Dolce casa
- Autore: Wendy Erskine
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2021
La tradizione letteraria delle short stories in lingua inglese è ricca di nomi e di capolavori. Leggendo i brevi fulminanti racconti, “spiazzanti” sono stati definiti, di Wendy Erskine, ambientati a Belfast, la travagliata città irlandese, non ho potuto non pensare ai racconti celebri della raccolta di James Joyce, Gente di Dublino, su cui tutti ci siamo cimentati.
Se avete voglia di leggere racconti di Wendy Erskine, è in libreria dal 31 marzo 2021 per la casa editrice Atlantide la raccolta Dolce casa, con la traduzione di Federica Bigotti.
I tempi delle storie raccontate sono la peculiarità della scrittura di Wendy Erskine: presente e passato, prima e dopo, intervalli di tempo mentale, caratterizzano molti dei racconti che mettono in scena personaggi insoliti, problematici, sofferenti, irrisolti. Su tutto sembra dominare una cappa grigia di solitudine, di sofferenza, di incomunicabilità.
Mo è una ragazza che ha faticosamente aperto un salone di estetista, curato nell’arredamento e molto cool, ma un sasso le devasta la vetrina: c’è un racket di mafiosi che chiede il pizzo, anche se siamo in Irlanda.
Kim Kassells è una donna vistosa, ancora giovane, madre di Lauren. La ragazza è amica di Kath, e le due teenagers assistono ai continui cambi di partner della esuberante Kim. L’ultimo, Stuart, ha almeno quindici anni meno di lei, e finisce a letto con Lauren, che non se ne fa alcun problema, mentre Kath tenta anche lei di introdursi in questo triangolo malsano.
Molto intenso il racconto che dà il titolo alla raccolta, Dolce Casa: una coppia di architetti, Susan, molto dotata e intraprendente, e Gavin, sono sposati da molti anni, ma la loro vita di coppia è stata devastata dalla perdita della loro bambina. Ora si trascinano in un rapporto usurato e tutto quello che avviene attorno a loro sembra perdere i contorni. Bucky viene a tenere in ordine il giardino, mentre la sua compagna Emma, con il loro bambino Carl, fa le pulizie in casa. Gavin si affeziona al piccolo Carl e i genitori che lavorano accettano questa rassicurante presenza: i cartoni, i libri, Carl sta volentieri con Gavin fino a uno sfortunato pomeriggio. Il dramma è alle porte e condurrà tutti i personaggi coinvolti a una brusca rottura dei loro rapporti, una sorta di epifania, per citare ancora Joyce.
Il ritratto che mi è sembrato il più riuscito è quello della maestra Olga McClure. Insegna da sempre in una scuola elementare di appena otto classi, si rifiuta di aggiornare i propri metodi didattici, non accende il computer, gira la manovella ossessivamente per temperare una matita. Quando compare Cormac, un volontario ben piantato che fa giocare i bambini che lo seguono con entusiasmo, lei, solitaria e nevrotica, si sente coinvolta dalla sua esuberanza. Naturalmente nel passato della donna c’è stato un episodio scabroso, grave, che l’ha segnata, e che la scrittrice con una tecnica narrativa di qualità racconta contemporaneamente al presente: Olga, che ha solo la compagnia del cane a cui non ha dato neppure un nome, verrà privata anche della presenza dell’uomo che non ha una fidanzata e su cui aveva proiettato forse una speranza. Finale perturbante.
Anche Barry, commesso in un grande negozio di catena dove apre scatoloni e fa inventari, ha vissuto in passato un episodio che ne ha cambiato la percezione della realtà: accusato ingiustamente di un crimine che non ha commesso, ha subito l’ostilità e la violenza dell’intera comunità a cui ha dovuto sottrarsi. È brava Wendy Erskine nella descrizione di dettagli infinitamente piccoli, di particolari apparentemente insignificanti, che risultano densi di grandi significati simbolici.
“Lo squarcio di quindici centimetri sul vinile del divano è stato fatto con una lama, e chiunque ne sia responsabile ha scavato con una mano nella gomma piuma per portarsene via un pezzo considerevole come souvenir”
Questo è l’incipit del racconto intitolato Ultima Cena, che ne anticipa lo squallore, il senso di decadenza, di ferimento, la violenza fisica e morale che si manifesterà nelle ultime righe della storia. Un quadro della vita nella capitale dell’Irlanda del Nord, una città europea di confine, poco nota a noi, terribilmente uguale nelle dinamiche sociali a ogni altra grande città contemporanea.
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