Don Giovanni in Sicilia
- Autore: Vitaliano Brancati
Vitaliano Brancati (1907-1954) è stato uno degli autori più importanti del Novecento. Nato a Pachino, in provincia di Siracusa, è diventato famoso per aver scritto alcuni romanzi, come il "Bell’Antonio" e "Paolo il caldo", con i quali è riuscito a descrivere con profondità ed acutezza i tratti psicologici di alcuni uomini siciliani degli anni Trenta.
Don Giovanni in Sicilia narra la storia di Giovanni Percolla, uno scapolo quarantenne che vive con tre sorelle che lo servono e lo adorano.
La vita di Giovanni si divide fra lunghe dormite pomeridiane e conversazioni con gli amici che hanno per oggetto un unico argomento: le donne.
Il titolo del romanzo è ironico e un’amara ironia permea tutta la narrazione; infatti, il protagonista non è affatto un "Don Giovanni", ossia un conquistatore. Al contrario, arriva alla soglia dei quarant’anni senza mai riuscire ad instaurare un rapporto significativo con una donna:
"Dobbiamo dirlo chiaramente? Giovanni Percolla, a trentasei anni, non aveva baciato una signorina per bene... Non aveva scritto né ricevuto una lettera d’amore, e ricevitore del telefono non gli aveva mai accarezzato l’orecchio con le parole amor mio..."
Il protagonista riesce solo a parlare di donne, ma è totalmente inetto quando deve passare all’azione. Fa persino fatica ad iniziare una conversazione con Ninetta, che poi diventerà sua sposa, nonostante sappia di piacerle. Le sue difficoltà ben presto si trasformano in disprezzo verso l’essere femminile:
"Giovanni diventava sempre più entusiasta del piacere che dà la donna... ma delle donne in particolare cominciava ad avere una bassa opinione".
La pochezza di spirito dei personaggi tratteggiati da Brancati viene particolarmente evidenziata quando Giovanni si reca a Roma con i suoi amici per concludere un affare. I tre scapoli non si fermano un minuto a contemplare i monumenti o le opere d’arte; essere a Roma e non parlare di Roma è quasi impossibile per una persona dotata di un minimo di sensibilità estetica ed artistica. Ma non è così per Giovanni e i suoi compagni:
"Li si vide tutti e tre in ogni punto di Roma, ove non fossero quadri e monumenti, e invece fossero donne..."
Giovanni torna a casa e continua a consumare i pomeriggi nel letto, complice anche l’atmosfera siciliana, che sembra essere lenta e monotona. Non ha interessi, non ha sogni, ed è solo capace di esclamare versi come "Uhhhh" quando vede una bella donna. Tali versi richiamano alla mente qualcosa di indecifrabile e sembrano riemergere dalla parte più buia della personalità umana, dove ancora si annidano istinti profondi, inconoscibili e triviali.
Dopo il matrimonio Giovanni si trasferisce a Milano, ma anche qui la sua pochezza di spirito viene messa in risalto dal confronto fra lui e alcuni intellettuali del tempo che frequentano la sua casa. Ninetta, la sua sposa, è infatti di buona famiglia e ha molto conoscenze nel "bel mondo". Tuttavia, Giovanni, durante questi incontri culturali, non è in grado di sostenere una conversazione appropriata.
Nonostante i tentativi di cambiamento e di adattarsi ai ritmi di Milano, la città dell’azione per eccellenza, Giovanni, durante una vacanza in Sicilia con la moglie, scopre di non essere affatto diverso da prima. Il suo io soccombe ancora una volta all’inazione siciliana; infatti, non appena entra in casa, Giovanni si sente subito attratto dagli antichi odori (per sua ammissione sgradevoli), ma soprattutto da quel letto dove ha trascorso buona parte della sua giovinezza. Il protagonista, quindi, non si salva da se stesso, ma viene inevitabilmente risucchiato da quel vortice di passività senza senso che da sempre ha contraddistinto la sua vita.
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