Come un’onda improvvisa
- Autore: Linda Le
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
Ci ho pensato a lungo prima di decidermi per questo “attacco”, alla fine mi è sembrato il più sincero: il monologo che accompagna la famigerata “scena del burro” di “Ultimo tango a Parigi” è in realtà un uppercut bene assestato al mento dell’istituzione familiare. Mi è capitato di riandarci per libera associazione via via che procedevo con la lettura di “Come un’onda improvvisa” (Clichy, 2014), e non per caso. Esattamente come l’ultimo tango bertolucciano, questo di Linda Le è tra i romanzi più disincantati che vi possa capitare di leggere intorno alla famiglia e alle sue dinamiche, palesi e sottese, tenuto conto che è anche un romanzo sui sentimenti irrisolti che giocoforza si accompagnano alle prese di distanza e alle separazioni (comprese quelle da se stessi). Buttata appena in metafora, “Come un’onda improvvisa” è una vischiosa tela di ragno intessuta tra il detto e il non detto delle relazioni, un’escursione nel labirinto delle passioni congelate, tra il chiaroscuro dell’inespresso, del sottaciuto, dell’ambiguo, che segna i rapporti dentro e fuori l’alveo familiare.
L’autrice intrappola il lettore in un ipnotico succedersi di frangiflutti interiori, lo incatena in un gioco di specchi vetero-bergmaniano, lo impantana in una cambio continuo di prospettive che lo rende spettatore del gioco al massacro - in buona e mala fede - dei sentimenti.
La narrazione procede a passo lento ma è soltanto un’apparenza, in realtà “Come un’onda improvvisa” arde delle fiamme che conseguono alle intermittenze del cuore, agli sprazzi psicologici, ai sogni vissuti e non vissuti, alle sfide, agli slanci, agli odi, agli amori, al dolore, alla follia, che covano sotto la superficie apparente di ogni esistenza.
Quattro monologhi intimi, quattro diverse versioni di una vicenda divisa per quattro: il soliloquio di un uomo morto e sepolto che rimugina sugli errori di una vita, e quelli di sua moglie, della figlia e dell’amante (di lui), visioni parcellizzate di un fortilizio comunicativo in fondo inespugnabile, perché nella vita ciascuno parla la propria lingua e la parla da solo.
“Come un onda improvvisa” è dunque anche un romanzo sull’impossibilità di conoscere (l’altro) e di conoscersi fino in fondo, di penetrare i segreti che ci portiamo dentro. Un romanzo difficile da scrivere - ma forse anche soltanto da concepire - sulla sfida difficile di far quadrare i conti, di realizzare appieno la propria dimensione.
Linda Le è però una scrittrice capace e potente: con “Lettera al figlio che non avrò” (Barbès, 2011) aveva già provato a destituire di senso il senso “sacro” della maternità, con questo ultimo romanzo si avvicina - se possibile - più ancora al nervo scoperto dei lettori, minando dalle fondamenta l’istituzione-famiglia, e il bello è che ci riesce col passo inesorabile e crudele del gatto che si approssima alla preda. Il romanzo è stato finalista del prestigioso premio Goncourt.
Come un'onda improvvisa
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