Compagna luna
- Autore: Barbara Balzerani
- Genere: Politica ed economia
- Anno di pubblicazione: 2013
Gli anni di piombo sono nugoli di polvere sotto il tappeto della Repubblica. Il loro senso ultimo è, per lo più, mistificato perché elude il presupposto della guerra civile combattuta “di fatto” in Italia, dal sessantanove all’ottantadue del secolo scorso. Interpretare il fenomeno brigatista in ottica dietrologica/complottista (chi era il Grande Vecchio che reggeva le fila delle Brigate Rosse?) o - ancor più ridicolmente - psicanalitica (le azioni armate delle BR come espressione di personalità disturbate, narcistico-deliranti) significa mentire sapendo di mentire, disconoscere scientemente, cioè, il movente rivoluzionario della lotta armata, ridimensionarne la portata sociale e politica. Troppo comodo pensare che gli attori della “stagione di piombo” (estremo anelito di ribellismo anticapitalista prima dell’alienazione/assuefazione di massa post-Ottanta) siano riconducibili a nette categorie antinomiche di Bene e Male. E chi sarebbero (stati) questi agnelli sacrificali? Queste vittime innocenti del delirio bierre? I grigi politicanti corrotti della Nazione di Gladio e dei servizi deviati? Gli sceriffi dal mitra facile di via Fracchia, a Genova (quattro brigatisti trucidati quasi nel sonno, ma anni prima c’era stata Cascina Spiotta, dove moriva, uccisa a sangue freddo, Mara Cagol)? O forse gli zelanti burocrati della tortura di Stato, pratica grazia alla quale si è potuta smantellare, ipso facto, la “rete” logistica delle Brigate Rosse?
Non raccontiamoci frottole, piuttosto meditiamo (se ancora ci riesce) su queste parole dell’ex brigatista Barbara Balzerani: le trovate scritte tra pagina 121 e 122 di “Compagna luna” (nella fresca riedizione per DeriveApprodi nel 2013), uno dei libri-cardine per chi voglia riandare alla genesi e allo sviluppo della lotta armata senza pregiudizi, inquadrata da “dentro”, dall’ottica impietosa e lucidissima di una “irriducibile”:
“Nell’ossessiva reiterazione di formulette scaccia fantasmi con cui si liquidano le Brigate Rosse staccandole per lesa appartenenza al contesto di scontro sociale in cui sono nate e in cui sono morte, si assiste ad un fenomeno preoccupante di assenza di ogni filo di ragionamento (…) L’analisi del fenomeno indugia tra psicanalisi criminale, ricerche dietrologiche, intimismo massmediato, disconnessione delle relazioni di casualità, di tutto un po’, meno che la laicità di una riflessione critica non pregiudiziale. Ma che ci faceva in quell’Italia prospera e operosa, unita all’apogeo del consociativismo a sostegno di una democrazia sempre in pericolo, con il Partito Comunista e il sindacato più forti d’Europa, quella comunista (il riferimento è a se stessa, n.d.r.) che viveva in uno sputo di paese e militava in un’organizzazione di guerriglia come le Brigate Rosse?”.
Sarebbe bene che ne prendessero atto i benpensanti e i reazionari di ogni tipo e natura: l’Italia degli anni di piombo era tutt’altro che il migliore dei mondi possibili, l’eden democratico in cui un gruppuscolo di pazzi scatenati si è piccato di giocare, un giorno, agli indiani e cowboy. Tutti i proiettili esplosi, tutto il sangue versato - dall’una e dall’altra parte -, tutta la rabbia, la virulenza di una lotta, in fin dei conti, senza quartiere, discendono dal disegno sovversivo/imperialista di taluni, e dal desiderio resistenziale di tal’altri: è così che è andata per un decennio, in maniera più o meno subdola, la vicenda italiana. Ho letto buona parte di quel tanto che è stato scritto sugli anni di piombo e – credetemi - i libri di Barbara Balzerani sono quanto di più vicini alla verità dei fatti e alla letteratura possa trovarsi in circolazione. Volendo metterla sul piano della critica, la Balzerani si staglia sulla media saggistica, memorialistica, giornalistica e persino romanzata (sic!) sull’argomento, in forza della relazione dialettica fra i toni narrativi, dei ripetuti cambi di passo stilistici (il continuo passaggio dalla prima alla terza persona, a coniugare - una volta di più - pubblico e privato, oggettivizzando finanche la propria vicenda intima). I libri di Barbara Balzerani declinano in sfumature ontologiche i rivoli di una ferita sociale ancora aperta, capaci come sono di non sottrarre lo sguardo, di puntare, anzi, al cuore dei fatti dal lato peggiore. Sono capaci di pietas, di rabbia, di scavo interiore, qua e là anche di poesia (sorpresi?, anche i duri hanno un cuore, non ve l’avevano detto?).
Per queste e per svariate altre ragioni (prima fra tutte l’onestà del punto di vista) “Compagna luna” si conferma come un volume imprescindibile per la pubblicistica sulla Brigate Rosse. Se ne faccia una ragione chi, in buona o malafede, oltre che la sconfitta della storia, vorrebbe imporre agli ex combattenti per il comunismo l’onta ulteriore del silenzio.
Compagna luna
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