Il 17 ottobre 1760 nasceva a Parigi il filosofo Claude-Henri de Saint-Simon, considerato fondatore del socialismo francese. Pragmatico e visionario allo stesso tempo, Claude-Henri de Saint-Simon ha lasciato nel pensiero filosofico e nella società francese spunti e suggestioni che hanno trovato interessanti sviluppi in direzioni diverse.
Industriale e uomo d’affari, Saint-Simon è stato uno dei primi a professare una fede assoluta nelle potenzialità della scienza: ciò lo rende ancora oggi uno dei precursori del Positivismo, come ben dimostra anche il suo legame con Auguste Comte.
I suoi ideali di giustizia e la sua attenzione per un benessere diffuso e condiviso, tuttavia, ebbero una vasta eco nella Francia della Restaurazione e permettono a buon diritto di collocarlo, insieme a Charles Fourier e Pierre Joseph Proudhon, nell’alveo del socialismo utopistico francese.
La vita e le opere di Claude-Henri de Saint-Simon
Claude-Henri de Rouvroy, conte di Saint-Simon (Parigi, 17 ottobre 1760 – Parigi, 19 maggio 1825), di famiglia nobile, dimostrò fin dall’infanzia un particolare spirito d’iniziativa e un carattere indipendente. In giovinezza frequentò ambienti illuministici, soprattutto conobbe d’Alambert, che era scienziato, oltre che filosofo, e aveva vasti interessi scientifici.
Le idee progressiste dell’Illuminismo portarono il giovane Saint-Simon a partecipare alla rivoluzione americana al seguito di La Fayette. Al suo ritorno, nella Francia della Restaurazione e della prima rivoluzione industriale, si lanciò in varie imprese economiche, divenne lui stesso industriale e uomo d’affari con alterne fortune.
Scrisse soprattutto nell’ultima parte della sua vita pubblicando volumi come:
- L’industria (1821),
- Il catechismo degli industriali (1824),
- Il nuovo cristianesimo (1825).
Le sue opere, dall’evidente afflato religioso, produssero un ampio dibattito nella società francese e crearono intorno a Saint-Simon un vasto seguito: Auguste Comte, che ne subì l’influenza, fu suo segretario e collaboratore tra il 1818 e il 1824, mentre altri suoi discepoli diedero vita al Sansimonismo, un movimento laico ma di impostazione religiosa, dal quale ebbero origine varie correnti del socialismo francese, da Fourier fino ad Auguste Blanqui e Louis Blanc.
Saint-Simon e la legge del progresso nella storia
Acuto osservatore degli uomini e delle vicende del suo tempo, Saint-Simon riscosse ampio apprezzamento perché fu il primo ad avvertire nitidamente la trasformazione della sua società in una società industriale e a pensare che gli uomini che lavoravano in una fabbrica, così come le società, potessero essere organizzati con principi tratti dalle quelle scienze che, molto illuministicamente, erano le sole scienze esatte e naturali.
La prima idea degna di nota di Claude-Henri Saint-Simon è la convinzione che la storia sia caratterizzata da un progresso necessario e inevitabile e che tale progresso sia governato da una legge in base alla quale si alternano:
- epoche organiche, dove si affermano principi ideali molto solidi e condivisi, che determinano una situazione di equilibrio e favoriscono la crescita e lo sviluppo, lenti ma continui, delle società che non trasgrediscono a quei principi;
- epoche critiche, dove, proprio a causa del precedente sviluppo, i principi (scientifici, etici, tecnici) che prima sostenevano le società entrano in crisi; c’è allora un rapido riadattamento e una formulazione di principi nuovi;
Il monoteismo, ad esempio, sarebbe una fase critica che ha messo in crisi il politeismo e ha dato luogo a una società tutta nuova. A sua volta il Medioevo, diversamente da quanto credevano gli illuministi, non sarebbe un periodo di decadenza e di oscurità ma un momento di stabilità organica che è stato messo in crisi prima dalla Riforma Protestante e, poi, dalle rivoluzioni francese e scientifica. Il presente di Saint-Simon non sarebbe allora l’epoca del trionfo della ragione ma un caotico periodo di riorganizzazione spirituale che era inevitabile dopo il crollo dei valori medievali.
Ora, per Saint-Simon, si tratta di aprire le porte a una nuova e inevitabile epoca organica, che dovrà essere improntata al principio della scienza positiva; questo ulteriore progresso spazzerà via i rimasugli metafisici e teologici che ancora permangono dal Medioevo e le pastoie che all’alba dell’Ottocento osteggiano le industrie e il progresso.
La società utopica di Saint-Simon
Link affiliato
Il filosofo delinea, allora, la società dell’avvenire che dovrebbe costituirsi sul principio della scienza positiva. In essa dovrebbero interagire due poteri:
- quello spirituale, affidato agli uomini di scienza, che possono vantare le migliori capacità predittive;
- quello temporale, assegnato agli industriali (con questo termine egli intende non solo chi comanda le fabbriche ma tutto il ceto produttivo, quindi anche gli artigiani e gli operai), che con le loro imprese pacifiche potranno occupare il maggior numero di individui;
Scienza e tecnica, insomma, nella nuova epoca organica di stampo industriale, rimpiazzano la teologia e l’arte della guerra, il pastorale e la spada che avevano retto il Medioevo e che il Leviatano di Hobbes ancora teneva in mano.
Se la gestione delle vicende mondane è una prerogativa della classe lavoratrice,
“la politica è dunque la scienza della produzione, cioè la scienza che ha per obiettivo l’ordine di cose più favorevole a tutti i tipi di produzione”.
Da uomo d’affari e di fabbrica, Saint-Simon sa bene che l’industrialismo nasconde anche il rischio della sopraffazione e dello sfruttamento, che non tutto quello che è produzione è automaticamente anche benessere, per questo sottolinea la necessità di assicurare al maggior numero di uomini possibile una felicità che, a suo modo di vedere, consiste nella soddisfazione di bisogni tanto materiali che morali.
Proprio per questo afferma che l’esercizio arbitrario del potere, il parassitismo sociale e l’ingiustizia, che scorge nel suo modo e che è incarnato dai nobili, dagli ufficiali, dai proprietari terrieri, possono essere debellati solo affidando le redini agli scienziati e a chi produce, industriali e operai, che Saint-Simon mette insieme perché operano dalla stessa parte. A riprova di ciò porta un famoso esempio: se la Francia perdesse tremila individui che ricoprono cariche politiche e amministrative, questi sarebbero facilmente rimpiazzati da chi ambisce al loro posto; se, invece, la Francia perdesse tremila tra scienziati, artigiani e industriali, cadrebbe subito in uno stato di deprecabile subalternità nei confronti delle nazioni di cui ora è rivale.
La religione laica e il movimento sansimonista
Questo passaggio a una nuova epoca organica, contrassegnata dalla scienza positiva, è connotato anche da un afflato religioso: se agli scienziati spetta il potere spirituale, la scienza diventa una nuova religione e la società futura avrà tratti simili al Cristianesimo primitivo perché la scienza sarà anche il mezzo che realizzerà una fratellanza universale. Anche la morale avrà come suo unico scopo quello di
“organizzare la […] società nella maniera che possa essere la più vantaggiosa per il maggior numero di persone; in tutti i lavori, in tutte le azioni, gli uomini devono proporsi lo scopo di migliorare il più rapidamente e il più completamente possibile l’esistenza morale e fisica della classe più numerosa”.
Per la rilevanza che attribuì alla scienza e alla tecnica, per l’attenzione rivolta alle problematiche delle parti più umili di ogni società e per la volontà di realizzare un’effettiva giustizia sociale, il moderno pensiero di Saint-Simon godette subito di vasta diffusione e diede luogo a esiti diversi: i suoi discepoli si batterono per l’abolizione della proprietà privata ma furono anche impegnati in grandi imprese industriali come la realizzazione del canale di Suez e di Panama.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Claude-Henri de Saint-Simon: vita e pensiero di un socialista utopico
Lascia il tuo commento