La collezione Chiaramonte Bordonaro nella Palermo di fine Ottocento
- Autore: Claudio Gulli
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
La collezione Chiaramonte Bordonaro nella Palermo di fine Ottocento di Claudio Gulli (Officina Libraria, 2021) è un prestigioso volume in elegante veste grafica, che consta di 450 pagine che raccontano un affresco della Palermo tra fine Ottocento e primo Novecento.
L’autore, esperto di storia dell’arte, dopo un percorso di studi e di esperienze in sedi di prestigio come la “Normale” di Pisa, fuori della sua terra di origine, è ritornato in Sicilia. Opera a Palermo presso Palazzo Butera, dove per merito dei coniugi Valsecchi è attivo un nuovo centro di arte e di cultura molto dinamico e proiettato verso il futuro, specie per quanto riguarda la fruizione e la valorizzazione del patrimonio artistico.
La collezione Chiaramonte Bordonaro costituisce un patrimonio artistico di grande rilievo, che era stato inventariato più volte e conteneva più di quattromila opere e oggetti raccolti da Gabriele Chiaramonte Bordonaro. Gli inventari sono stati strumenti essenziali e indispensabili, che hanno consentito di esplorare nella sua totalità le diverse opere. L’inventario ritrovato nel lontano 2014, avendo la ricerca occupato diversi anni, è il più prezioso, essendovi indicati tutti i luoghi in cui il collezionista aveva annotato le opere e le sue interpretazioni critiche a seguito delle sue letture. Si tratta di un inventario che si era iniziato a scrivere nel 1898, per 420 opere e termina quando vi erano 434 dipinti. Tra i tanti grandi nomi dei suoi inventari: Van Dyck, Rubens, Botticelli, F. Lippi…
Durante la ricerca, si sono ritrovate tutte le lettere, le ricevute d’acquisto, tutti elementi che sono stati inseriti nella tesi per il dottorato di ricerca dell’autore che nel libro sono state contestualizzate nell’ambito di una ricerca biografica di ampio respiro. Si è voluto infatti tracciare una rappresentazione non solo limitandosi all’uomo, ma anche al suo tempo, e non circoscrivendolo alla Sicilia. La collezione difatti non ha un’impronta regionalistica in quanto contiene dei pezzi che provengono da più parti d’Italia e anche da altri paesi europei, poi trasportati a Palermo, per nulla legati al territorio isolano. In questo senso rappresenta quasi un unicum, una particolarità che non trova precedenti, in quanto in genere i collezionisti di quel periodo focalizzavano i propri interessi su opere e artisti legati a un territorio o a un’epoca.
Gabriele Chiaramonte Bordonaro nasce nel 1834 e proviene da una famiglia molto ricca, ma di una ricchezza recente, accumulata da un suo omonimo prozio senza figli ma con un rapporto di predilezione con un nipote che è il padre del collezionista. Si ebbero legami con le grandi figure dell’epoca, quali i Florio, gli Ingham, con quel mondo di nuovi ricchi che trasformarono l’economia siciliana nel primo Ottocento, e tutto questo viene raccontato nel primo capitolo del libro che si chiama “Ritratti borghesi”.
Il collezionista Bordonaro, che nel libro spesso viene chiamato il Senatore, appare però staccarsi radicalmente da questi contesti, indirizzando i suoi interessi prevalentemente a quelli artistici, anche se non con carattere di unicità. Ebbe infatti anche una carriera politica e tra il 1870 e il 1880 e divenne senatore, iniziando al contempo la sua collezione. Non fu pertanto una passione giovanile, ma una maniera di investire di una persona benestante che deteneva il possesso di un castello tra Licata e Gela, il castello di Falconara, e a Palermo villa Carlotta, dal nome della moglie, dove inizia a raccogliere i pezzi della collezione.
Quello che emerge quasi subito dalla lettura del libro è il fatto che dopo dieci anni di raccolta di diverse opere (dal 1882 al 1892), quasi trecento e in prevalenza dipinti, nella sua villa che sorgeva allora ai margini della città, Bordonaro decide di accrescere questa sua collezione.
La villa viene ampliata da Ernesto Basile che costruisce una nuova ala, solamente per ospitare la collezione. Questo progetto, che dura dai tre ai quattro anni, fino al 1896, sfocia con un’apertura per così dire al pubblico. Si trattava di un pubblico scelto, di intenditori, con cui si inizia a fare circolare la nomea della collezione tra gli esperti e storici dell’arte. In primis erano quelli che già visitavano Palermo, come Bernard Berenson, che nel 1888 viene una prima volta e poi ritorna nel 1897 e visita la collezione Bordonaro. Berenson è già l’astro nascente, l’esperto per eccellenza di Storia dell’Arte, che lega fortemente la comunità degli americani che era presente in Italia.
Ma Bordonaro incontra tutta una serie di storici dell’arte e dall’iniziale “status” di amatore senza troppe cognizioni in materia, inizia a cambiare la sua mentalità, arricchisce le sue conoscenze; si confronta con molti storici e comprende che sta mettendo a punto un metodo sia per la raccolta attuale che per gli sviluppi della stessa. Il libro esprime questo cambiamento di orizzonti culturali del collezionista, che si concretizza materialmente con l’ampliamento della villa e la destinazione di uno apposito spazio per la collezione, che si venne a implementare coadiuvato dall’incontro con gente esperta di cui accettò di certo i consigli.
È un aspetto da sottolineare in quanto, non tutti i collezionisti operarono in questa direzione. Si tratta di una collezione dove sono presenti anche oggetti molto diversi. All’inizio, prima dell’incontro con Berenson, Bordonaro comprava di tutto, non conoscendo perfettamente gli autori. Con la diffusione della conoscenza della collezione, attraverso le fotografie Alinari, ecco che si perfeziona il contesto e l’individuazione delle varie componenti della stessa.
Si tratta di un lavoro, quello di Claudio Gulli, che ha richiesto un lungo lavorio e che ha prodotto una valevole opera ricca di immagini, in bianco e nero nel testo di 450 pagine, oltre una trentina di immagini, alla fine, di tavole anche a colori.
La scelta del bianco e nero e del colore alternato nasce dal tentativo di fare attraversare i cambiamenti nella percezione delle opere d’arte. Bordonaro possedeva una ricca raccolta di fotografie con migliaia di copie, alcune delle quali nel retro portavano delle annotazioni anch’esse riportate nel libro, che ci fanno entrare nel suo spirito, nel suo grado di cultura e nei suoi intenti.
Una ricca appendice documentaria arricchisce il testo che ci mostra l’attività minuta di costruzione della collezione nei suoi vari passaggi. Un racconto vero e proprio che fa sì che il libro si muova tra il saggio storico e il romanzo e che rende ancor più piacevole la lettura.
L’allestimento delle opere di Bordonaro è sul modello dei grandi musei italiani, da cui trae ispirazione per sistemare e mostrare la sua collezione. La scelta della copertina mostra, anziché la galleria e la collezione, uno dei ritratti di Bordonaro sito nella sua villa. Un Bordonaro anziano al termine della sua esistenza, che lo mostra alla fine di un percorso esistenziale, come sapientemente descritto nel libro, nutrito e arricchito dall’arte.
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