I modi di organizzare una società e i lori presupposti filosofici. Complici sia un trend di crescita, un po’ ovunque, dei consensi della destra, sia lo scontro elettorale, si sta assistendo - come da decenni non capitava – a un aspro dibattito sui modi alternativi di organizzazione della società.
Per provare a fare chiarezza nella diatriba, in estrema sintesi, si può schematizzare la querelle evidenziando tre archetipi politici:
- quello borghese, che mette al centro l’individuo e l’iniziativa privata come motore di efficienza economica;
- quello riformista, che sottolinea piuttosto l’equità;
- quello di destra, incentrato su una congerie di valori distillati dalla tradizione.
Questi tre approcci sono i rami ultimi i cui fusti sono di tipo filosofico.
Destra e Sinistra: una polarizzazione filosofica
I primi due approcci, l’idea borghese e quella riformista, per prassi chiamiamo quest’ultima “Sinistra”, si rifanno a una stessa concezione, quella della razionalità della storia: vi sarebbe un processo, chiamato “Dialettica”, tendente a cancellare le incoerenze; dal punto di vista borghese, questo processo è piuttosto data da una forma idealista di progresso, mentre nell’habitat della sinistra, la dinamica è comandata dalle forze di produzione.
Il padre fondatore di entrambi gli approcci è Hegel: la versione materialista della Dialettica si basa sui lavori degli immanentisti, o sinistra hegeliana, in particolare dei marxisti. In ogni caso, il comune denominatore di questi approcci è il concetto di razionalità, di calcolo, di inferenza, che parte già da Cartesio e diventa politicamente dominante con la rivoluzione borghese della Francia.
Le opere di riferimento per l’ideologia della Destra
La visione di Destra nega, invece, l’assunto di razionalità a favore di quello di Forma, cioè di un principio unificatore, un termine universale che rende simili anche i diversi, originando lo spazio infinito della nazione.
Le tre opere che costituiscono la base dei presupposti della destra hanno visto la luce in un lasso temporale tutto sommato ristretto, che va dal 1918 al 1932.
Si tratta di:
- Tramonto dell’Occidente di Spengler (1918),
- Essere e Tempo di Heidegger (1927)
- L’operaio. Dominio e forma di Ernst Jünger (1932).
Sono tre libri fondamentali per il pensiero conservatore e, per quanto più qui ci interessa, esplicitano il concetto di Forma che l’ideologia di destra contrappone a quello di Dialettica, come detto tipico del pensiero borghese e di quello di sinistra.
Per “Forma” si intende l’essenza delle cose, una relazione che determina un ordine che permane nel tempo.
La forma si distingue dalla materia nel senso che, come dice Kant nella Logica, la materia del concetto è l’oggetto, la forma di esso è l’universalità.
Il richiamo a una universalità, a un ordine di relazioni è colto bene dalla parola tedesca Gestalt, la cui radice rimanda all’idea di dare una struttura, un significato.
“L’operaio. Dominio e forma” di Ernst Jünger: una rilettura
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Delle tre opere citate come caposaldi della filosofia della destra, forse la più esplicita nell’introdurre il concetto di Forma è quella di Jünger; questi – che ha attraversato tutto il “secolo breve”, essendo nato in Germania nel 1895 e morto nel 1998 – ha avuto una vita romanzesca, soprattutto durante la Prima guerra mondiale cui ha partecipato come volontario rimanendo ferito molte volte.
Dopo avere riportato gravi lesioni in un’offensiva nel 1918, venne insignito della superiore decorazione Pour le Mérite. Nel dopoguerra assunse posizioni nazionaliste, di supporto a una concezione elitaria della storia, che innervano tutta la sua opera di scrittore.
Ecco come si esprime Jünger ne L’Operaio. Dominio e forma (Guanda, 2020, trad. Quirino Principe), in relazione al concetto di Forma:
“Nella Forma è racchiuso il tutto che comprende più che non la somma delle proprie parti”.
Nel solco dei pensatori citati, la Forma è un universale, un immutabile, l’essenza del tutto: per sua natura la Forma appartiene più al passato, alla tradizione, che non al futuro, alla dinamica. Chi attribuisce maggiore peso alla Forma rispetto alla Dialettica sarà naturalmente volto al passato, non si riconoscerà nel progresso, nella razionalità scientifica (la terra è piatta e i vaccini fanno male), nelle inusitate forme di famiglia (la famiglia è costituita da genitori di sesso diverso), nell’internazionalismo (un territorio, un popolo, una patria).
Nella prefazione all’edizione Guanda del 2020, Quirino Principe riporta dei passaggi di un’intervista di Jünger del 1978 in cui egli chiarisce che:
“Non sono hegeliano, poiché non sono amico del progresso… lo sviluppo è nell’universo, ma l’universo non si sviluppa”.
È la più chiara attestazione che il pensiero che fa perno sulla Forma, alla base delle ideologie di destra, essendo cronicamente volto all’indietro non crede nel progresso, nella modernità, tutta tesa, invece, a estendere in ogni campo il concetto di razionalità, trasfondendolo nella logica capitalistica del calcolo economico e del mercato.
Jünger non condivide l’assioma alla base del pensiero economico-borghese, secondo cui la massimizzazione dell’utilità dei singoli implica l’ottimo della nazione; egli ritiene che vi sia un coacervo di interessi sopraindividuali che afferiscono alla Nazione e che, in molti casi, devono dominare gli interessi privati. Questi ultimi non si pongono, neppure, come limite a quelli:
“Nell’età borghese tutto si è liquefatto in idee, concetti o meri fenomeni e i due poli di questo liquido spazio sono stati la ragione e il sentimento… ma il borghese non appartiene al mondo delle forme e perciò il tempo lo divora anche se egli si adorna con la corona del principe o con la porpora del condottiero”.
Recensione del libro
L’operaio
di Ernst Jünger
Chi vivrà la Forma si disporrà per una sorta di sovra-individualità.
Il manifestarsi di un uomo nuovo, di un ultra-uomo, che interpreti in tal modo la Forma produrrà il “Destino della Forma” che, come ci rammenta il sotto-titolo del libro, è il “Dominio”.
Questo avviene tramite l’azione dell’operaio, come antagonista del borghese, che tramite il lavoro utilizzante la tecnica, cambia gli assetti della società:
“La tecnica è il modo e la maniera in cui la Forma dell’operaio mobilità il mondo… la tecnica, ossia la mobilitazione del mondo attuata dalla forma dell’operaio, in quanto distruttrice di ogni fede in generale è anche la più decisa forma anticristiana che mai sia entrata in scena”.
Questo processo di mobilitazione, di modifica del mondo - che dispiega l’operaio tramite la tecnica - lo rende pronto alla parusia della Forma: il tempo della borghesia è così concluso.
Neppure è pensabile, dice Jünger, che tale processo sia arrestabile:
“La tecnica ha un suo proprio corso che l’uomo non ha la capacità di bloccare ad arbitrio quando il livello dei mezzi gli sembra sufficiente. Ogni problema tecnico suggerisce la propria soluzione e non può esistere stabilità nei mezzi della tecnica prima che tale soluzione sia intervenuta”.
Notate la somiglianza tra la predizione, proveniente “da destra” di Jünger, basata sull’agire dell’operaio tramite la tecnica, e quella di Marx, riveniente “da sinistra”, dello sviluppo delle forze produttive che implica il manifestarsi di un’incoerenza nel capitalismo che lo conduce al tramonto.
La polarità Destra e Sinistra: Marx e Jünger
In conclusione, la polarità di Destra e Sinistra, anche come prassi di governo, scende direttamente dalle radici filosofiche: “Forma-tradizione-essere” per la prima, “Dialettica-progresso-divenire” per la seconda; queste eredità culturali sono in grado di spiegare anche le diverse ricette politiche proposte.
In sostanza, la visione di destra interpreta la razionalità come una forma di secolarizzazione del potere dello Stato, con il suo sradicamento dalla Forma tradizionale; questo avrebbe privato la modernità del suo orientamento spirituale, rendendola mero calcolo.
Al contrario, sia la società organizzata in senso borghese che quella ispirata ai valori della sinistra, rifuggono la metafisica della destra, tacciata di avere radici nel pensiero magico, in favore di un approccio razionalista basato sul perno logico causa-effetto.
In particolare, nell’opera di Jünger è anche presente un punto di contatto con il pensiero marxiano: il necessario avvento di una società di ordine superiore rispetto a quella borghese, creata dall’egoismo individualista basato sulla sicurezza come valore supremo; ma in Jünger, come in tutto il pensiero di destra, la soluzione non è collocata in avanti ma all’indietro, con un ritorno al passato, alla mai esistita età dell’oro di un’aristocrazia basata sulla cultura e sulla spada, scevra da ogni calcolo economico e morale.
La Storia:
“… ha per protagonista il tipo umano attivo, il quale si serve delle forme della costruzione organica, e in particolare dell’ordine cavalleresco e religioso”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Che cosa sono Destra e Sinistra? Riflessioni (ri)leggendo “L’operaio. Dominio e forma” di Ernst Jünger
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