C’è un gioiello nascosto nel cuore di Piazza del Popolo, a Roma. È la Basilica di Santa Maria in Montesanto, che custodisce anche il quadro dell’Architettrice raccontata da Melania G. Mazzucco.
La chiamano la Chiesa degli Artisti e da anni ospita i funerali degli artisti e delle grandi personalità del mondo dello spettacolo. Oggi vi verranno celebrati i funerali di Maurizio Costanzo, scomparso il 24 febbraio scorso. Scopriamo di più sui segreti di questo luogo nascosto nel cuore di Roma: perché si chiama Chiesa degli Artisti? E qual è la sua storia?
Perché si chiama Chiesa degli Artisti
La tradizione del nome Chiesa degli Artisti è legata a monsignor Ennio Francia che nel 1953 fece di Santa Maria in Montesanto la sede della Messa degli Artisti, da lui istituita nel 1941. Secondo la tradizione la messa ogni domenica doveva essere letta da un attore. Il progetto di Ennio Francia ebbe il merito di aprire questo luogo sacro al dialogo e al confronto con il mondo dell’arte: un confronto sincero che unisce arte e spiritualità in un legame profondo, capace di riunire credenti e non credenti.
La Chiesa degli Artisti deve inoltre essere distinta dalla sua cosiddetta “Gemella”: la chiesa di Santa Maria dei Miracoli che è a essa parallela e si trova esattamente all’altro lato della piazza. Entrambe le chiese hanno lo stesso padre: sono infatti state progettate da Carlo Rainaldi per volere di Papa Alessandro VII. Sono dette “le gemelle”, ma non si somigliano davvero.
Dall’esterno le due chiese sembrano uguali: in realtà a uno sguardo più attento si può osservare che mentre la cupola della Chiesa degli Artisti è circolare e dodecagonale, quella della sua gemella è ovale e ottogonale. Differenze che corrispondono, in maniera inversa, anche alle diverse planimetrie delle chiese: la prima ha infatti una pianta ellittica, mentre la seconda è circolare.
Perché vi si celebrano i funerali delle persone di spettacolo
In seguito alla sua denominazione e allo stretto legame sancito nel tempo con il mondo dell’arte, la Chiesa degli Artisti da anni ospita i funerali delle persone famose: cantanti, attori, presentatori, gente di spettacolo.
Tra le esequie celebrate all’interno della Chiesa ricordiamo quelle dell’attrice milanese Mariangela Melato, poi i funerali di Totò, Anna Magnani, Gigi Proietti, Fabrizio Frizzi, Monica Vitti e, più recentemente, dell’attrice Gina Lollobrigida scomparsa il 16 gennaio scorso.
La storia della Chiesa degli Artisti
La Basilica di Santa Maria in Montesanto fu edificata nel 1662 per volere di Papa Alessandro VII. La sua architettura si colloca nella tradizione storica del Barocco romano: il progetto fu realizzato da Carlo Rainaldi con la supervisione di Gian Lorenzo Bernini. La prima pietra benedetta fu posata da monsignor Girolamo Castaldi nel luglio del 1622; i lavori furono ultimati nel 1679, a eccezione del campanile che fu realizzato da Francesco Navone nel 1761.
La pianta ellittica della basilica fu creata con l’idea di descrivere un universo in movimento: come se la chiesa stessa si irradiasse nella città attraverso le molteplici vie che si diramano dal suo centro. La spinta all’apertura della Chiesa degli Artisti era quindi, in un certo modo, già prevista nel suo progetto architettonico.
Ben presto la chiesa legò il proprio nome all’Arte: nel 1707 il musicista tedesco Georg Friedrich Händel fu incaricato dal cardinale Carlo Colonna di comporre salmi da eseguire proprio nella Basilica di Santa Maria in Montesanto in occasione del Vespro della Festa della Madonna del Carmine, cui la chiesa era dedicata. L’evento si tenne la sera del 15 luglio di quello stesso anno: i mottetti e le antifone di Händel sarebbero risuonati all’interno della Chiesa consacrandola anche al culto profano dell’arte. I Vespri Carmelitani di Händel, tra cui figura anche il magistrale Dixit Dominus, furono infatti la prima di innumerevoli sinfonie che sarebbero risuonate tra quelle sacre mura trasformando il tempio del sacro in una solenne sala di concerto.
La preghiera degli artisti: il testo
Letta da Antonella Clerici e Carlo Conti in occasione del funerale di Fabrizio Frizzi, oggi per l’ultimo saluto a Maurizio Costanzo è Gerry Scotti a recitare le parole della "preghiera degli artisti". Ecco il testo:
O Signore della bellezza, onnipotente creatore di ogni cosa,
Tu che hai plasmato le creature imprimendo loro l’impronta mirabile della Tua gloria,
Tu che hai illuminato l’intimo di ogni uomo con la luce del Tuo volto,
volgi su noi lo sguardo e abbi pietà di noi, della nostra debolezza, della nostra povertà.Volgi i Tuoi occhi sul nostro lavoro, sulle nostre fatiche di ogni giorno;
guardaci: siamo artisti, i Tuoi artisti; siamo pittori, scultori, musicisti, attori, poeti, danzatori; siamo i Tuoi piccoli che amano vivere sulle ali della poesia per poterti stare più vicino e per aiutare i fratelli a guardare più in alto nel Tuo cielo e più in profondità nel loro cuore.Perdonaci se siamo fragili e incostanti, ma siamo uomini; donaci la Tua forza, quella che scopriamo nella Tua parola, quella che sentiamo nella Tua grazia, quella che riceviamo nella tua eucarestia, da quel pane spezzato che è comunione, fraternità e gioia. Ti preghiamo per noi, per tutti gli artisti, per il mondo distratto, fa’ che possiamo aiutare tutti gli uomini a scoprire qualcosa di Te attraverso la nostra arte.
La nostra vita sia un canto di lode alla Tua bellezza e le nostre opere i raggi luminosi che illuminano le strade degli uomini. Donaci il Tuo perdono e la Tua benevolenza, donaci il Tuo spirito di sapienza e di bellezza, ispiraci con il Tuo amore e la Tua grazia e donaci ali stupende affinché con l’arte ci innalziamo fino a Te. Te lo chiediamo per Cristo Gesù, Signore e fratello nostro.
Amen.
La Chiesa degli Artisti e l’Architettrice
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C’è un fatto curioso che tuttavia lega questa chiesa anche al nome della letteratura: nell’altare maggiore si può ammirare la Vergine di Montesanto una tavola del XVI secolo che si è scoperta appartenere a Plautilla Bricci, l’Architettrice seicentesca raccontata da Melania G. Mazzucco nel romanzo edito da Einaudi nel 2019.
Nel 2016 durante il restauro del dipinto della Vergine di Montesanto è emersa per la prima volta la firma di colei che l’aveva realizzato: la prima architettrice della storia, Plautilla Bricci. Sul retro del dipinto è stato anche ritrovato un manoscritto: la storia dell’icona mariana scritta dai Padri Carmelitani, che testimonia la natura cosiddetta “miracolosa” del dipinto.
La leggenda narra infatti che Plautilla non riuscisse a realizzare perfettamente il volto della Madonna: a un certo punto, stanca, decise di posare il pennello e riposare. Al suo risveglio, come per miracolo, il volto della Madonna si era compiuto.
Nella sua testimonianza disse di aver trovato il dipinto:
Compiuto e ridotto da altra mano invisibile alla ultima perfezione.
L’opera di Plautilla fu definita un’immagine acheropita (non fatta da mano umana), di natura miracolosa.
La Madonna di Montesanto, in realtà, fu eseguita da Plautilla a soli ventiquattro anni, nel 1640, ed è considerata l’opera più antica di colei che in seguito sarebbe diventata l’Architettrice.
Vent’anni dopo, nel 1680, Plautilla Bricci avrebbe realizzato anche una cappella in un’altra celebre chiesa romana, San Luigi dei Francesi, costruendola “a fundamentis”: ne progettò l’impianto e ne curò ogni particolare scegliendo anche i motivi dorati per i pennacchi e i marmi per l’altare. Il capolavoro architettonico di Plautilla sarebbe stato tuttavia la Villa del Vascello, portata a termine nel 1667, e in seguito distrutta dalla guerra.
La giovane artista legò il suo nome e la sua fortuna alla storia di quel “dipinto miracoloso”: una leggenda che fu sapientemente architettata dal padre pittore Giovanni Briccio proprio per garantirle un futuro in un mondo difficile, all’epoca dominato da soli uomini.
Oggi quel volto di Maria dall’abbagliante perfezione ci testimonia - soprattutto - il talento innegabile della sua autrice: una mano di donna che con un tocco delicato illumina il volto di un’altra donna, restituendocene l’immagine più perfetta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chiesa degli Artisti a Roma: dove si trova e perché si chiama così
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