Egolari
- Autore: Massimo Pamio
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2024
Egolari di Massimo Pamio (Samuele Editore, pp.124, 2024, prefazione di Vernalda Di Tanna) è una silloge che svela a ciascuno l’illusorietà di una vita in serie, composta di ego ignoranti e incoscienti. Vita solamente esteriorizzata, nella quale l’io apparente, un fantoccio, è copia di una copia.
La prima sezione del libro ripete senza sosta questa visione desolante, finché l’Io narrante, in una commovente scena teatrale, davanti a un camino acceso, non ascolta questo misero altro di sé, condivide le sue pene e insieme versano una lacrima di unione. Tale poetica sarebbe platonica se in fine potessimo giungere a conoscere, insieme all’antico filosofo, l’origine del Sé e del mondo, che è felicità e Sommo Bene. Riusciamo? L’autore, se pur poetizza, ispirato:
Scriviamo nel Dio / che scrive in noi /ogni cosa è divina / pura intuizione / scrivo perché le nostre parole / siano resurrezione del divino /restituzione dell’assoluto / nel finito /affinché ogni cosa / sia ora e per sempre.
Si perde anche nella negazione della vita, nel Nulla contrapposto a Dio, per cui può affermare, nella sua contraddizione, che nascere è illusione ed errore.
Lo fa nella terza sezione, dedicata a Keats e a Fanny Browne, gli innamorati appassionati, straziati e strazianti, che nella carne non poterono vivere il loro amore. Lui morì a Roma prematuramente, malato di tisi.
La parola poetica può salvarci dall’inanità? Forse…
Ho la voglia di parole più parlanti / e taciute più del silenzio, più uniche / della loro voglia di unirsi / della loro debolezza di esserci /per ciò che noi siamo di noi.
Se la poesia è produzione divina, contiene necessariamente saggezza e verità.
Pamio in noi scorge l’angelo:
Ho parole finite e che sopravviveranno alle parole, / non avere nessun ricordo che possa ingannarti. / Io sarò sempre l’angelo / che alle spalle arranca per amarti sempre e solo / nel sentirti amore”
L’angelo è quell’Altro con la maiuscola, non l’uomo seriale. È quell’essere che Jorge Luis Borges ha immortalato nella poesia L’Angelo, contenuta nel suo libro La cifra.
Così, per l’umano è possibile la risalita. Pamio risale quando, afferma, la parola emessa torna indietro e, sebbene spezzata, porta luce. Luce come quando si esce da un bosco fitto, per giungere alla radura dove Lichtung, l’illuminazione, rende capaci di autentica visione. La metafora è di Heidegger e Pamio la fa sua.
Peccato che non riesca a concepire l’esistenza come una scuola in cui si impara il ritrovamento di sé. Afferma con tono depressivo che:
Abbiamo commesso l’errore di nascere.
La seconda sezione del libro contraddice quanto appena affermato; si intitola Poema delle foglie", è un inno bellissimo alla vita qui e ora.
La foglia sì, conosce e conosce nell’esperire:
Sei gemma per essere foglia / accanto al fiore insieme al frutto / energia e respiro della vita / per inondarti di profumi / e gioire della gaudente ape / inebriata di nettare.
Che paradiso! La foglia gode la felicità originaria dell’essere in quanto esistente, essere ed esistere non sono separati.
Siamo foglie? Sì, mi chiedo e mi rispondo, sono certa che anche il poeta risponda affermativamente, dato che possediamo un sistema neurovegetativo.
Credo che l’Altro scoperto da Rimbaud: Je est un autre, I’Io è un altro, che lo fa sentire divino (lo scrive in una celebre lettera), abbia a che fare con l’adorazione di Pamio per la foglia che medita, prega ed è la garanzia di fiorire:
Albero foglia seme / magica notte /in cui sognammo di fiorire.
La foglia è in sintesi:
Terzo occhio della coscienza / posta all’orizzonte di terra e cielo
Siamo dunque salvi. Ci salva la memoria, lo canta l’autore celebrando Keats e la sua amata:
Ho memoria di te in ogni poro / la pupilla l’unica che mi vede / sei tu luce in cui sono nato al mondo / nell’eterno s’annida l’ultimo nostro bacio / come il primo con cui ci separammo da noi stessi / per tornare ad essere uno nell’uno.
Il Romanticismo è affermazione dell’eternità e dell’unità. Pamio è in bilico tra eternità e nichilismo, ma la sua professione di fede nell’eternità supera la credenza nel Nulla. Deve esistere il Nulla (contraddizione in termini…) scrive, perché Dio sia. Sia vita e amore, e noi in Lui.
Egolari
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