E fu così
- Autore: Valeria Nobili
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Valeria Nobili è una professoressa di scuola secondaria e scrive da giornalista pubblicista nella sua Brianza. Anche Anna, la protagonista del romanzo E fu così (edizioni Il Rio, Verona-Mantova, agosto 2022, 248 pagine), è una giovane docente e collabora con una piccola testata del suo paese.
L’una e l’altra, autrice e personaggio, l’una nell’altra, l’una per l’altra. Non sappiamo perché Valeria, insegnante d’inglese, s’impegni sulle pagine del giornale lodigiano, ma ci spiega ampiamente - o si spiega? - cosa spinga Anna verso la scrittura.
Il giornalismo occupa solo “un lembo” della sua realtà, scrivere “una gran parte della sua mente”. Dà significato alla sua vita, ai suoi sogni, rende più vera la sua esistenza. Le parole affidate ai testi, “a volte organizzate come in un diario, altre volte caotiche, sconvolte, ma sempre provate”, l’aiutano a leggersi. Si libera di qualcosa, fantastica, vola via dalla realtà.
Anna è uno spirito difficile. Spesso si spaventa dei suoi stessi pensieri, del vagare incessante delle sue emozioni. L’esperienza nel giornale è cominciata d’autunno, nel 1989. Da allora, le pagine a stampa raccontano “ormai un po’ della sua storia”, scrive Valeria. Se per tanti lo spazio bianco da riempire è amico e nemico, ostacolo e sfida, lei è affezionata al foglio ancora intonso, che sia di carta o virtuale sul monitor.
La giornalista-insegnante o insegnante-giornalista della realtà si specchia nella collega raccontata? Piace pensarlo e non saremmo sorpresi se fosse davvero così.
Per Anna, contano soprattutto la carta e i suoi libri. Prova sollievo quando può viaggiare fra le parole che affollano la sua immaginazione e tra quelle che l’attendono fra le pagine di altri, per accompagnarla in un mondo lontano, in qualche fiaba antica e irreale, nella mente di qualche strano personaggio. La realtà spesso le ruba tutto questo e la imprigiona nella routine quotidiana, che a modo suo le sta bene ugialmente.
Nel giornale, più che alla testata tiene alle pagine di cronaca, alle quali dà vita ogni settimana. Concepisce il suo pezzo, lo sviluppa nei dettagli, per poi rivederlo la mattina nelle edicole.
Scrivere entra in collisione con gli altri impegni innumerevoli, casa, famiglia, due figli piccoli, la scuola. Il marito ripete che l’insegnamento è un’entrata sicura e migliore, da tenere stretta. Lei dedica parecchie ore della giornata al lavoro principale, nelle scuole medie, che comunque ama, sempre a modo suo. Ha la fortuna di apprezzare tutto quello che riempie la sua vita e cerca di cogliere il lato positivo. Camminare nei corridoi dell’istituto, sedere in sala professori con i colleghi, entrare nelle classi, stare in mezzo ai suoi ragazzi.
Altri avevano tentato d’inserirsi nelle graduatorie scolastiche, ma dopo parecchie difficoltà non era rimasto che il giornalismo, bloccati in quella testata locale. Secondo Anna loro non hanno idea di cosa fanno, perché scrivere per ripiego non è davvero scrivere. La magia sta nel riempire fogli bianchi, è come un gioco emozionante, la diverte.
Intanto, osserva quello che la circonda, il piccolo mondo di sempre del paesino in cui vive. Lo fa con occhi che hanno voglia di vedere, ma prova tanta malinconia per quello che vede. E disillusione. I migliori non prevalgono mai e quelli che contano non meritano il ruolo e il potere che esercitano. Quello che pensa vale pure per Valeria?
Anna ha bene in mente la sua adolescenza, da ragazzina solare e piena di energia, per quanto timida, ritrosa e debole. L’oratorio, l’angolo dove scriveva, gli amici come Gheffo, tuttora in redazione. Sono passati anni, ma entrambi riescono a scavare nei ricordi e ritrovare esperienze comuni, che sembrano trascorse da poco. Ricorda i ritrovi serali, le feste, le giornate estive al campeggio, le tante persone incontrate, qualcuno meschino, ma anche gente corretta.
La prof di lettere credeva in lei e la incitava a dimostrare il suo valore, ma la ragazzina di tredici anni non pensava di valere qualcosa, di poter fare qualche passo significativo nella vita. Era schiacciata anche dall’ambiente scolastico greve, oscuro, dove tutto era coperto da un velo, non solo le teste delle suore. Aveva nascosto in un angolo della mente le parole dell’insegnante, senza però dimenticarle. Le aveva anche augurato d’incontrare sempre gente di pregio, intelligente, in grado di aiutarla a trovare il meglio di sé stessa. Non era andata sempre così, a ventisette anni lo aveva capito bene, ma era anche consapevole di avere imparato a muoversi, a difendersi.
Dieci anni dopo avrebbe forse completato il quadro.
Quello che la giornalista immaginaria osserva e affronta vale per tanti, per tutti noi - ancora di più per la sua autrice - e in tanti si riconosceranno in Anna, nel suo modo caparbio e pure innocente di misurarsi con una realtà sulla quale possiamo incidere solo parzialmente. Poco dipende dalle risposte o anche dagli errori di ciascuno di noi, ma non per questo dobbiamo gettare la spugna.
Valeria Nobili vive in Brianza. Laureata in lingue, è professoressa d’inglese nella scuola secondaria. Ha collaborato al quotidiano lodigiano “Il Cittadino”, con articoli di politica, cultura e contenuto sociale. Ha pubblicato il saggio La Donna. Colonna portante della tradizione nativo-americana (Editore Firenze Atheneum, 2012).
E fu così
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