Diario fotografico di un alpino sul Don
- Autore: Pasquale Grignaschi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Giovani e necessariamente in buona condizione fisica i militari italiani “spediti” ottant’anni fa sul fronte orientale europeo, un teatro di guerra tremendamente ostile.
Erano tutti ventenni e le loro vite non tornano più.
Cantavano i soldati, graduati e ufficiali del contingente alpino inviato da Mussolini a combattere e morire nella steppa russa, poi nelle marce di trasferimento e nei gulag, anche in Siberia. Servono libri come questo per ricordarli, si legge in quarta di copertina ed è la commovente, drammatica verità legata a questo piccolo grande volumetto, 12x16 cm, fittamente illustrato con le foto in bianconero scattate dallo stesso autore. A vent’anni dalla morte di Pasquale Grignaschi, Diario fotografico di un Alpino sul Don. Vita quotidiana durante la campagna di Russia 1942 al 1943 (Interlinea Edizioni, Novara, 2023, collana Passo, 158 pagine) è la riedizione di una pubblicazione precedente, apparsa nel luglio 2000, sempre per i tipi del marchio editoriale piemontese.
Grignaschi, in guerra ufficiale subalterno del quarto Battaglione Genio Alpino della Divisione Cuneense, dedicò il suo lavoro ai dieci ufficiali e cinquecento sottufficiali e genieri del suo reparto caduti nella Campagna di Russia, affrontata contro un nemico irriducibile e in condizioni atmosferiche proibitive. Pretese dai militari italiani il più pesante tributo dell’intero secondo conflitto mondiale, in morti, dispersi, feriti e congelati.
Novarese, il tenente comandava il III Plotone della 124a Compagnia. Al rientro dall’Albania, aveva ricevuto dal padre un’eccellente fotocamera Zeiss Ikon, con obiettivo 1/35. Dodici fotografie per rullino, nel formato 6x6. “Se tutto fosse andato per il giusto verso”, avrebbero testimoniato a futura memoria le vicissitudini affrontate nella guerra dell’Italia a fianco dell’alleato tedesco.
Era sul fronte del Don, a metà dicembre 1942, quando approfittò del rientro in Italia per esami di un collega tenente e fece recapitare alla madre, a Novara, dieci rullini già impressionati. Altri scatti, una ventina, le avrebbe realizzati durante il ripiegamento del Corpo d’Armata Alpino dallo schieramento sul Don ai pressi di Gomel, dove i superstiti si radunarono.
Tutto è rimasto in un cassetto per cinquant’anni, finché l’anziano reduce, riesaminando le fotografie, riordinate cronologicamente grazie ai brevissimi appunti che si era impegnato ad annotare in un’agendina tascabile, si è reso conto che non rappresentavano un semplice ricordo personale, ma potevano rivestire interesse anche per altri. Documentavano la vita quotidiana di un piccolo reparto alpino “nell’immensità di una natura e di un evento”, di cui si è parlato tanto, ma si è compreso poco.
Faticosamente riorganizzate dopo il rientro dal fronte orientale, le note contengono probabili imprecisioni su luoghi, tempi e qualche considerazione errata, per via dell’emotività dei momenti.
L’autore lo riconosce, ma il significato storico documentale resta intatto: non a caso Mario Rigoni Stern ha voluto presentare il libro con un testo introduttivo. Tanto l’edizione del 2000 che questa, ovviamente, si avvalgono quindi della prefazione del Sergente nella neve, reduce alpino e scrittore di guerra e di montagna.
Sul fronte russo, ha imperversato la guerra forse più drammatica di tutta la nostra storia, scrive Rigoni Stern (Asiago, 1921-2008). Nell’estate del 1941 ebbero inizio le operazioni di un contingente autotrasportabile (un eufemismo: i camion non bastavano per tutti e spesso toccava camminare).
Era il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (Csir), formato dalle Divisioni Pasubio, Torino e Celere, più servizi del Genio, autoreparti, ospedali, intendenza, per un totale di 62mila uomini. Già nell’inverno, Hitler prospettò l’attacco al Caucaso, una grande marcia verso il Medio Oriente e l’Egitto e manifestò di accogliere con favore gli alpini italiani nel fronte russo sud. Così, nonostante il parere contrario del comandante del Csir gen. Messe, lo Stato Maggiore aggiunse il Corpo d’Armata Alpino con le Divisioni Tridentina, Julia e Cuneense, le Divisioni di fanteria Sforzesca, Ravenna e Vicenza, più sei squadriglie aeree, una legione croata, raggruppamenti di camicie nere e servizi. Si venne a costituire l’Armata Italiana in Russia (Armir): 229mila uomini, con 25mila quadrupedi e 16.700 automezzi. L’inverno 1943 punì l’azzardo: 89.838 caduti e dispersi, 43.282 feriti e congelati. Quasi tutto l’armamento perduto.
Dagli archivi del KGB russo, finalmente desecretati, si è appreso che 48.957 italiani entrarono nei campi di concentramento, fino in Siberia e nell’Asia centrale. Si direbbe che per ognuno di loro sia stata scritta la storia:
dei morti e dei vivi. Aspettiamo di conoscerla, noi che siamo sopravvissuti e i familiari che del loro congiunto sanno solo ’disperso’.
Grignaschi si augurava di poter suscitare alcune delle emozioni indimenticabili vissute durante la campagna di Russia, sicuro che l’avrebbero accompagnato fino al giorno in cui sarebbe stato chiamato a riunirsi con i tanti amici, rimasti per sempre giovani, nel 1943. Meno fortunati, erano “andati avanti”, come dicono gli alpini.
In calce al volumetto, un altro distico significativo:
Non avrei creduto, se non ne fossi stato testimone, che la resistenza, la pervicacia, il valore, l’abnegazione umana potessero giungere a tanto.
Diario fotografico di un alpino sul Don. Ediz. illustrata
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