Potrà sembrarvi incredibile, ma alcuni libri che oggi riteniamo classici della letteratura italiana e mondiale, a loro tempo, erano stati rifiutati dagli editori a cui erano stati sottoposti i manoscritti.
Com’è possibile? Certo, non tutti gli editori possono essere lungimiranti allo stesso modo. Famosa, in questo senso, è la risposta che Peter J. Bentley della casa editrice Bentley & Son diede a Herman Melville quando propose il suo Moby Dick:
"Per sapere: deve proprio essere una balena? [...] Noi suggeriremmo un antagonista dall’immagine più popolare tra i giovani lettori. Per esempio, il capitano non potrebbe essere in lotta con la propria depravazione verso giovani e, potenzialmente voluttuose, signorine?"
Come anticipato sul nostro profilo Instagram, non si tratta solo di questo: per un editore rifiutare un libro non significa per forza non reputare valido il testo che ha tra le mani. A volte, per esempio, le circostanze storiche e la censura possono imporre determinati rifiuti, mentre altre volte il no è dovuto al semplice fatto che non tutti i libri sono adatti a tutte le case editrici (o a tutte le collane) — ragionando per estremi, se Iperborea rifiutasse un romanzo inedito di Roberto Bolaño o di Emmanuel Carrère non lo farebbe perché letterariamente e editorialmente cieca, ma perché si tratta di una casa editrice che pubblica esclusivamente testi nordici. Altre volte ancora, la colpa può essere del tempismo: una casa editrice potrebbe bocciare un volume anche semplicemente perché la sua pubblicazione si sovrapporrebbe a qualcosa di troppo simile già in programma nello stesso periodo.
Abbiamo già parlato troppo: ecco alcuni tra i più celebri rifiuti editoriali della storia.
Classici: alcuni grandi libri rifiutati dagli editori
- Dalla parte di Swann, Marcel Proust
Il primo volume di Alla ricerca del tempo perduto fu pubblicato in pochissime copie e le spese per la stampa furono sostenute da Proust in persona. Il dattiloscritto era stato sottoposto a due editori, Fasquelle e NRF (fondata da Gaston Gallimard e André Gide, cui Proust non sta particolarmente simpatico: lo ritiene dilettante e snob): entrambe lo rifiutarono, con il sospetto da parte dell’autore che il plico non fosse nemmeno stato aperto. Il rifiuto non sarà l’ultimo: anche Humblot, direttore della casa editrice Ollendorff, bocciò seccamente il romanzo, non riuscendo a capacitarsi di come "un tizio possa impiegare ben 30 pagine per descrivere come si giri e rigiri nel letto".
Quando Proust pubblicherà a sue spese il romanzo (questa volta, con certezza, senza che l’editore nemmeno lo aprisse), Gide si rese conto dell’errore e implorò Proust di pubblicare con Gallimard i successivi volumi dell’opera.
Se volete approfondire la storia dei rifiuti di Proust, vi segnaliamo l’articolo "Panorama" (13 novembre 2013) da cui abbiamo tratto la citazione.
- Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Gli studenti di editoria mi perdoneranno: si tratta di un caso arcinoto, che ormai ci esce dalle orecchie. Eppure, non tutti sanno che Il Gattopardo è stato rifiutato non una, ma ben due volte. Com’è possibile? Serve inquadrare il rifiuto nel contesto storico e editoriale di riferimento: in pieno boom economico, Giuseppe Tomasi di Lampedusa è un principe siciliano, coltissimo, solitario e totalmente estraneo al panorama editoriale e intellettuale. Il suo romanzo viene proposto prima a Mondadori e poi a Einaudi: in Mondadori viene rifiutato dai dirigenti editoriali (più che da Vittorini); in Einaudi a bocciarlo è Vittorini stesso, direttore della collana dei “Gettoni”. Sia chiaro, per Vittorini il giudizio sul romanzo non è un giudizio positivo (considera Il Gattopardo un’opera prolissa, squilibrata e prenovecentesca), ma il suo rifiuto non è dovuto a queste caratteristiche: il libro non ha niente a che fare con quella che è l’impostazione della collana per cui è stato proposto, che ha un impianto ben più sperimentale.
Siete curiosi di leggere l’intera lettera scritta da Vittorini a Tomasi di Lampedusa? La trovate sul sito Feltrinelli.
- Gente di Dublino, James Joyce
Quando Joyce presentò la sua raccolta di racconti a svariati editori, il responso che ricevette fu unanime: serviva che l’autore apportasse alcuni ritocchi, per attenuare l’immagine complessiva di Dublino che emergeva dai testi, per eliminare un’offesa alla famiglia reale o riferimenti a luoghi e famiglie esistenti. L’eccesso di realismo e autenticità di personaggi umani e in fuga da una città paralizzante e squallida inquietava gli editori tanto che tra il 1905 e il 1914 James Joyce ricevette ben 18 rifiuti da 15 case editrici diverse.
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- Lolita, Nabokov
Un romanzo scabroso e scandaloso: l’unico modo per pubblicare Lolita, secondo gli editori, era quello di operare tagli e censure. Nonostante alcuni rifiuti, il romanzo fu pubblicato nel 1955 a Parigi (in lingua inglese, da una casa editrice nota per la propria produzione erotica), ma fu presto messo al bando. Pubblicato negli Stati Uniti a tre anni di distanza, Lolita vendette centomila copie in meno di un mese.
- Fiesta, Hemingway
Prima di essere pubblicato a New York nel 1926 e a Londra l’anno successivo, nel 1925 Fiesta fu rifiutato da Moberley Luger della casa editrice Peacock & Peacock. Secondo il giudizio di Luger, il libro era "noioso e offensivo al tempo stesso". Con la stessa schiettezza che riconosce nello stile dell’autore, la lettera di rifiuto continua:"Lei sicuramente è un "vero uomo", non è così? Non sarei sorpresa di scoprire che ha scritto tutta la storia chiuso dentro a un club, con il pennino in una mano e un bicchiere di brandy nell’altra".
Il testo della lettera in lingua originale è stato riportato anche dal "Telegraph".
- Se questo è un uomo, Primo Levi
Altra storia piuttosto nota è quella del rifiuto di Se questo è un uomo di Primo Levi. Nonostante il giudizio positivo di Natalia Ginzburg, nel 1947 il romanzo viene bocciato in casa Einaudi, in particolare per il parere avverso di Cesare Pavese. A pubblicarlo sarà una piccola casa editrice torinese, la De Silva, che lo stamperà in 2500 copie. Non contenta, Einaudi rifiuterà nuovamente il romanzo nel 1952. Solo nel 1958 Se questo è un uomo entrerà a far parte del catalogo einaudiano, diventando un vero e proprio classico.
Perché Se questo è un uomo era stato rifiutato? Probabilmente, perché confuso con la massa di materiale memorialistico sovrabbondante dopo le atrocità del conflitto e perché sottovalutato. A questo si aggiunge la sua netta differenza rispetto alla produzione neorealista, dovuta in particolare allo stile aulico dell’opera.
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- La fattoria degli animali, George Orwell
La casa editrice Faber & Faber (rappresentata niente meno da T.S. Eliot) rifiutò il romanzo La fattoria degli animali, pur concordando sul fatto che fosse "un notevole scritto", poiché non condivideva il punto di vista con cui Orwell criticava la situazione politica dell’epoca, e in particolare la sua posizione nei confronti dell’Unione Sovietica. Ancora una volta, il contesto storico si rivela fondamentale: la Seconda guerra mondiale è ancora in corso e la situazione particolarmente delicata."Sono molto dispiaciuto, perché chiunque pubblicherà questo romanzo avrà naturalmente l’opportunità di pubblicare i suoi lavori futuri: e ho molta considerazione per i suoi lavori, perché lei è un esempio di scrittura di fondamentale integrità".
Il testo della lettera in lingua originale è disponibile sul sito della British Library e accessibile a tutti.
© Orwell Archive, UCL Library Special Collections.
- L’amante di Lady Chatterley, David Herbert Lawrence
"Per il tuo bene, non pubblicare questo libro": il rifiuto del romanzo di D.H. Lawrence è stato lapidario, ma, se vogliamo, lungimirante. Pubblicato per la prima volta a Firenze nel 1928 (in lingua inglese), il romanzo venne presto messo al bando per oscenità e processato. Le sue descrizioni fin troppo esplicite (edulcorate nella prima traduzione italiana, nel 1945, tanto da tradurre "to fuck" con "baciare") erano considerate "tali da tendere a depravare e corrompere le persone". Solo nel 1960 il romanzo poté tornare in circolazione: in soli due anni raggiunse 2 milioni di copie vendute.
- Diario, Anna Frank
Non uno ma quindici furono gli editori che rifiutarono, per motivazioni diverse, le memorie che Anna Frank aveva affidato al suo diario. Non solo: la prima casa editrice che finalmente accettò di pubblicare il Diario censurò ben 25 passaggi del manoscritto e ne ampliò altri a scopi didascalici. Le modifiche furono approvate dal padre Otto, che era già intervenuto notevolmente sul testo, eliminando i passaggi contenenti le critiche di Anna a sua madre e le sue riflessioni riguardo alla sessualità e al ruolo della donna nella società.
- La campana di vetro, Sylvia Plath
"Deludente, infantile e troppo elaborato": questo il giudizio della casa editrice Eugen F. Saxton Fellowship del romanzo di Sylvia Plath. Dalla Alfred A. Knopf, invece, non si limitarono a rifiutare La campana di vetro, sia quando fu presentato sotto pseudonimo sia quando si scoprì che la sua autrice era una poetessa affermata, ma nelle lettere di rifiuto l’editore continuò ostinatamente a sbagliare il nome della scrittrice."Miss Play, [...], forse, ora che si è disfatta di questo libro, la prossima volta userà il suo talento più efficacemente. Dubito che a qualcuno mai venga in mente di leggere questo libro, quindi potrebbe avere una seconda possibilità".
Anche in questo caso, è possibile trovare il testo della lettera in lingua originale sul "Telegraph".
- Il signore delle mosche, William Golding
Poco ci è dato sapere sui numerosi rifiuti ricevuti da William Golding per il suo romanzo (inizialmente intitolato Strangers from Within). Sembra che siano stati in più di venti a bocciare quello che sarebbe diventato un successo mondiale, allontanando dal proprio catalogo il futuro premio Nobel.
Libri rifiutati di scrittori contemporanei
Anche la storia editoriale più recente offre una casistica di esempi curiosi legati alle opere di autori noti e amatissimi dal pubblico. Qualche esempio? A essere rifiutati nel corso degli anni sono stati anche:
- Stephen King: tra i tanti rifiuti ricevuti da King, il più clamoroso è quello di Carrie, dovuto al fatto che "i racconti di fantascienza con utopie negative non vendono".
- Mario Puzo: Il padrino è stato rifiutato da grandi editori italiani con le più svariate motivazioni: è volgare, crudo, violento, grossolano e "Puzo" è un cognome "impresentabile".
- Carlos Ruiz Zafòn: pare che secondo alcuni editori L’ombra del vento avrebbe potuto vendere solo tre copie.
- Andrea Camilleri: Il corso delle cose, primo romanzo di Andrea Camilleri, aspettò dieci anni di attese e rifiuti prima di essere pubblicato.
- Susanna Tamaro: con le sue prime due opere (Illimitz e Falco) Tamaro riceve ben 26 rifiuti in dieci anni.
- J.K. Rowling: i fan di Harry Potter ringraziano che la storia del libro non sia stata ostacolata dalle decine di rifiuti ricevuti dalla sua autrice. Fu la figlia del presidente della casa editrice Bloomsbury a convincerlo a pubblicare Harry Potter e la pietra filosofale.
Libri rifiutati e pubblicati dopo la morte dei loro autori
Non tutte le pubblicazioni finalmente ottenute segnano una svolta positiva nella vita degli autori, ma è più volte accaduto che rivalutazioni e improvvise conferme di pubblicazione siano arrivate troppo tardi. È il caso del già citato Giuseppe Tomasi di Lampedusa, morto senza sapere che il suo romanzo sarebbe stato edito per Feltrinelli, e di Goliarda Sapienza (L’arte della gioia, inizialmente rifiutato, sarà pubblicato solo postumo). Ma è anche il caso che accomuna la sorte ben più tragica di John Kennedy Toole (il suo celebre romanzo Una banda di idioti fu pubblicato solo grazie alla madre, a diversi anni dalla sua morte) e di Guido Morselli, che dopo anni di tentativi e insistenze si suiciderà prima di vedere le sue opere pubblicate.
📚 Se volete approfondire questo argomento per quanto riguarda la storia dell’editoria italiana, vi lasciamo con un ultimo consiglio di lettura: Siamo spiacenti. Controstoria dell’editoria italiana attraverso i rifiuti di Gian Carlo Ferretti (Mondadori, 2012).
Siamo spiacenti. Controstoria dell'editoria italiana attraverso i rifiuti dal 1925 ad oggi
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I grandi romanzi classici rifiutati dagli editori
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