Come si dice addio
- Autore: Federica Manzon
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2008
Federica Manzon in questo romanzo d’esordio ha scelto di ambientare la vicenda in Grecia ai giorni nostri. Un gruppo di giovani si ritrova a vivere insieme per alcuni mesi all’insegna di un progetto dell’Unione Europea che dovrebbe fungere da chissà quale trampolino di lancio verso nuove esperienze professionali ed umane. In realtà il luogo, gli abitanti e il progetto stesso si rivelano essere una delusione. I ragazzi trascorrono le giornate nell’inedia perché i tanto osannati corsi professionalizzanti non ci sono: di giorno in giorno aspettano che qualcuno degli organizzatori riveli loro il programma, sveli uno scopo per la loro presenza là, e di giorno in giorno fluttuano nel far nulla, senza riuscire ad attenuarlo con la ripetitività dei corsi di lingua che non sortiscono alcun risultato.
In realtà, pur amalgamati all’irresolutezza mediterranea, ci sono degli eventi che scandiscono il tempo del libro. Lo fanno nel modo scioccante di una telefonata o di una visita improvvisa, o con la fluidità dell’allacciarsi e dello sciogliersi dei rapporti. Nel primo caso marcano una cesura, segnano una linea oltre la quale le cose non saranno più come prima, e sono sempre eventi che rimbombano dall’Italia; nel secondo caso, i cambiamenti si percepiscono meno, strisciano sotto pelle mischiandosi con i lividi, si fondono sotto il sole accecante e diventano parte di quel paesaggio liquefatto nelle vampate di calore.
Il progetto dell’Unione Europea è stato un marchingegno narrativo che ha permesso alla Manzon di trascinare i personaggi fuori dal loro mondo e di metterli alle stretti con se stessi.
“Come si dice addio, in greco? Non ce l’hanno mai insegnato, eppure è l’unica parola che fin dall’inizio sapevamo ci sarebbe servita. Giacomo non ci ha salutato. Non gli importava niente, lui è stato l’unico a lavorare veramente e per questo si è salvato”.
Sebbene a volte le frasi brevi mi abbiano creato nella testa una ripetitività sonora che mi ha reso un po’ faticosa la lettura, la scrittrice sa ben descrivere le sfumature delle varie personalità. Mi è soprattutto piaciuta la sua capacità di sviscerare il bisogno di accettazione dei personaggi all’inizio del libro, ma anche quel vago senso di perdita che si sente fin dalle prime pagine e che si concretizza alla fine, quando due giovani si tuffano nel mare: una bella metafora che conclude, più che una vacanza, un periodo della vita.
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