Condominio Belvedere
- Autore: Fabrizio Guiati
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Una palazzina di sei piani che ospita sei famiglie, non di più. Tutte persone perbene, insiste l’agente immobiliare, per non dire che c’è pure la suocera di Amedeo, la signora Florina. È il Condominio Belvedere (Nerosubianco, aprile 2022, 288 pagine), dell’omonimo romanzo di Fabrizio Guiati, pubblicato dalle Edizioni piemontesi Nerosubianco nella primavera dell’anno scorso.
Amedeo Taiugi e Delia comprano casa in centro a Rivoli. Una scelta obbligata per un nucleo familiare più numeroso del normale ai nostri giorni: due genitori e tre figli, Rebecca 10 anni, Lorenzo 8, Elio 5 e mezzo.
La luminosità è proporzionale allo spazio, 200 metri quadri, salotto mega, cucina altrettanto, tre ampie camere da letto, due bagni.
Eppure Amedeo sa che gli mancheranno il silenzio e il buio riposanti che li avvolgevano nel paesino, il mini-mondo in cui hanno vissuto finora. Ma la moglie è una donna dalle decisioni irrevocabili, sicché si dovrà fare andare bene il traffico asfissiante di Corso Susa e la vicinanza letale della suocera.
Poco importa che Delia ripeta che ora la mamma è tutta presa dalle sue cose e non darà fastidio, anzi potrà essere d’aiuto con i bambini! Non che non serva una mano in tal senso, soprattutto per contenere le paturnie della primogenita, che da quando sono nati i fratellini, da tesorino si è trasformata in un clone miniaturizzato di madre e nonna.
Una coppia come tante i Taiugi? Fate voi. Amedeo pieno di dubbi e ripensamenti, Delia sicura di sé e della regolarità cui attenersi sempre e dovunque.
Marito nostalgico della piccola casa-dolce-casa tra le villette a schiera, nella pace verde di un villaggio dei sogni nel Piemonte bucolico. Moglie sergente d’intendenza: impeccabile nella logistica, invasata della certezza del diritto di governare marito, casa e famiglia. Lui si abbandona spesso a fiumi di parole e ragionamenti un tanto al chilo, senza capo né coda, rifugge l’omologazione, evita di comportarsi come uno dei tanti. Lei si è sempre vantata di ritenersi “una normale” e di comportarsi come “una delle tante”. Nella sua famiglia tutti devono seguire la Norma, con la “N” maiuscola, se si sgarra, apriti cielo! Pubbliche virtù, innanzitutto: dentro le mura domestiche, si squagliano come neve al sole i sorrisi e il bon ton esibiti fuori casa, la gentilezza e l’amabilità ostentate.
Visto che siamo in vena di caratteri e presentazioni, mamma Florina Ciano è una donna sui settant’anni, divorziata da più di trenta, con l’esistenza distinta in due fasi. Nella prima, un’infanzia molto rigida, un’adolescenza regolare, fidanzamento, matrimonio, figlia, lavoro in una grande compagnia assicurativa, tutto scandito da ritmi costanti: un mese di ferie all’anno, amicizie collaudate e di rango, la figlia a scuola dalle suore, scoutismo, lezioni di tennis e pianoforte per entrambe, weekend da sciatori. La seconda fase si è avviata dopo il divorzio (cause ufficiali avvolte nella nebbia): Florina si è emancipata, riempiendo la propria vita con infiniti viaggi, amicizie e interessi: decoupage, pittura su vetro, piscina, yoga, reiki, meditazione, perfino il kendo, l’arte marziale giapponese con bastoni e spade.
Al terzo piano abitano le anziane sorelle Blanchet, Amalia, iraconda col mondo intero e Rinalda, accondiscendente proforma, per salvare le apparenze. Ricche ereditariamente, ma non troppo, rappresentano a pieno titolo la borghesia locale. A Rivoli, il concetto di classe sociale non contempla più la sfera economica, è una “condizione dell’anima e degli atteggiamenti”.
La più giovane, reduce dal matrimonio fallito a sessant’anni che l’ha lasciata a pezzi, ha chiesto alla maggiore di convivere quando ancora Amalia, nubile e passati i settanta, si dedicava all’amore clandestino col sindaco di un paesino e alla bella vita, settimane bianche, ristoranti e vacanze. Rinalda stira, cucina, sfacchina, è l’inquilino perfetto per condividere lo stesso tetto.
All’ultimo piano c’è Diego, il dottor Mandelli, medico in una struttura d’accoglienza per disagiati psichici. Quarantenne silenzioso, compunto, educato, disponibile, timido. Vive solo, non ha mai ospiti e osserva-spia quello che accade intorno, con telecamere e monitor installati dal proprietario precedente che non si è sognato di rimuovere. Intercetta pezzi di vita altrui.
Al quinto, l’ottantaseienne professore di letteratura in pensione Salvadori vive con tre gatti, una moglie mezzo cinese con meno della metà dei suoi anni, ammirata e avvicinata nel ristorante cinese “La Grande Muraglia” e una colf rumena quarantenne che informa tutti sugli affari di tutto il vicinato.
Infine l’ingegner Dirhò, uomo garbato e a modo di mezza età, alto e magro, capelli a spazzola, lenti spesse da vista. Sposato, un figlio maschio e una femmina adolescenti, esempio di famiglia riuscita, almeno a guardarla dall’esterno, perché qualcosina della disistima della moglie traspare.
Sono le pedine di un microcosmo rivolese di Corso Susa e dintorni, che creano dinamiche di vita, di relazioni, pettegolezzi e circostanze che sfumano in generi letterari d’azione e movimento, anche situazioni giallo, nere, mistery. Chi ha commentato il romanzo sul blog di Fabrizio Guiati ha messo in risalto la bella prosa di uno scrittore d’avventura, mascherata spesso d’altro, redatta con tanta lena e con mano leggera, per quante idee voglia seguire e sviluppare. Possiamo aggiungere che il periodare è simpaticamente alluvionale, ma non richiede fatica al lettore.
A proposito di Fabrizio Guiati (1971), è cresciuto a Torino in quartieri operai, ha cominciato a scrivere precocemente (nel 1978, al più 1979) e alla passione per le lettere affianca nel 1987 quella per chitarra (autodidatta), “secondo strumento di comunicazione per importanza”. Perito agrario, ha fatto mille lavori. Solo dal 2000 ha cominciato a pubblicare i due romanzi precedenti e l’esperimento Parole in disordine (2016), poesia e immagini.
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