Catanzaro una città in bianco e nero
- Autore: Carlo M. Elia, Sergio Ferraro, Bonaventura Zumpano
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
La città di Catanzaro raccontata da immagini e due brevi testi diventa il paradigma della storia di molte città italiane in cui la modernità ha deturpato e violentato le sue parti antiche e nobili per poi abbandonarla al degrado e allo spopolamento.
Il libro raccoglie foto provenienti dagli archivi dei tre autori, Elia, Ferraro, Zumpano, uomini che oggi definiremmo di mezza età e che da adolescenti hanno coltivato la passione della fotografia. Nessuno di loro è fotografo per lavoro, tuttavia hanno documentato fasi importanti della vita della loro città Catanzaro e, non paghi di ciò, hanno acquisito anche l’archivio di un fotografo professionista, Ilario Daniele. Le immagini sono precedute da due testi del professore Piero Bevilacqua, storico, e Venturino Lazzaro, un medico e presidente del circolo culturale Placanica. Entrambi interpretano il senso di questa raccolta di fotografia per recuperare i valori che la parte antica della città ancora è in grado di esprimere. Scrive, infatti, Bevilacqua:
“Spirava infatti un’aria di abbandono per quei vicoli, fra quelle case, che è andato crescendo di anno in anno. Certo, ai miei occhi la diffusa crosta di passato distesa sulle cose appariva come la patina di nobiltà superstite di questo angolo della città. Ma la Grecìa, il Carmine, il Rosario, la Stella, ecc. sembravano luoghi sopravvissuti a un naufragio culturale, abbandonati dai cittadini che vivevano il tempo della modernità altrove (…). No, c’era dell’altro. Insieme all’abbandono, io potevo osservare anche l’oltraggio, il deturpamento, una pratica, ahimè, che continua a sfigurare il volto della città. I muri degli orti restavano sbriciolati a terra, certo, ma se c’era un minimo di spazio superstite, almeno un’automobile era parcheggiata su quei detriti. Nei vecchi quartieri, nei vicoli, negli spiazzi assolati non c’erano più i bambini, ma c’erano le macchine”.
La città, che sorge a 300 metri sul livello del mare, ha una costa bella (documentata con le foto dell’archivio Daniele), varia e frastagliata, e, ai margini della città, poderosi resti archeologici e architettonici del Parco della Roccelletta. Le fotografie in bianco e nero rivelano la grande sensibilità degli autori che danno un senso alle immagini, ne giustificano il taglio, le fanno diventare eloquenti. Le foto sono documenti utilizzabili per raccontare la storia di un luogo, ma danno anche impressioni, emozioni, sensazioni. Gli autori delle fotografie negli anni ’70 erano adolescenti, ma già coglievano il senso della loro missione, quella di raccontare i misfatti di coloro i quali, in nome della modernità, hanno deturpato il centro antico della città, l’hanno sagomato alle esigenze dell’automobile offendendola, demolendone parti importanti, come interi tratti del corso principale cittadino, proprio per fare spazio al traffico veicolare. Nota bene, a tal proposito, il dott. Lazzaro:
La "fotografia" del nostro passato e il "film" del nostro sviluppo, della nostra storia, sono le uniche chiavi per poter affrontare in modo compiuto e sensato un discorso sul nostro futuro come comunità e come singoli cittadini.
In questo senso la città di Catanzaro in bianco e nero rappresenta il paradigma con il quale un’insensata modernità ha barattato in molte città antichi valori, fatti di costruito lento, di rapporti volumetrici saggi, di rapporti virtuosi tra l’uomo e l’ambiente, con l’assalto ai centri storici, con valori economici che hanno solo saputo speculare sulla salute e la stessa vita degli uomini.
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