’E cunti ’e Capajanca
- Autore: Margherita Savastano
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
In ’E cunti ’e Capajanca (Marotta e Cafiero, 2014), Margherita Savastano ci regala una piccola raccolta di racconti dove sono la magia e la leggenda ad essere le protagoniste di una città come Napoli. Capajanca è un ramingo, un uomo senza passato né futuro che regala le sue storie agli avventori della pizzeria dell’Angelo, situata nella zona storica della città.
I suoi racconti ammaliano gli studenti e coloro che si ritrovano in quel luogo per mangiare e per lasciarsi catturare dai racconti intensi e significativi dell’uomo.
Attraverso le sue parole, cariche di malinconia e di passione, gli ascoltatori conosceranno artisti, naviganti, strani saggi che vivranno vicissitudini apparentemente straordinarie, davanti alle quali è difficile assumere un atteggiamento razionale.
I racconti di Capajanca sono un omaggio alla città di Napoli, sono una manifestazione di amore, di coraggio, di rispetto. Margherita Savastano scrive per omaggiare la sua città e per mettere ancora una volta in evidenza l’aspetto più incantato, magico e fascinoso sia per i napoletani stessi sia per chi viene dall’esterno.
Napoli è una città che raccoglie in sé aspetti misteriosi, sacri e profani, che non smette mai di sorprendere. E’ una città che si ama e si odia, che però non si tira indietro perché è sempre piena di vita e di foga. Capajanca con il suo carattere introverso per quanto riguarda se stesso, per il suo atteggiamento un po’ brusco e solitario, rappresenta il tramite tra la gente e il mondo nascosto che custodisce la città.
Ciò che lui racconta sono tante leggende, storielle, raccontategli da amici o da parenti che riporta, a suo dire, fedelmente. Storie in cui emergono l’amore per l’arte, l’innamoramento, la fiducia e soprattutto i desideri. Strana figura quella del saggio cinese che comprava desideri e che sostiene che se non hai più desideri non hai neanche più sogni. Proprio su questo concetto sembra fondarsi l’intero libro. In fondo Capajanca non fa che regalare sogni, raccontare immaginazioni e visioni che rendono l’identità di Napoli ancora più lucente e ammaliante.
Tra i suoi vicoli risalgono gli odori e i sapori del passato e della memoria e la voce del suo emissario cerca in tutti i modi di rendere fruibile anche l’invisibile. Di questo si tratta, di invisibile. Napoli è una città molto fisica, massiccia, viva e pulsante ma è anche eccezionalmente mistica, spirituale, magica ed è proprio su questo contrasto che si basa l’intero messaggio.
I racconti aprono una porta su ciò che è insondabile, aprono gli occhi persino di chi non vuole vedere, e gli permettono di lasciarsi prendere anche dall’intangibile che però guarisce il cuore.
Le vicende raccontate sono commoventi ed emozionanti e riflettono il volto di Napoli, città piena di sentimenti e di sensazioni.
L’autrice usa uno stile molto semplice, senza complicazioni, che permette di leggere senza pause. Il modo di narrare costruisce gli intrecci creando una spiccata curiosità nel lettore che non smette di leggere fino a quando non ha scoperto il finale riservato ad ogni personaggio.
Sono poche pagine che regalano intense emozioni e che condividono con il lettore pezzi di una città tanto meravigliosa quanto terribile. Anche i racconti sono emblemi di eventi tragici, tristi, miseri, ma anche di un meraviglioso incantesimo che abbraccia tutti, regalandogli attimi di distensione e sorriso.
I racconti sembrano assurdi e tutto si gioca molto sulla possibilità di credere o meno a ciò che Capajanca racconta.
L’immaginazione è la presenza più forte che si avverte in ’E cunti ’e Capajanca, insieme alla leggenda ed al mito. L’autrice sembra chiedere al lettore di credere e la sua non è altro che una richiesta di fede.
Non la fede in senso religioso ma per fede intendo:
“ritenere possibile quel che ancora non si è sperimentato o non si conosce personalmente.”
Margherita Savastano chiede al lettore semplicemente di ritenere possibile i suoi racconti che non sono altro che un atto d’amore per la sua città.
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