Casa d’altri e altri racconti
- Autore: Silvio D’Arzo
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2020
Autore dimenticato Sivio D’Arzo, dalla breve vita e divenuto in poco tempo uno dei più interessanti nella letteratura italiana del Novecento, apprezzato e amato da Pasolini, Montale, Pavese e Bertolucci. Roberto Carnero, critico letterario per il "Sole 24 Ore" e professore di Letteratura italiana all’Università di Milano, autore di monografie su vari autori italiani, ha pubblicato saggi sul giovanissimo scrittore e ne ha curato per Bompiani la raccolta di racconti appena edita: Casa d’altri e altri racconti.
Sivio D’Arzo, all’anagrafe Ezio Comparoni, nacque a Reggio Emilia e mai conobbe l’identità del padre. L’assenza del padre la visse lungamente come un peccato. Con la madre, che si prodigava tra mestieri differenti tra cui quello di cassiera in un cinema, viveva in una sola stanza e le condizioni economiche erano di notevole disagio. Studente perfetto, otteneva borse di studio per meriti: prese la maturità classica con due anni di anticipo e si laureò a ventuno anni in Lettere all’Università di Bologna. Amava i libri di Stevenson, James, Conrad, Kipling, Dickens, Hemingway e in loro cercava il senso della vita, lui che si sentiva un esule nella sua terra, senza le sue radici.
Scrisse fino alla sua morte prematura, a soli trentadue anni, per una grave malattia. Pubblicò per la prima volta poesie nel 1935, appena quindicenne. Vallecchi, Emilio Cecchi ne ammiravano il talento narrativo.
Dopo gli eventi bellici che diverranno fondamentali nella sua maturazione, il suo cambiamento stilistico sarà radicale. El Alamein, la prigionia, il ritorno a casa, il mestiere di insegnante sono narrati qui magistralmente. La guerra a cui tanti ambirono perché dava loro emozioni era venuta a imbrogliare i disegni del tempo, scrive D’Arzo. Gli alleati correvano in jeep incontrando "grappoli di bambini in ogni angolo". La fortuna, alla fine delle ostilità dopo anni di patimenti e orrori, riprese a girare e se si trovava per strada un mezzo soldo l’unico inconveniente era sentirsi in colpa.
"Pensi che sia troppo per te, come nei films di Chariot, ad ogni schiarita di sole ti senti dietro di colpo i passi di un vigile urbano."
I racconti narrano di paesaggi, dei libri tanto amati, di religione, del dramma della guerra, della madre e del padre. Di paesini dell’Appenino Reggiano degli anni quaranta dove, tra solitudine e silenzio, l’unica autorità era il parroco di montagna. Un piccolo mondo di umili, come il titolo di uno dei suoi racconti, di poche case povere dove i morti avevano "i piedi fuori dalle lenzuola", tra l’odore della polenta e delle castagne bollite. Dove la nebbia saliva dai prati con le ombre viola dei colli intorno, dove le donne mormoravano sommessamente e "gli uomini avevano le tasche". Di uomini che parlavano in dialetto, che scendevano dai sentieri dei pascoli e del rumore dei campanacci, di quelli che tornavano per le strade con i carretti carichi di oggetti e altro. E il racconto di Zelinda in Casa d’altri, in un villaggio di sette case addossate, due strade di sassi, un cortile detto la piazza, uno stagno, un canale e montagne. Lei, china senza mai alzare la testa, con la pelle rugosa, scura e i capelli grigi, in fondo al canale lavava vecchi stracci con accanto la sua capra.
"In mezzo a tutto quel silenzio e a quel freddo e a quel livido e a quell’immobilità un poco tragica, l’unica cosa viva era lei."
La sua vita era di stenti, come la vita della sua capra, l’unica differenza era il pane con il quale Zelinda mangiava le sue insalate. Una vita drammatica, quasi una condanna, dalla quale la vecchia donna avrebbe voluto uscire, da sola, senza far dispetto a nessuno, neanche al Signore.
Casa d’altri e altri racconti è una raccolta di racconti ricchi di suggestioni, atmosfere e pathos; personaggi la cui vita sembra scorrere ferma ai margini del mondo. Una lettura che emoziona tanto quanto la storia personale del suo autore. Eugenio Montale scrisse sul "Corriere" che Casa d’altri era il racconto perfetto di un narratore poeta. Citati, Manganelli, l’indimenticabile Grazia Cherchi e il giovane Tondelli nel corso degli anni hanno riportato l’attenzione sul giovane autore, dopo un incredibile e complesso recupero delle sue opere, custodendone il ricordo e il fervido talento.
Casa d'altri e altri racconti
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