Fair Play
- Autore: Claudio Pallottini
- Genere: Sport
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2018
Un cristiano Ronaldo italiano, purtroppo solo di carta. Una stella del calcio internazionale che vive solo nelle suggestioni create dai caratteri a stampa di un libro e dalla prosa brillante di uno scrittore esordiente, un attore romano, Claudio Pallottini, orgoglioso del suo primo romanzo, “Fair Play”, pubblicato a marzo 2018 da Marsilio (384 pagine, 18 euro).
Pallottini è un talento intellettuale forgiato nel laboratorio teatrale di Gigi Proietti. Si è diplomato attore a 23 anni, nel 1993, ha recitato in compagnie di prestigio nazionale per poi assecondare l’inclinazione alla scrittura dedicandosi a testi drammatici e sceneggiature, realizzando un manuale sull’allestimento degli spettacoli e libri-gioco “inventafavole” per i bambini.
Anche questo romanzo è una favola, di un grande calciatore immaginario, un campione che agisce però in un mondo molto simile a quello reale. Una bella storia, che nasce in un campetto dei padri Scolopi e finisce negli stadi dove si gioca la Coppa del mondo. Per Claudio quei religiosi rappresentano l’anti pianeta calcio, sono quanto di più lontano dalle luci dell’industria internazionale del football. I palloni sono di cuoio marrone, con le cuciture slargate, non quelli perfetti di oggi che rotolano sui prati d’erba malata o sintetica. Il cancello dell’oratorio accanto alla chiesa è sempre aperto a tutti, altro che campi di calcetto a pagamento e scuole calcio con rette mensili.
Un romanzo sul calcio e di calci, ma senza tanti luoghi comuni delle cronache del pallone. Una favola - l’autore ci tiene a ribadirlo - ma con qualche verità coraggiosa qua e là, tra tante situazioni romanzesche, ma verosimili. Anzi, credibili, tutto sommato vere, tanto vere che Pallottini ha voluto premettere una formula decisamente più articolata di quelle alle quali si ricorre nell’editing di fiction anche solo vagamente collegabili alla realtà. Non è bastato lo scontato “Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”. Claudio ha consultato amici giuristi per definire un disclaimer senza precedenti:
Il romanzo è interamente frutto della fantasia dell’autore. Tutte le frasi, i discorsi, le situazioni, le azioni, gli eventi e le condotte dei personaggi del romanzo sono frutto della sua fantasia. Anche dove le frasi, i discorsi, le situazioni, le azioni, gli eventi e le condotte sono associate a persone realmente esistenti, sono da considerarsi frutto della fantasia e della creatività trasfìgurativa dell’autore.
Già, perché compaiono decine di protagonisti del mondo del pallone di un ventennio fa, ci sono squadre intere, visto che nella sua carriera il protagonista gioca nel Livorno (è il 1995), nella Juventus, Milan, Lazio, Roma, Real Madrid e in Nazionale, fino ai mondiali e al “disastro”, sul quale non vi aspettate spoiler.
Giocatori, arbitri, dirigenti, procuratori, giornalisti, wag e stelline, belle donne, buone e non. Si parla di Berlusconi, agisce Moggi, si entra in terreni minati: mercato dei calciatori, doping, compagni di gioco e avversari “puliti” e “sporchi”, partite da non giocare alla morte, occhi da tenere chiusi.
Non abbiamo ancora detto chi è lui: Ivan Providence Martini, un talento calcistico nato, un ragazzo con una sola macchia (una rete di mano non confessata) e senza paura. Padre Claudio non gli aveva perdonato quella bugia, ma dopo la lezione subita dal sacerdote Ivan aveva giurato lealtà e sincerità per sempre, nel calcio e nella vita.
Lo “stronzetto”, come solo il padre scolopio può apostrofarlo o “il Faro”, “The Lighthouse”, come l’hanno soprannominato, è un trovatello. Un capitano irlandese l’ha consegnato al religioso nel gennaio 1982, a Livorno, dicendo ch’era stato partorito a bordo della sua nave, nei Caraibi. L’aveva battezzato Ivan, come il tornado durante il quale era nato, Providence come la nave, Martini come il vermouth che la mamma adorava.
Cresce con gli Scolopi. A scuola è una mezza frana, coi compagni parla poco o niente, le bambine ridono delle sue orecchie a sventola, unico amico un pallone di cuoio malmesso, che chiama Fratello Tango e dal quale non si separa mai, nemmeno quando va in gabinetto, neanche per andare a dormire. Palleggi, tocchi di esterno, interno, piatto, collo pieno, lanci, colpi di testa, veroniche, rabone. E quanti gol!
L’episodio della rete di mano è del 1994, coppette di provincia, ma Ivan spicca su tutti e le sue orecchie a sventola fremono in panchina nell’amichevole Livorno-Juventus precampionato. Vialli è esterrefatto dalla rete capolavoro di quel tipetto mandato in campo allo scadere contro i campioni di Lippi. In realtà ci entra da solo, perché Burgnich aveva fatto cenno ad un altro. La Juve vince largamente, ma quelle orecchie, quei piedi e quel talento si fanno notare. Acquistato da Moggi, gioca in bianconero.
Il romanzo è partito. E alla via così. Però, volete sapere una cosa? Mi sa che questa è la storia di Ivan, ma il numero uno è padre Claudio, un po’ Geppetto, un po’ Mangiafuoco. È lui ad indicare i veri valori, che il calcio e il mondo sembrano dimenticare ogni giorno di più.
Fair play
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