Cartoline dalla fine del mondo
- Autore: Paolo Roversi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2018
Piazza Duomo pullula di curiosi, attratti dai lampeggianti di non poche auto della Polizia. Qualcosa è successo all’interno del Palazzo dell’Arengario, si direbbe. Vi converge il vicequestore Sebastiani, Loris Sebastiani. Dal nome e cognome, è chiaro che siamo in un romanzo di Paolo Roversi. “Cartoline dalla fine del mondo”, per la precisione (Marsilio, 2018, 266 pagine, 17.50 euro). Nel complesso si tratta del settimo della serie Radeschi e del terzo proposto dalla casa editrice milanese, dopo “La confraternita delle ossa” nel 2016 e “Blue tango”, qualche mese fa, a gennaio 2018.
L’ucciso, perché ce n’è uno nel museo, è un tipo dall’apparenza anonima. È riverso sotto un quadro famoso, "Il quarto stato" di Pellizza da Volpedo ed è un security manager della ditta di high teach che stava festeggiando un exploit nella ricca location del nuovo Museo del Novecento.
Un puntino rosso sull’avambraccio. È morto prima di avere il tempo di completare un sms sul cellulare. Si legge solo XT11. Le fotocamere di sorveglianza dovrebbero poter mostrare quanto avveduto, ma accidenti, le registrazioni sono state tutte cancellate. Qualcuno ha prima rubato le immagini, poi le ha messe in rete ed ha rivendicato il gesto su Twitter.
È Mamba Nero, un hacker che sfida apertamente la polizia. Il nome di un serpente letale. Ed è un veleno ofidico ch’è stato inoculato alla vittima, calcolando tutto perfettamente, peso dell’uomo, quantità da somministrare, tempo d’azione prima dell’effetto, in modo che la breve agonia lo portasse esattamente sotto quel quadro.
Sebastiani e i suoi si danno da fare. Sulla quarantina, vicequestore e capo della Mobile di Milano, ama le donne, meglio se appariscenti e generose a letto. Mastica d’abitudine un mezzo toscano spento. Si considera “un tabagista di riflesso”. È una risorsa antistress.
Il colpevole è arrestato in un niente, ma si rivela un soggetto del tutto insignificante. Dice di essere stato assoldato in rete per colpire, pagato a bitcoin. Il veleno gli è stato recapitato per posta. Non sa assolutamente chi sia il committente. È chiaro che si tratta solo di un gregario occasionale: il Serpente non perde occasione per sbeffeggiare ancora la polizia con un tweet.
A Sebastiani tocca andare fino a Cipro, per far tornare alla vecchia vita uno che da otto anni ha deciso di cambiarla. In quella precedente, Enrico Radeschi era giornalista e hacker. Quando entra in scena lui, il racconto è condotto in prima persona. Non a caso questa è la serie Radeschi.
Aveva cancellato la sua identità, eliminato cellulare ed ogni strumento informatico per risultare irrintracciabile, in modo da sfuggire al micidiale Hurricane, un criminale che lo voleva morto e gli aveva fatto terra bruciata intorno. Con un passaporto falso e niente altro, Enrico era andato fino in Antartide, nel punto più lontano al mondo. Da lì aveva inviato tre cartoline, una indirizzata a Sebastiani. Avevano collaborato in non si sa quante indagini. Lo considera un amico.
E l’amico gli tende una mano per tornare in Italia. Hurricane è morto, carbonizzato, dopo un inseguimento e Radeschi ha tanta nostalgia, della mamma, del vecchio cane Buk, della Bassa Padana, perfino della nebbia. Ora può rientrare ed avrà pure un piccolo contratto di consulente della Questura.
Solo il tempo di pensare che bello, sono tornato a casa, che si accorge di non avere le chiavi giuste per entrare. Quando gli aprono dall’interno non può fare a meno di notare la prevalenza totale di tinta e arredi rosa, che l’hanno trasformata in una specie di confetto. Una ragazza lo abbraccia con trasporto: è Marika, cugina venticinquenne. Ha badato lei all’appartamento, durante la sua assenza.
Intanto, i morti ammazzati si moltiplicano nei musei milanesi, insoliti luoghi di morte violenta. In quello della scienza, dedicato a Leonardo da Vinci, il cadavere è di un uomo sulla cinquantina, ucciso con un aggeggio inventato dal genio toscano, colpito da una gran pietra scagliata da una frombola da lancio, che ha proiettato il malcapitato contro la parete opposta. Era un dipendente della stessa società high teach.
Anche stavolta, Mamba Nero posta il filmato e rivendica.
C’è da lavorare su questa TechHackCop, la polizia lo sta già facendo ed è sulle tracce anche Darla, trent’anni, capelli neri a coda. Collabora con Beppe Calzolari, il caporedattore di nera del “Corriere”. In pratica, ha preso il posto di Radeschi… che riaccende il Giallone, la mitica Vespa 125 usata, veicolo salvatutto in una Milano sempre più caotica.
Così: Enrico riprende a sfrecciare sulla due ruote GT.
Il vicequestore Sebastiani, sciupafemmine elegante e profumato, mastica il toscanello spento, che non fuma mai. La gente continua a morire.
Leonardo seguita a colpire, con i suoi ordigni geniali. Mamba Nero insiste a rivendicare.
Paolo Roversi non smette di farci appassionare ai suoi noir metropolitani. Che sfida!
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