Corpi solubili
- Autore: Mario De Santis
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2023
Mario De Santis, intellettuale di punta, scrittore oltre che poeta, giornalista e firma autorevole di testate note, in questa silloge algida e, a tratti, cupa, dominata da ciò che uno psicologo definirebbe depressione, Il male oscuro di Giuseppe Berto, intitolata Corpi solubili (Samuele Editore, pp.102, 2023) ritaglia la poesia nel puro fatto biologico, dunque medita sull’estinzione di qualunque cosa, sulla non appartenenza, la morte. Così sembra, ma riserva una sorpresa finale.
Inizia raccontando la pausa pranzo degli operai di una cartiera, riporta le loro immagini indietro nel tempo di millenni:
erano statue degli scavi / di Pompei, cantavano, muti e gemelli / di salme laviche, [...] Prima di ogni istante è già accaduto di morire, / ma non è mai completo il modo, in un tempo ritardato / della pausa-produzione, è un’ora troppo lunga o larga, stilla / traversa il cosmo cava in allucinazione.
Così accade per tutto, dagli eventi macroscopici della Storia, la guerra nei Balcani degli anni Novanta, gli eccidi a Sarajevo, la solitudine e le perdite generate dall’attuale Covid 19, con l’enumerazione puntigliosa di Brufen, antibiotici e altro, le guerre varie, i profughi dal Sahara, fino all’evento microscopico, il cadavere di una donna sconosciuta in un giardino di rose, della cui morte non si conosce la causa. La ragazza che le passa accanto si è appena lasciata con il partner; nel vederla comprende l’affinità tra l’abbandono e la scomparsa finale.
È poesia povera e stracciata, in senso metaforico. Il poeta pone in esergo il dialogo di Samuel Beckett:
Vladimiro: “Avresti dovuto essere un poeta”
Estragone: “Lo sono stato. (indica i propri cenci) si vede, no?”
(Samuel Beckett, “Aspettando Godot”, Atto I)
La sorpresa, e la novità, sta nella pace del dissolvimento, della solubilità cosmica come fine accettato.
è già notte / è la luce del risveglio di tutti: ma è solo quella divorata / e che ci ha resi invisibili, ma che più di tutti si adora.
Può restare ciò che si dissolve? De Santis porta il lettore dentro la fisica quantistica, nella possibilità del multiverso, degli universi multipli paralleli. Quanto è dissolto qui può trovare una controparte in altre dimensioni. Il fisico Hawking lavorava intorno a tale ipotesi prima della sua scomparsa.
L’occasione di questo approdo inatteso che contraddice il nulla, per l’autore è una sua fotografia di prima elementare, insieme ai compagni di classe di allora. Dove sono quei bambini? Sono fotografati e non sono. E dov’è lui stesso oggi? Che cosa è il tempo? È reale o irreale? Può esservi un tempo ripetuto?
L’ultima poesia è non finita, appositamente, quasi a suggerire infinite possibilità di percorso, tutte ugualmente valide.
Il futuro è mistero, ma poi ecco il verso conclusivo del libro, tristemente profetico:
E adesso tutto ricomincerà, nel 1915.
Anno di guerra mondiale. Un mondo, un’era sta morendo, diluita nella frammentazione dell’io. E degli imperi. Come allora.
Auguriamo a tutti la pace.
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