Chi sei veramente
- Autore: Francesca Reboa
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Un violoncello in copertina, un altro stilizzato segna le pagine del volume, numerate in basso; lo stesso strumento è nelle mani di Anna, l’adolescente protagonista del romanzo Chi sei veramente.
Edito a novembre da Pathos Edizioni (Torino, 2023, 328 pagine), nasce dalla romana Francesca Reboa, pianista, concertista, laureata in musicoterapia psicologia clinica e di comunità, La Sapienza Roma, al secondo titolo dopo l’esordio narrativo nel 2021.
Anna Mancini ha quattordici anni, vive a Manziana, in provincia, frequenta il primo liceo a Bracciano, è imbranata, autodistruttiva soprattutto della propria autostima e della considerazione sociale (non è certo la più popolare a scuola, anzi).
Al suo opposto, la mamma Agata passa sopra tutti come un rullo compressore, sicura di sé e autosufficiente.
Il padre Raffaele, poliziotto, dopo qualche anno di assenze recidive e litigi continui è stato lasciato andare per la tangente, quando la bimba era all’asilo. Si vedono per due-tre weekend anaffettivi all’anno. Ad Anna manca, come figura paterna, sebbene solo in spirito visto che fisicamente e concretamente c’è stato ben poco nella breve vita di quattordicenne. Tuttavia, le tornerebbe quanto mai utile un modello virile di riferimento, ora che sta scoprendo l’interesse per il genere maschile, nella persona di Alessandro, il più bello dell’Istituto e leader sportivo carismatico. Cosa ci vuoi fare però, il papà è sempre stato assente e mamma Agata sembra poter fare agevolmente a meno di pantaloni per casa e in giro, sebbene ricca di fascino, quarant’anni ma ne dimostra trenta, insegnante di lettere nello stesso liceo della ragazza.
Tutto questo sottrae ad Anna qualsiasi orientamento possibile nel pianeta maschi.
La ragazza frana da tutte le parti anche quanto ad appeal: sciatta nel vestire, piatta nelle forme. L’immagine, un disastro. In compenso è un personaggio straordinario, in un romanzo ben realizzato e condotto, non c’è che dire. Una protagonista riuscitissima, reale, tangibile, ben accordata con la progressione narrativa di questo soft thriller, tanto più che la cosa più facile per Anna, oltre a studiare intensamente e con profitto, è suonare il violoncello. Ama la musica classica, tutta in generale, ma soprattutto le armonie perfette di Bach. Le cadenze ordinate le infondono sicurezza. Si è avvicinata allo strumento quand’era talmente piccola da non ricordare come fosse la sua vita prima di cominciare a pizzicare le corde.
Abbiamo detto che il romanzo è un thriller, più rosa che noir, certamente. Un giallo ambientato nella provincia romana, a contenuto psicologico (ma non psicopatologico, tranquilli!), con caratteri, comportamenti e dinamiche relazionali che subiscono trasformazioni anche sorprendenti, sotto l’effetto di tsunami emotivo-narrativi.
Prendi Anna, vero “brutto anatroccolo” di turno e ti ritrovi poi... stop, spoiler alert!
La mozione dei cambiamenti vale anche per altri soggetti, ma non sarebbe corretto nei confronti dell’autrice insistere su questo tema dei personaggi psico mutanti (sarà criptico, ma è così). Peraltro, proprio il “non tutto è quello che sembra” rappresenta la cifra di questo buon romanzo.
Divaghiamo, andando a curiosare sul versante Alessandro o Alex, come lo chiamano tutti. Si domanda se quella “pestifera ragazzina” non finirà per mandarlo al manicomio. Da quando è ricominciata la scuola, il nonnismo di veterano di 5a lo ha obbligato a fare scherzi ai pivelli e schedare le più carine tra le nuove arrivate. L’inventario ha registrato principesse sul pisello, figlie di papà con la puzza sotto al naso, la ripetente sovversiva total black da capo a piedi.
Tra tutte è Anna che ha decisamente attratto la sua attenzione: ordinaria ma deliziosamente particolare; poco appariscente, minuta e spaurita, impacciata, combinaguai, ma incantevole. L’altro giorno è carambolata giù dal muretto del giardino durante l’intervallo, lui è accorso per aiutarla, ma si è ritrovato jeans e camicia spruzzati dal succo di frutta che Anna si è strizzata in mano. Una volta è caduta dal quadro svedese in palestra, un’altra si è chiusa le dita nell’armadietto, il massimo è stato per quando ha inceppato la serratura nel bagno ed è rimasta bloccata, ha cercato di scavalcare la parete arrampicandosi sul water e si è distorta una caviglia nella tazza. A scuola è diventata una celebrità nel giro di un mese, pur compensando la goffaggine con una sfilza di 10, alle prove d’ingresso.
Comunque, ha qualcosa di speciale rispetto alle altre. Sembra non prestare attenzione intorno perché tanto distratta e assorta nel suo mondo. E questo suo pianeta misterioso lo intriga parecchio. L’essere costantemente persa in qualche meditazione più importante del guaio che sta per combinare, suscita in lui una voglia travolgente di proteggerla, unita a un irrefrenabile desiderio.
“È semplicemente adorabile”.
Poi c’è Gaia Ricci, che contende ad Anna il primato di più sfigata e peggio vestita della classe. Di due anni maggiore dell’età media della 1a L perché ripetente, situazione familiare da decifrare, look da dark lady trasandata. Sedici anni, senza famiglia, abbandonata dalla madre alla nascita, genitori adottivi trovati e perduti in un incidente stradale. Avviluppata in un giro vorticoso di orfanotrofi, brevi affidi familiari, case famiglia che l’hanno fatta crescere sociopatica. Bocciata due volte, in seconda media e primo liceo. In fondo studia, però nelle verifiche e nei compiti in classe non si applica, si smarrisce, mantiene la testa altrove.
Il romanzo cresce seguendo le dinamiche soggettive, attitudinali, relazionali, scolastiche... di botto, Gaia sparisce e Agata singhiozza al telefono:
“Alessandro, Anna è stata rapita!”
La sera prima, uscita dall’Auditorium, è svanita nel nulla.
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