E l’amore guardò il tempo e rise: con questo titolo circola da anni sul web una poesia attribuita erroneamente a Pirandello, grande autore e drammaturgo italiano, innovatore del teatro del XX secolo, premio Nobel per la Letteratura nel 1934.
In rete si afferma che la poesia E l’amore guardò il tempo e rise sia contenuta nelle Opere di Luigi Pirandello, volume VI, Saggi, poesie, scritti vari, a cura di Manlio Lo Vecchio. A un’attenta analisi si può riscontrare che non è affatto così e, rileggendo i versi con un occhio più critico, è possibile notare l’uso di un linguaggio e di uno stile fin troppo contemporaneo per essere attribuito al poeta Novecentesco. Si tratta quindi di una delle tante false attribuzioni che circolano sui social che poi, con un inarrestabile effetto a catena provocato dalle condivisioni, diventano in breve tempo virali ed entrano nel canone.
Scopriamo chi è l’autore della poesia, il testo completo e in quale libro trovarla.
E l’amore guardò il tempo e rise: chi è l’autore della poesia?
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E l’amore guardò il tempo e rise è in realtà una poesia scritta dal poeta Antonino Massimo Rugolo che, nell’originale, è molto più lunga della versione abbreviata, erroneamente attribuita a Pirandello, ormai divenuta celebre.
Il componimento è contenuto nella raccolta Sulle ali della tenerezza, pubblicato da Laruffa Editore nel 2007. La poesia in questione è contenuta nel volume a pagina 72.
Scopriamo dunque il testo originale della poesia E l’amore guardò il tempo e rise di Antonino Massimo Rugolo.
E l’amore guardò il tempo e rise: testo originale
E l’amore guardò il tempo e rise.
Un sorriso lieve come un sospiro,
come l’ironia di un batter di ciglio,
come il sussurro di una verità scontata.
Perché sapeva di non averne bisogno.
Perché sapeva l’infinita potenza del cuore
e la sua poesia e la magia di un universo perfetto,
al di là dei limiti del tempo e dello spazio.
E le ragioni dell’uomo, fragile come un pulcino,
smarrito come un uccello,
cannibale come un animale da preda.Perché conosceva la tenerezza di una madre,
l’incanto di un bacio, il lampo di un incontro.
Poi finse di morire per un giorno,
nella commedia della vita,
nell’eterno gioco della paura,
nascosto, con il pudore della sofferenza,
con la rabbia della carne,
con il desiderio di una carezza.
Ma era là, beffardo, testardo, vivo.
E rifiorì alla sera,
senza leggi da rispettare,
come un Dio che dispone, sicuro di sé,
bello come la scoperta, profumato come la luna.
Ma poi si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva
e il tempo cercò di prevalere,
nel grigio di un’assenza senza musica, senza colori.
E sbriciolò le ore nell’attesa,
nel tormento per dimenticare il suo viso, la sua verità.Ma l’amore negato, offeso,
fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
perché la memoria potesse ricordare
e le parole avessero un senso
e i gesti una vita e i fiori un profumo
e la luna una magia.
Perché l’emozione bruciasse il tempo e le delusioni,
perché la danza dei sogni fosse poesia.
Così mentre il tempo moriva, restava l’amore.
E l’amore guardò il tempo e rise: commento
La poesia di Rugolo è un elogio alla natura indistruttibile ed eterna dell’amore. Nonostante tutte le avversità opposte dalla vita infatti il sentimento è destinato a resistere e fiorire sempre sconfiggendo ogni ostacolo.
Il sentimento a cui il componimento si riferisce è eterno e universale. L’amore viene qui inteso nelle sue numerose versioni: l’amore che si esprime nell’incanto di un bacio ma anche nella tenerezza di una madre o nel colpo di fulmine di un incontro inaspettato.
Il Tempo, questa è la verità più toccante insita nella poesia, viene deriso dall’Amore poiché è l’unico sentimento immortale che non conosce limite né fine e quindi non è sottoposto alle sue leggi incontrovertibili.
La lunga lirica di Antonino Massimo Rugolo infine si conclude con una chiusa decisamente più retorica rispetto a quella, abbreviata, diffusa sul web:
Così mentre il tempo moriva, restava l’amore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “E l’amore guardò il tempo e rise”: di chi è la poesia erroneamente attribuita a Pirandello
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