Diario di un delicato
- Autore: Pierre Drieu la Rochelle
- Categoria: Narrativa Straniera
“Cerco continuamente la solitudine per consegnarmi alla paura. La paura è sempre stata con me. Da bambino mi sono gettato, appena cosciente, nell’abitudine profonda della solitudine. Ma allora non avevo paura, così almeno mi sembra. Mi fermavo per lunghi momenti e ascoltavo il silenzio. La mia attenzione era viva, briosa, mi dava il senso di un crimine squisito, di un furtarello ingegnoso, di un bel tiro: rubavo la gloria intima al mondo. Ora è diverso. La solitudine diventa paura, e la paura angoscia. Per un nonnulla un’angoscia improvvisa mi afferra, come se mi chiudessi lentamente la porta su un dito; sono io che chiudo la porta. Cerco questa angoscia. Più procedo nei giorni e più so che le cause immediate che scelgo per l’angoscia sono assurde, risibili: raccogliere nella carne la parola di un nemico, non sentire più il piacere di pensare, avere paura di morire vecchio. Pretesti.“
Pubblicato su di una rivista nel 1944, un anno prima di morire suicida, Diario di un delicato riassume le riflessioni e il dramma esistenziale di quest’autore non conosciuto da molti e tratteggiato con queste belle parole dallo scrittore Stenio Solinas nel libro - Compagni di solitudine, che qui riporto:
un normanno alto, biondo, stempiato, la sigaretta sempre nell’angolo della bocca e raffinato nel vestire...
Chi è Pierre Drieu La Rochelle?
Romanziere, drammaturgo, saggista francese, Drieu La Rochelle è un inquieto autore del Novecento, dall’ animo sconfitto, disilluso e per molti biografi un grande scrittore mancato. Nato a Parigi in una famiglia borghese rovinata da debiti e litigi, Drieu studia alla École Libre des Sciences Politiques (Libera scuola di scienze politiche) e nel 1914 parte per il fronte. L’esperienza traumatizzante della Prima guerra mondiale lo segnerà per il resto della sua vita. Sposerà donne molto ricche e ne dilapiderà i patrimoni fra viaggi, divertimenti e lussi ma sarà sempre molto amato fino all’ultimo dei suoi giorni. Saranno le sue donne, infatti, ad essere richieste espressamente da Drieu nel biglietto con le indicazioni per il suo funerale: nessuna sepoltura religiosa, niente preti, niente uomini. Politicamente fu attratto inizialmente dal comunismo, mostrandosi favorevole ad un’Europa forte: l’Europa per Drieu era un valore assoluto. Un valore minacciato dall’imperialismo russo e da quello americano, dalla decadenza materiale e spirituale dovuta alle divisioni nazionalistiche dei popoli. Secondo Drieu esisteva una sola possibilità di salvezza: gli Stati Uniti d’Europa, la federazione delle nazioni europee, il solo modo di "difendere l’Europa da se stessa e dagli altri gruppi umani” era costruire un impero europeo. Ma a seguito di un viaggio effettuato in Germania, Drieu viene sedotto dal nazifascismo: l’ideologia fascista significò per lui il socialismo riformista, l’unica possibilità di riscattare l’Europa dalla sua decadenza. Durante la Francia di Vichy si schiera a favore di una politica di collaborazione con la Germania, egli spera nella istituzione della "Internazionale fascista". Con la liberazione di Parigi nel 1944 e con lo scatenarsi della caccia ai collaborazionisti, aiutato dalla ex moglie e da alcuni amici è costretto a nascondersi. Nel marzo del 1945, si suicida davanti ad un libro religioso l’Upanishad, perché la sua idea di morte era quella di un passaggio sacro.
Nel 2012, Drieu La Rochelle entra come autore nella "Bibliothèque de la Pléiade", una delle più prestigiose del mondo. La figura di Drieu La Rochelle è una delle più affascinanti, non solo della letteratura francese, ma di tutto il Novecento. Apprezzato e ammirato dagli scrittori dell’epoca, si narra di come nel 1932, invitato a Buenos Aires per una serie di conferenze per la rivista Sur, prestigiosa per le firme internazionali importanti come Lorca, Sartre, Camus, Woolf, Joyce, Drieu amasse fare lunghe passeggiate notturne lungo la strada principale della città argentina con un giovane Borges, con il quale entrò subito in sintonia e con il quale si instaurò una profonda amicizia.
Diario di un delicato
Diario di un delicato è un libro difficile e complesso, che racchiude non solo il racconto di un’aspirata solitudine nel rapporto amoroso con Jeanne, la donna amata e che in quel momento rappresenta la vita stessa, ma anche i pensieri e gli aforismi sulla religiosità, alla quale lo scrittore si era dedicato più intensamente nell’ultima fase della sua esistenza.
Pagine ricche di un pathos esistenziale, con le personali riflessioni sul sentimento di decadenza dell’esistenza umana sempre più acuto, doloroso e totale che lo trascinava senza tregua nel suo pessimismo eroico, in quell’impedimento consapevole del non arrendersi che era dovuto non solo alla sua coscienza intellettuale ma anche al suo carattere tutt’altro che decadente.
“Il ruolo degli intellettuali, di un certo tipo di essi almeno, è di andare al di là dell’avvenimento, tentare sorti rischiose, sperimentare i percorsi della Storia. Se si sbagliano nell’immediato, non fa niente. Hanno assicurato un compito necessario, essere altrove rispetto alla massa. Avanti, dietro, di fianco, non importa: ma altrove.“
Uno scrittore dall’estetismo elegante, un libertino, segnato interiormente dalla lettura di Nietzsche e da un carattere fortemente eroico continuamente diviso fra il culto del superuomo e l’autoannullamento. Un invito a scoprirlo!
Diario di un delicato
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