Dell’inverno e le sue cicatrici
- Autore: Sveva Bonura
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2022
Nelle notti di inverno, soprattutto, come accade alla poetessa Sveva Bonura, se ci si sveglia da un sonno pesante si "vedono" ricordi antichi, ma siamo in preda a mille angosce contemporanee, dall’aver chiuso bene la porta di casa, di aver dimenticato il gatto fuori con tutto il freddo che c’è.
Sveva Bonura si nutre per i suoi versi delle domeniche, così ha modo di vedere il padre in pigiama, per constatare che non è più l’uomo che poi sposò sua madre, ma un signore grassoccio che gioca teneramente coi suoi bambini.
Questi quadri bucolici, l’autrice li può solo immaginare, perché lei è già finita in inferno, alla maniera di Ungaretti, che sembrerebbe uno dei tanti poeti che lei ama, insieme a Leopardi. D’altronde quando ha scritto le poesie raccolte in Dell’inverno e le sue cicatrici (A&B editore, 2022) Bonura era ancora una liceale, quindi avere già un abbozzo di stile ha del miracoloso (chi scrive ancora non crede all’età anagrafica di chi ha scritto poesie così profonde e alcune disperatissime. Esistono più Sveva Bonura o ce n’è solo una?)
Oltre che i frammenti di Ungaretti, le poesie di Sveva ricordano gli haiku giapponesi.
Eccone una dal titolo Mare d’inizio:
Ridi delle mie cicatrici / possiedo un mare / profondo più delle parole / ti farò annegare / e finalmente / toccherai le radici.
Come si può constatare poesie brevissime, spesso molto diverse.
Bonura è una ragazza più audace delle sue coetanee. Dimostra di avere più anni o è geneticamente predisposta a essere malinconica e sensuale.
Una sensualità umbratile, di chi non si piace molto allo specchio, ma questa consapevolezza non le pesa, perché sa che il mondo maschile non è stato mai così "variegato" come negli ultimi anni. Il bullo da strada... che non deve chiedere mai è in estinzione o meglio, forse c’è ancora, ma chi vuole fare la figuraccia per dire che gli uomini sono superiori alle donne?
Un’altra brevissima poesia della Bonura si intitola Nasciamo spezzati e dice:
Noi osservatori / È la condanna dell’amante / vivere con occhi / di sognatore.
Non sembra proprio un componimento di una diciottenne, ma chiaramente di quella età lì noi non ricordiamo molto. Ma non possiamo sempre spiegare le differenze con noi che non avevamo il cellulare, voi invece, ne avete, a volte più d’uno, perché le emozioni e i primi amori sono gli stessi. Piuttosto una sorta di ottusità giovanile non dipende dalle relazioni interpersonali, ma da un uso piuttosto massiccio di droghe sintetiche.
C’è anche in questa giovane autrice un disprezzo di sé che viene continuamente celato anche da altri ragazzi e ragazze che non riescono a esprimersi con versi. Una certa indegnità morale che proviene dall’avere fatto pochi sacrifici nella vita, senza aver bisogno di espatriare se non per scelta, di avere i soldi dei genitori per diventare dei "mantenuti", ma in realtà tutto questo pesa da morire.
Nella poesia titolata Ho incontrato la libertà scrive:
Nel pericolo d’esser felici / ha trovato il dolore / Nella ricerca della sofferenza / ha trovato la libertà
Troppo difficile vivere / dentro l’amore d’altri / Troppo facile crescere / fuori da se stessi / Sguardi orfani, i nostri / che si vergognano / di stare al mondo.
Tutto questo dolore che portano come pietre nelle bisacce, convinti di aver corrotto il mondo con le loro pretese, il cellulare cambiato ogni quattro mesi, gli hamburger nei panini, uno sciupio di carta e plastica sempre per qualsiasi cosa, soprattutto per gli alimenti e le bevande.
In realtà il mondo lo hanno trovato già corrotto, già rovinato quando loro non c’erano proprio, negli anni Settanta dello scorso secolo arrivarono libertà, bar doveva poteva entrare chiunque, molto sesso tra persone che non conoscevano nemmeno i loro nomi, poco interessati. La spinta ecologica è arrivata da poco, dopo aver sperimentato un caldo asfissiante, pochissima acqua, piogge inesistenti.
Ma l’indegnità morale passa anche per come si relazionano con gli altri, in famiglia e con gli amici.
Dell'inverno e le sue cicatrici
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