Dido, operetta pop
- Autore: Beatrice Monroy
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Avagliano
- Anno di pubblicazione: 2015
Sin dalla copertina del libro Beatrice Monroy rivela la carica dissacrante nei confronti della mitologia classica, che fa da sfondo alla intera cultura occidentale del suo nuovo romanzo “Dido, operetta pop” (Avagliano, 2015). Diversissimo dal precedente pubblicato dall’autrice nel 2013 e che le valse la candidatura al Premio Strega, questo insolito romanzo ha come protagonisti Didone, la sfortunata regina di Cartagine, immortalata da Virgilio e poi da Dante nell’Inferno, e il pio Enea, il nostro progenitore, fuggito da Troia in fiamme con padre sulle spalle e figlio per mano.
In realtà i due sono totalmente trasfigurati e diventano i personaggi di una fantastica ricostruzione letteraria che mette insieme leggenda e realtà, passato lontano e presente attualissimo, in un colto e raffinato caleidoscopio in cui le immagini si scompongono e ricompongono in una sorta di viaggio tra la memoria di una passato, glorioso e mitizzato, ed un presente sempre più difficile e contraddittorio.
I brevi capitoli del libro sono preceduti tutti da appropriate citazioni di Proust, Emily Dickinson, Pasolini, Elena Ferrante, Ingeborg Bachman, Sylvia Plath, Yourcenar, Elias Canetti, Krishna e numerosi altri, tanto per dimostrare come lo sguardo dell’autrice abbracci tutti i campi e tutte le letterature, nella sua ricostruzione “pop” del mito di Didone abbandonata, dopo aver tradito la memoria del marito Sicheo ed essersi volontariamente gettata nelle braccia di Enea, qui diventato un dandy superficiale e poco virile, con il piccolo Ascanio sempre in mezzo a disturbare l’idillio con la regina Elissa/Didone che, incoraggiata dalla intraprendente sorella Anna, vorrebbe un nuovo compagno per il regno appena conquistato dopo aver abbandonato il suo, usurpato dal cognato.
Il romanzo è molto difficile da riassumere, pieno come è di imprevedibili colpi di scena, con la comparsa di personaggi improbabili quanto simili ai peggiori figuri della nostra attuale vita politica, in un ripensamento delle figure che da sempre occupano la scena politica delle nostre società: Mercurio, Venere, Giunone, si mescolano con i barconi degli immigrati che sbarcano sulle coste siciliane, le parole di “O sole mio” si alternano a citazioni dei grandi filosofi dell’antichità, fino alla imprevedibile conclusione della storia, seguita da una colta antologia delle fonti delle quali Monroy si è servita: apprendiamo allora, dopo una lunga citazione tratta da L’isola di Arturo di Elsa Morante, che Mercurio è il dio della scrittura, “il messaggero dell’inconscio”, che Tanit è la dea fenicia di cui Dido è una forma, che Didone ha trafugato da Tiro il segreto fondamentale per la sua economia, la Porpora.
Dido, operetta pop è un viaggio esotico nel passato non sempre così noto e nel presente non tutto così ben decodificato. La scrittura di Beatrice Monroy è piena di citazioni in dialetto siciliano, in latino, in napoletano, in inglese, per raccontare a tutti noi contemporanei quanto il Mediterraneo sia vasto e pieno di culture che l’hanno attraversato nei millenni trascorsi, che devono imparare a convivere di nuovo, come lo fecero in passato malgrado i tanti ostacoli.
“Per questo ti ho fatto sbarcare sulle coste della Libia, a Cartagine, perché come me tu provassi cosa significa amare senza averne il coraggio e fingessi di convincerti , come avevano convinto me, che l’amore per la Città può scaldare il cuore più dell’amore per una donna”. (Maurizio Bettini)
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