Cattive storie. Dieci racconti di Maurizio Giannini

Dieci storie nere, cattive per dirla tutta. Una più cattiva dell’altra. Storie cattive battute da refoli di macabra ironia, il che non guasta. Maurizio Giannini si è dedicato sin qui alla narrativa per ragazzi, con Cattive storie. Dieci racconti (Il Rio, 2021) si misura con la narrazione breve, rivolta a un pubblico, per così dire, adulto. Ne viene fuori un libro che si legge con gusto e velocemente: te ne accorgi insomma che si tratta di un libro di un scrittore rodato. Per dirla con altre parole: prosa scorrevole al servizio di storie scattanti, dal finale quasi sempre affilato. Come è giusto che siano le storie brevi, aldilà delle apparenze genere per pochi autori, forse tra i più bravi.

Muovendo quasi sempre da espedienti fantastici, le storie cattive di Maurizio Giannini riferiscono di ambiti borderline (interiori o esteriori, a seconda dei casi), punti di snodo dove la realtà può deragliare in follia, o la psiche misurarsi con l’inconnu o il proprio doppio. C’è lo scrittore frustrato che diventa famoso vendendo l’anima a un diavolo dotato di appeal (Il settimo libro). C’è il killer devoto che riceve l’incarico della comunità ebraica di uccidere un Hitler bambino (Uccidere Hitler). C’è un bambino pasticcione che nasconde con cura il pesciolino vinto al Luna park (Il pesciolino rosso). C’è un uomo insonne che durante una delle sue notti bianche decide di risolvere alla radice il suo problema (Insonnia). E c’è un altro uomo fissato con l’idea di dovere morire a quarantasette anni per una sorta di maledizione familiare (Quarantasette). Quelle di Maurizio Giannini sono, insomma, storie di taglio così; con il coup de theatre riservato quasi sempre alle ultime righe dell’ultima pagina. Come sottolinea Alessandro Ristori nella sua prefazione al volume:

“Se l’incipit è molto importante, in un libro lo sono anche la conclusione e la strada scelta per avviare il testo al più giusto finale. Io però non sto certo qui a raccontarvi i dieci finali! Dico soltanto che alcuni di loro sono quanto mai inattesi, grazie a un approccio particolare che disegna molto bene l’evolversi ultimo di tutte e dieci le storie”.

Cattive storie, ma buone da leggere, se in ultima analisi mi è concessa una parafrasi.