Carlo A. Martigli nasce a Pisa, ma si trasferisce subito a Livorno, dove compie gli studi classici e si laurea in Filosofia del Diritto all’Università di Pisa. È scrittore, giornalista, editor, agente letterario. I suoi ultimi libri sono “Lucius e il diamante perduto” (Mondadori 2007), “Duelli, castelli e gemelli” (Giunti 1995 e rieditato nel 2007), “Thule l’impero dei ghiacci” (Mondadori 2008), “La resa dei conti” (Castelvecchi 2009), “Miracolo!” (De Agostini 2009) e “999 L’ultimo custode” (Castelvecchi 2009) che, a poco più di un mese dall’uscita, si annuncia già come un grandissimo successo balzando alla terza posizione della classifica dei libri di narrativa italiana più venduti.
Carlo, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Ho letto che ad un certo punto della tua vita, per esigenze familiari, hai dovuto abbandonare la carriera nel giornalismo per un posto in banca. Poi cos’è che ti ha fatto tornare sulla retta via? È proprio vero che se nutri una passione così forte non c’è modo di poterla ignorare a lungo?
Ho deciso che nella seconda parte della mia vita dovevo fare quello che mi piaceva, quello che sentivo nell’animo. Con grande paura ho fatto il salto. Ho sempre pensato che è meglio avere rimorsi che rimpianti. Ma per questo devo ringraziare soprattutto il mio amico e agente letterario Piergiorgio Nicolazzini che ha sempre avuto fiducia in me.
- Seconda chiacchiera: “999 L’ultimo custode” sta avendo grande successo. Molti l’hanno accostato per tematiche e per genere a "Il Codice Da Vinci", sei d’accordo? Come ti spieghi un tale interesse da parte dei lettori nei confronti di romanzi che in qualche modo mettono in discussione le teorie radicate nella storia dell’umanità? La gente ha bisogno di alternative, ha perso la fede, non crede più, o cosa?
Dan Brown ha avuto il merito di tracciare la strada per il thriller storico, anche se prima di lui lo aveva già fatto Umberto Eco con "Il nome della rosa". Io credo che alla gente piaccia il mistero, soprattutto quando questo si fonda, come in "999 l’ultimo custode", su fatti realmente accaduti. Chi legge è solitamente una persona curiosa e un libro che mostri un possibile lato nascosto delle cose, una possibile alternativa, come dici tu, suscita sicuramente interesse. Questo è un libro pieno di misteri, veri, come la misteriosa iscrizione sulla lapide di Pico e come il fatto che la sua tomba nel 2007 sia stata aperta. Hanno detto per scoprire se veramente fosse stato avvelenato, ma non è vero, e’ dalla sua morte che tutti sanno che fu avvelenato con l’arsenico, anche se la mano del mandante e dell’esecutore e’ ignota. Che cosa cercavano veramente dentro il suo sepolcro? Io ho fatto un’ipotesi.
- Terza chiacchiera: Quando si scrive un thriller storico così ricco di particolari, con continui riferimenti al presente e ad un passato lontanissimo, quanto è importante la documentazione e quanto tempo hai impiegato per raccogliere il materiale necessario alla stesura del romanzo? Credi davvero nelle tesi che racconti o “999 L’ultimo custode” è solo un romanzo e va letto come tale?
La documentazione è fondamentale, non si puo’ scrivere di cio’ che non si conosce. Al di là della storia, "999 l’ultimo custode" e’ frutto, a monte, di anni di studi. Per quanto riguarda il mistero, anzi i misteri affascinanti in cui ci si imbatte, è difficile dare una risposta. "999 l’ultimo custode" è un romanzo e come tale va letto. Tuttavia non solo si basa su seducenti realtà storiche, ma anche su un codice del possibile e del probabile. Forse non è molto probabile che la chiesa fosse custode (e lo sia tuttora) da mille anni di un segreto sull’origine della divinità, forse è piu’ probabile che Pico avesse avuto una tale intuizione, ma è sicuramente possibile, sia dal punto di vista storico che filosofico. E che Pico 500 anni fa volesse indire un concilio per unificare le tre religioni monoteiste è un fatto tanto incredibile quanto vero. Se non l’avessero fermato prima con le armi e poi con il veleno, a soli 31 anni, forse il nostro mondo, con un’unica religione sarebbe diverso, non credi?
- Quarta chiacchiera: Fai anche il talent scout andando alla ricerca di nuovi autori. In un momento in cui l’editoria in Italia scricchiola e in cui nessuno legge ma tutti vorrebbero fare gli scrittori, da cosa riconosci il cavallo su cui puntare? Ti affidi più ad uno stile sopraffino o ad una buona storia?
L’editoria non scricchiola, i dati del settore indicano un + 4% di lettori rispetto al 2006. E’ un dato confortante. per il resto mi affido soprattutto a una buona storia. Come scout mi piace il motto talmudico “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Certo che una storia deve essere scritta in modo da comunicare al lettore vere emozioni. Molti mi scrivono, cerco di rispondere a tutti, ma di buoni scrittori ce ne sono pochi. Quei pochi cerco di farli pubblicare seriamente. E a proposito: cari scrittori, se un editore vi chiede dei soldi per stampare non è un editore, ricordatevelo.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il mio invito, facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Se vuoi lasciare un messaggio al mondo intero, qui puoi farlo.
Leggere rende liberi.
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