aziendale minaccia la democrazia (Fazi editore, 2023, curatela di Carlo Galli, trad. Michele Zurlo).
Negli Stati Uniti il fenomeno del wokismo è proseguito sulla scia da dove era comparso, ossia dalla presidenza di Trump. Anni in cui nacque il Black Lives Matter, il fenomeno Greta Thunberg, ma tracce di capitalismo che non doveva stare da parte e fare solo affari e soldi, entrando nei gangli del potere politico, è un’idea che c’era già negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Difatti i liberisti puri e duri hanno sempre evitato che le grandi corporation entrassero nella sala ovale degli Stati Uniti, ma anche in quelle, in senso metaforico, occidentali, per la natura rapace, amorale di chi fa profitto.
La politica così diventerebbe solo un mezzo per autorizzare vendite e stock options per impiegati e quadri e top management di tipo privato, se non di natura familiare, quindi il concetto di equità che dagli statunitensi è molto sentito sarebbe andato al macero. D’altra parte il termine “woke” che in italiano significa “stare sveglio”, “stare all’erta”, è entrato come aggettivo, durante il 2017 insieme ai Black Lives Matter per sottolineare di stare con le antenne dritte di fronte a ingiustizie sociali e razziali. Ma il rovescio della medaglia era che il movimento nero Black Lives Matter sarebbe stato inglobato dal capitalismo per diventare merce, non una cosa immutabile e definitiva, tramite le leggi del Senato americano.
Andava bene con il presidente Trump, che aveva portato all’estremo il concetto di privilegio dei “Wasp”, i bianchi anglosassoni che frequentano le migliori università e hanno un futuro assicurato, ma con la vittoria dei democratici, come poi è stato, ci sarebbe stata una tensione etica nelle leggi e nelle corporation, una doppia morale che avrebbe danneggiato il significato di uguaglianza.
Nella prefazione Carlo Galli cerca di mettere ordine in questo guazzabuglio del c“hi danneggia chi”? E scrive:
La condivisibilissima tesi del libro apre un terzo fronte : il capitalismo woke qui è criticato non perché le campagne che sponsorizza sono sbagliate, o perché fa politica invece che profitti, né perché è ipocrita e poco coerente, ma perché è una funesta degenerazione delle forme politiche occidentali; perché non solo l’ economia capitalistica travolge società e Stato, distruggendo lo spirito comunitario e procedendo a disuguaglianze sociali che lo Stato non può affrontare, perché le aziende praticano elusioni di portata stratosferica.
Ma come ci siamo arrivati che le aziende private possono essere più efficaci di uno Stato eletto democraticamente? Ma perché il pensionato debba sapere di stock options, se la pensione è proprio il meritato riposo dopo la fatica di anni, da operaio, da impiegato e oltre?
Certo sono cause meritevoli, come simbolo democratico, ma devono essere politicamente importanti ed economicamente innocue, perché hanno a che fare con i diritti sociali e non con i diritti societari.
Si capisce da sé che ormai il capitalismo è una cosa enorme, difficilmente emendabile, soprattutto da quando il comunismo sovietico si è letteralmente sbriciolato. Le cose da fare per rendere “capitale” e “lavoro” quantomeno non ai ferri corti ogni giorno, quotidianamente. Perché per la sua brutalità di vincitore in quasi tutto il mondo, anche le cause importanti che riguardano il reddito, l’istruzione, restano lettera muta, se non c’è chi bilancia un capitalismo che sta andando avanti inarrestabile con leggi che mettono dei limiti al reddito.
Mentre un po’ di soldi farebbero bene agli anziani con la pensione minima, perché c’è una parte cospicua di persone che pensa al suo benessere e, insomma, anche se si dicono democratici, non sono interessati nemmeno un po’ ai diritti degli animali, alla parità di genere, al matrimonio gay, se a tutto ciò poi si aggiunge l’impoverimento che lo sovrasta. In buona sostanza, i cosiddetti democratici sono sensibili al diritto di genere, se non c’è nebbia intorno ai loro diritti sociali e politici.
Nel libro di Rhodes c’è grande spazio per le tematiche del matrimonio egualitario e il razzismo. Ma se il razzismo apre ferite vecchie di secoli, motivo per cui i presidenti delle società danno solo un generico sostegno perché se ne parla da fin troppo tempo, il matrimonio egualitario LGBTQIA+, invece, è un diritto da acquisire da subito, facendo anche attenzione a chi sta dalla parte queer perché in quel caso non c’è proprio la necessità di sposare nessuno.
Ma lo studioso una domanda se la pone:
Come è tipico del capitalismo woke, anche in questo caso la distinzione tra politica ed economia risulta sfumata. Il matrimonio egualitario deve essere sostenuto in quanto si tratta di un aspetto fondamentale della libertà e dell’uguaglianza democratiche, oppure deve essere sostenuto perché è un bene per gli affari?
Immaginate soltanto come un solo matrimonio possa muovere dei dollari insperati, il business che gira su un nuovo diritto acquisito. Libro rigoroso che, con rispetto, non si fida di nessuno, anche se il “capitalismo woke” è solo all’inizio.
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