Da Port Arthur a Port Arthur. La guerra incompiuta e il riscatto sovietico in Estremo Oriente
- Autore: Giorgio Scotoni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Una guerra remota in Manciuria, uno scontro lontano mezzo mondo nello spazio e 120 anni nel tempo, tra l’Impero zarista e il Sol Levante da poco in via di modernizzazione. Eppure il conflitto russo-giapponese del 1904-05 rimase inascoltato, pur avendo dimostrato tanto sull’uso di nuove armi e tattiche di fanteria, che si ripeteranno nella prima guerra mondiale, di lì a un decennio, rinnovando su scala enormemente più grande la fatale capacità d’infliggere gravi perdite. Ecco subito - rispettando la sequenza cronologica dei fatti e degli argomenti affrontati nel volume - una delle ragioni d’interesse di un saggio storico del professor Giorgio Scotoni, Da Porth Arthur a Porth Arthur. La guerra incompiuta e il riscatto sovietico in Estremo Oriente, pubblicato da IBN Editore, Istituto Bibliografico Napoleone (Roma, ottobre 2022, 318 pagine) nella collana Pagine Militari, con numerose illustrazioni, foto e cartine anche a colori.
Dal 1905, con la caduta della roccaforte in Manciuria e la rivoluzione bolscevica, la Russia dei Romanov perse gran parte dell’affaccio sul Pacifico. Quarant’anni dopo, sferrando il colpo di grazia al Giappone nell’agosto 1945 e dilagando dal confine siberiano verso Vladivostok, Stalin riportò gli stivali dell’Armata Rossa nei territori perduti.
Scotoni, laureato a Bologna, insegna dal 2007 storia russa e culturologia a Voronezh e a Mosca. Autore di un centinaio di articoli, relazioni e pubblicazioni sul primo e secondo conflitto mondiale, coautore di documentari bilingue sulla guerra nel fronte tedesco-sovietico, ha dedicato alla Campagna dell’ARMIR tre studi in italiano e uno in russo. Nel 2014, con Il nemico fidato ha vinto il primo premio al XII concorso “Alpini Sempre”, a Ponzone.
Facciamo tesoro della competenza dell’autore e affrontiamo il suo lavoro. Per un verso si potrebbe chiosare il titolo con efficacia storica diretta: “da Porth Arthur a Vladivostock”. Quell’intero quarantennio, dopo aver parlato agli studiosi e ai militari, inascoltato o meno, ha un’altra lezione da impartire ai politici e ai lettori interessati.
Di certo, non è sfuggita allo storico Virgilio Ilari, che nella prefazione sottolinea la rilevanza per l’Occidente di quanto accaduto là in fondo nel pianeta, per quanto invece sia stato trascurato, negletto da una visione ciecamente “EuroAtlantica”, che assorbe completamente l’attenzione storico-politico-diplomatica.
L’autore fa presente che hanno concorso a provocare questa miopia certi condizionamenti tanto culturali che ideologici (l’idea della nostra centralità e superiorità tecnico-morale e il disinteresse per l’eurasiatismo).
Concorrono inoltre recenti esigenze propagandistiche:
Minimizzare e ridicolizzare l’asse sino-russo per non demoralizzare il fronte interno.
Dunque, come sottolinea ancora Ilari, il saggio di Giorgio Scotoni, massimo specialista italiano di storia militare russo-sovietica e della sua complessa interazione con la nostra, ricostruisce il riscatto sovietico della sconfitta zarista in Estremo Oriente, dando un contributo fondamentale alla comprensione del rapporto russo-cinese e del conflitto globale in corso.
La guerra russo-giapponese del 1905 è considerata suggestivamente la World War Zero del Novecento (la guerra mondiale iniziale), originata dall’Entente Cordiale, l’alleanza tra Francia e Russia. Questo vale per il conflitto di oltre un secolo fa, ma pensiamo - allargando la prospettiva temporale - anche a un tema che sfugge fatalmente a noi occidentali, per quanto sia davanti ai nostri occhi, Scotoni lo mette in evidenza quando premette che varie ricerche di global history enfatizzano la “determinante asiatica” dei conflitti contemporanei, evidenziando l’importanza della fascia costiera dell’Estremo oriente e della regione del Pacifico nella genesi delle rivalità europee. Chi parla di World War Zero vede nella guerra russo-giapponese l’origine del 1914, ma è significativo che gli studi più innovativi sulle dinamiche Europa-Asia siano francesi e russi. Da angolazioni differenti, evidenziano l’interdipendenza tra due estremi, Occidentale-Atlantico e Orientale-Pacifico, con cardine sulla sponda asiatica “come spazio geopolitico”.
Il lavoro muove da qui, per accertare l’influenza della rivalità nippo-sovietica tra le due guerre mondiali sulla politica orientale di Mosca, il “vettore asiatico”, da cui è derivata “l’edificazione socialista nell’Estremo Oriente”.
Lo studio è centrato sul confronto strategico tra URSS e Giappone, la cosiddetta guerra incompiuta e saggia approcci opposti.
Diversi i momenti chiave del quarantennio. Nel 1904, il Giappone, dando una svolta bellica ai contrasti per prevalere nell’area e forte del nullaosta di Gran Bretagna e USA, attaccò senza dichiarazione di guerra la flotta zarista a Port Arthur (8 febbraio), poi assediata da terra. I nipponici passarono di vittoria in vittoria, compresa la battaglia navale di Tsushima, che annientò le unità russe giunte attraverso l’Atlantico e l’Oceano Indiano. Col trattato di Portsmouth, la Russia cedette basi, territori e riconobbe l’influenza giapponese in Corea.
Dopo la Rivoluzione del 1917, Vladivostock venne persa e ripresa dai bolscevichi. La tensione rimase alta e con l’espansionismo di Tokio dal 1931 si verificarono scontri in Mongolia e Manciuria. L’URSS dette appoggio politico e militare alla Cina, invasa nel 1937 dalle armate nipponiche.
L’8 agosto 1945, a patto nippo-sovietico di non aggressione ancora in vigore, Stalin attaccò da tutti i confini con forze schiaccianti. Le ostilità cessarono con la resa del Giappone agli alleati il successivo 2 settembre.
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