Donne guerriere. Le grandi condottiere che hanno cambiato la storia
- Autore: Matteo Liberti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2023
Pallade Atena, dea greca della guerra, della saggezza e della strategia; l’icena (britanna) Boudicca; la poucelle Giovanna d’Arco e tante altre europee; l’africana Nzinga del XVII secolo; le sorelle vietnamite Trung, che combattevano sugli elefanti duemila anni fa; la samurai Tomoe Gozen; la sudamericana Anita Garibaldi.
Sono tra le protagoniste del racconto al femminile del mito e soprattutto della realtà, realizzato da Matteo Liberti nel volume Donne guerriere. Le grandi condottiere che hanno cambiato la storia, pubblicato ad aprile da Newton Compton.
Protagoniste del lavoro del giornalista e storico romano sono donne di tutti i tempi e di ogni dove, eroine dell’immaginario e sovrane autentiche, guide carismatiche dei loro popoli, strateghe, vincitrici sui campi di battaglia e sui tavoli decisionali alla pari degli uomini e spesso anche di più.
Guerriere leggendarie e combattenti effettive, dalle mitiche amazzoni dell’Ellade a quelle vere dell’addestratissimo corpo d’elite del Regno del Dahomey nel Benin, trecento anni fa e dalle aviatrici russe del 1941-45 alle soldatesse curde contro l’Isis.
Cinque in tutto i capitoli del libro: I: donne ai vertici nell’antichità; II: nel Medioevo; III: nel Rinascimento; IV: nell’età moderna e contemporanea; V: alla testa di bande, brigate, unità femminili, dove agire in gruppo moltiplica le qualità e le forze.
In ciascuno, le storie dettagliate, una per una, gruppo per gruppo, di tante figure capaci di fare quanto i corrispettivi maschili, quando non di metterli in ombra.
Prima ancora di occuparsene, Liberti ha dovuto sanare un’ingiustizia e operare un recupero. Ha riscattato la loro memoria dall’oblio nel quale sono state relegate per secoli, secondo una visione della storia al virile e una lettura di genere (singolare maschile) delle epoche e dei fatti.
Dall’alba dei tempi umani, fa notare, accanto alle imprese dei grandi condottieri noti a tutti, sono state sempre registrate con minore risalto le gesta di un grande numero di combattenti donne, pronte a imbracciare le armi e a spendersi per difendere la propria terra, gente, famiglia o sé stesse, vendicare un torto subito, anche cambiare la società. Diversamente dai maschi, raramente hanno agito invece per desiderio di conquista o per smania di potere.
Sui campi di battaglia, hanno dovuto affrontare in moltissimi casi tanto gli eserciti avversari quanto le convenzioni sociali, che le avrebbero volute limitarsi alle faccende domestiche, non occuparsi delle “cose da maschi”, tanto meno delle guerre.
Non a caso, per essere protagoniste, molte sono state costrette a travisarsi da uomini, a indossare abiti maschili. All’opposto, altre hanno ostentato la propria femminilità, con orgoglio, anche provocatoriamente e talune hanno fatto entrambe le cose, rivelando solo al momento opportuno la propria identità.
In tutti i casi, le imprese delle donne non erano meno degne di quelle dei più celebri eroi, sebbene i cronisti abbiano preferito soffermarsi quasi sempre sulle gesta maschili, specialmente quando le protagoniste hanno inflitto sonore sconfitte al sesso forte.
Con rare eccezioni, questa latente misoginia storiografica ha contrassegnato tutta la nostra storia almeno fino al XX secolo, allorché nuovi filoni di ricerca hanno iniziato a riconsegnare alle donne combattenti d’ogni epoca i loro giusti meriti e la dignità del racconto delle loro storie, mentre in parallelo la società civile cominciava a ovviare alle secolari sperequazioni che riguardavano il mondo femminile in termini di diritti.
L’autore si è prefisso perciò di dare voce a una serie di donne guerriere di cui si è spesso parlato in modo limitato o inadatto, diffondendo peraltro particolari pruriginosi presunti o sensazionalistici, a scapito della verità delle vicende. Si tratta di Atena, delle Amazzoni, delle Valchirie, fino ad arrivare a figure storiche come la leader icena e, tra le altre, Caterina Sforza e Giovanna d’Arco.
Molte sono ignote. Chi conosceva finora le gesta di eroine nazionali del Vietnam? Della guerriera del Sol Levante? Di Théroigne de Méricourt nella rivoluzione francese? Di Nadežda Andreevna Durova, cavallerizza russa che sfidò Napoleone; di Antonia Masanello, patriota che si batté tra i Mille di Garibaldi; dell’apache Lozen; delle “Streghe della notte”, aviatrici sovietiche incubo dei nazisti? Sino ad arrivare alle soldatesse curde del terzo millennio.
Partendo dal mito e risalendo fino ad oggi, ecco tante donne che si sono affermate non dietro qualche grande uomo, semmai davanti, per di più con le armi in pugno. L’intento, spiega Liberti, è di offrire contenuti utili a completare le parti della Storia, belliche e non solo, in cui il ruolo delle donne è stato tanto evidente quanto trascurato.
Matteo Liberti è nato a Roma nel 1977, laureato in storia contemporanea nell’Università La Sapienza, con master successivo in storia e storiografia multimediale. Giornalista e divulgatore storico, dirige il periodico mensile InStoria, rivista online di storia e informazione, che ha fondato nel 2005.
Dal 2008 collabora con il magazine Focus Storia e altre testate analoghe. Per Newton Compton ha pubblicato in precedenza Storia segreta dei pirati.
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