Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola
- Autore: Anna Berra
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2021
Dracula di Bram Stoker è un film barocco, barocco fino al midollo. Questo è forse il primo dei suoi punti di forza: il barocchismo ne amplifica l’aura di perdizione (in primo luogo sentimentale) che permea la pellicola. Diretto da Francis Ford Coppola nel 1992, ha rivisitato il topos vampiresco in declinazione neo-gotica, poco stereotipata e quindi di gran classe. Rispetto alla filmografia vampirica antecedente, Coppola compie cioè un prodigio assoluto: asseconda in modo a-pedissequo il romanzo originale (Dracula), amplificandone il contenuto, a partire dalla decadenza romantica di Dracula, un Gary Oldman superlativo. Nonostante l’aura satura di cupezza, Dracula di Bram Stoker trascende il genere horror in senso stretto, attestandosi su coordinate dark-sentimentali non regimentate: rispetto ai canoni perbenisti dell’epoca (vittoriana), divergenti al punto da epicizzare, attraverso l’amor fou, la tragicità.
Come scrive Anna Berra nel suo saggio uscito per la collana “I migliori film della nostra vita” di Gremese, Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola (2021):
“Molto dell’ambientazione e dell’atmosfera del castello di Dracula, e anche del legame amoroso tra Mina e il Conte, è ispirato alla fiaba della bella e la Bestia. Il castello della Bestia […] è lugubre e surreale quanto quello di Dracula. Inoltre la repulsione e l’attrazione tra i due protagonisti e l’amore che vince tutte le avversità sono temi che ricorrono anche nella versione di Coppola”. (pag. 23)
Incistato com’è all’interno della dicotomia freudiana Eros/Thanatos, il Dracula di Bram Stoker è forse l’ultimo vero capolavoro di Francis Ford Coppola, a cominciare dall’incipit immaginifico che rivela il passaggio ontologico di Vlad: da principe guerriero contro i musulmani a vampiro immortale. La licenza narrativa, rispetto al romanzo, non è fine a se stessa: raggiunta da un falso messaggio che le annuncia la morte dello sposo, l’amata Elisabetta (nel film Winona Ryder, anche nel ruolo di Mina) si toglie la vita, e a seguito di questo enorme dolore Vlad si perde, votandosi al Male.
Ancora Anna Bera, a pagina 26 del suo saggio:
“La differenza sostanziale riguarda infatti l’identità di Dracula. Nel film gli si costruisce un passato basandosi su fatti storici e non, rendendolo così, umano: lui è vissuto e continua a vivere anche da non-morto in ragione dell’antico amore terreno che ancora ricerca e per il quale attraversa il tempo e lo spazio […] Nel film il genere gotico horror è profondamente attenuato dal lato romantico della vicenda e Dracula non è più percepito come un mostro assetato soltanto di sangue ma acquista l’emblematicità del diverso, e del perseguitato”.
In felice continuità con il taglio della collana, questo Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola ripercorre genesi, lavorazione e sviluppi del film, approfondendone la sinossi (attraverso una minuziosa disamina del plot), lo scavo sui personaggi e gli aspetti meta-cinematografici cui rimandano. Riccamente illustrato con foto a colori, il libro si correda anche di una densa postfazione di Enrico Giacovelli (“Per favore, mordimi sul collo”).
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