Eucariota
- Autore: Giuseppe Nibali
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2023
Eucariota: che cosa significa? È un termine mediato dalla biologia e indica cellule che possiedono un nucleo ben definito in cui si trova la maggior parte del dna, in contrapposizione all’altro gruppo detto procariota, precedente nell’evoluzione, costituito da cellule prive di nucleo. Dai protozoi, passando per funghi, piante, animali arriviamo all’uomo eucariota. Le nostre cellule si dividono in due, formando una copia simile a se stessa.
Eucariota è il titolo della raccolta poetica di Giuseppe Nibali (Samuele Editore, pp.68, 2023). È una enumerazione senza commento di infelicità umane, solitudine, pianti di cui non è espressa la ragione.
Piange da giorni, per giorni troverà conforto / nei gruppi di messaggistica in chat
È lotta homo hominis lupus e disfatta individuale e cosmica:
mi figuro di saziare adesso / una muta intera di cani penso / ai brani in pasta dentifricia / e i canini lo strappare l’osso che tira / e poi colare il sangue e la polpa nel tombino come al mare quando / il ghiacciolo piove sul braccio / di mia madre. Riesco anche a considerare / le stelle come in rotta verso di noi.
La ragione implicita è una esistenza ormai frammentata, riempita di gesti senza finalità, “telos”, che dà senso alla vita, entusiasmo e carica vitale.
Il panorama è paura di un virus che scuote le giornate trascorse al lavoro, in discoteca, a guardare la televisione indottrinati, si nomina Enrico Mentana come prototipo della voce che ricorda il televisore onnipresente di 1984 di George Orwell.
È tempo trascorso in macchina dove consumare sesso orale privo di qualunque sentimento, la donna ridiventa puro oggetto di piacere da usare, con disappunto e contrarietà di lei.
Le situazioni vengono esposte in un caos spiazzante; la fine è rappresentata, con metafora disgustosa, da un topo che finisce in macchina, muore e vi rimane a imputridire.
[...] il puzzo è rimasto per mesi fino a quando / mio padre non si è deciso ad aprire il cofano e pulire / era un odore insopportabile e aspro quello della carne / decomposta e per settimane e poi mesi.
Il poeta si chiede se puzzeremo anche noi così, dopo aver esalando l’ultimo respiro.
Perché abbiamo assistito al fenomeno di pecore che hanno girato in tondo senza fermarsi, senza cibarsi o bere, fino allo sfinimento totale, fino alla morte? Nibali ne parla, lasciando al lettore il compito di cercare una risposta. La natura intelligente ci avverte del nostro suicidio collettivo, lo teatralizza... ma non vogliamo capire.
La seconda parte della silloge, intitolata Il male, fissa nella memoria una visita a Chernobyl, il luogo dell’ecatombe nucleare, compiuta dall’autore insieme al padre.
È un momento di panico e orrore, il figlio corre ad abbracciare e a trovare riparo nel padre, chiedendogli di non essere mai abbandonato.
Questa scena è l’unico momento di umanità, quasi a suggerire che solo le tragedie estreme, create dall’uomo stesso, fanno riscoprire il cuore che ci congiunge, permettono di uscire dall’egoismo del gene autoreferenziale, di cui ha scritto Richard Dawkins. Nella teoria di quest’ultimo l’essenziale non è la società umana, la “social catena” di Leopardi, ma la riproduzione del gene stesso.
Ciò conduce all’infelicità totale. In esergo il poeta pone una frase di Tarkovskij:
A me sembra che la Zona faccia passare solo quelli che... che non hanno più nessuna speranza... non i cattivi o i buoni, ma... Gli infelici!
Oggi c’è da chiedersi: passeremo, avremo un futuro, o ci estingueremo? Stiamo entrando nella quarta guerra mondiale, che sarebbe nucleare, di cui Chernobylè monito tragico, da evitare con il dialogo, purtroppo mancante nella vita del singolo e delle nazioni.
Eucariota
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