Nell’anniversario della nascita di Fausta Cialente vi annunciamo una bella novità: torna in libreria, in una nuova edizione, Ballata levantina (1961), uno dei grandi romanzi dell’autrice. Uscirà il prossimo 29 marzo per Nottetempo.
La casa editrice milanese sta riportando sugli scaffali delle nostre librerie l’intera opera di Cialente, narratrice dimenticata del nostro Novecento., favorendo così la riscoperta di una grande scrittrice dalla prosa ipnotica e incalzante, intensamente lirica, ricca di immagini vivide dal sapore esotico.
“Ballata levantina” e l’Egitto di Fausta Cialente
Patria d’elezione di Cialente, nata a Cagliari per caso nel 1898 a causa dei continui spostamenti del padre ufficiale, fu l’Egitto, dove la scrittrice visse per lunghi anni assieme al marito, il compositore Enrico Terni (tra l’altro magnificamente ritratto nel personaggio di Filippo ne Il vento sulla sabbia).
Durante la Seconda guerra mondiale la scrittrice praticò una vera e propria attività resistenziale contro il fascismo divenendo la voce militante di Radio Cairo, contribuendo di fatto alla Liberazione italiana persino dalla remota città di Alessandria.
In terra egiziana Cialente riscoprì la propria scrittura e qui ambientò alcuni dei suoi romanzi più noti: primo tra tutti Cortile a Cleopatra (1936) che, narrando l’avventura del giovane Marco, ci restituisce la pienezza di una natura esotica, anche tentatrice, un luogo - la costa di Ramleh - dove batte perennemente un sole “mostruoso” e tutto appare percorso da un vento “indiavolato” come l’animo ribelle del protagonista. Cortile a Cleopatra era il secondo romanzo di Cialente, pubblicato cinque anni dopo lo scandaloso Natalia (1931) che fu censurato dal fascismo. Già il Cortile era un romanzo capace di rinnovare la scena letteraria italiana con una nuova ambientazione e un ritmo favoleggiante, simile alle Mille e una notte. Tuttavia, forse proprio per la sua portata innovatrice, il libro non fu capito; seguì un lungo periodo di silenzio da parte della scrittrice, interrotto soltanto nel 1961 con Ballata levantina, un altro romanzo, come si evince dal titolo, di ambientazione esotica.
La casa editrice Nottetempo ora lo riporta in libreria, quasi un anno dopo la pubblicazione de Il vento sulla sabbia (Nottetempo, 2023, prefazione di Nadia Terranova), che invece fu pubblicato per la prima volta nel 1972.
Ballata levantina, edito per la prima volta da Feltrinelli nel 1961, fu il libro che decretò il grande ritorno sulla scena letteraria di Fausta Cialente. Quello stesso anno, proprio con Ballata levantina, Cialente entrò anche nella cinquina del Premio Strega: lo perse, pare, per un soffio contro Raffaele La Capria che trionfò con Ferito a morte. In quell’occasione lei si classificò al secondo posto, ex aequo con Giovanni Arpino.
La scrittrice, lo ricordiamo, sarebbe stata la più anziana vincitrice del Premio Strega: lo avrebbe ottenuto nel 1976 con Le quattro ragazze Wieselberger, un potente romanzo basato sulle proprie memorie familiari che miscelava memoir e saggio storico in una narrazione irresistibile.
Scopriamo di più sulla trama e i personaggi di Ballata levantina.
“Ballata levantina”: trama e personaggi dell’opera di Cialente
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Ballata levantina apparve, dunque, venticinque anni dopo la pubblicazione di Cortile a Cleopatra. La stesura, pare, fu interrotta a più riprese, anche a causa della Seconda guerra mondiale che, infatti, fa da sfondo all’intera opera a partire dalla Marcia su Roma. In quel periodo di guerra Cialente dichiarò che scrivere romanzi le sembrava “la cosa più inutile del mondo”, preferiva agire attraverso l’impeto della voce orale che giungeva diretta, senza intermediari, come dimostra la sua attività militante a Radio Cairo.
A fare da sfondo a questo libro è sempre l’ambientazione egiziana, ma con una differenza: se raccontando la storia di Marco, Cialente si era soffermata sull’Egitto povero e polveroso delle baracche, dei cortili, dei sobborghi popolari arabi, ecco che ora si concentra su un altro Egitto nel quale vive l’aristocrazia europea espatriata, ancora ignara dell’inizio della propria decadenza.
La protagonista di questo romanzo è Daniela, una giovane donna che ritroveremo menzionata - come fugace fantasma - anche in Un inverno freddissimo. In queste pagine viene narrata una sorta di “educazione sentimentale” purtroppo non a lieto fine: assistiamo allo sbocciare della giovane Daniela, che giunge ancora bambina in una sontuosa villa di Alessandria d’Egitto dove vive la nonna Francesca, la vediamo crescere, dai primi palpiti del cuore sino alla sua innocenza insidiata e allo scontro con la durezza dell’età adulta.
Anche Daniela, proprio come Marco di Cortile a Cleopatra, è un’anima inquieta, un essere in fuga, ma la sua è un’inquietudine diversa, poiché la stessa protagonista si trova invischiata in una società apparentemente rispettabile, ma corrotta (come quella descritta in seguito da Cialente ne Il vento sulla sabbia, Ndr).
Attorno a lei si muove un brulicante universo femminile: anzitutto la nonna Francesca, una ex ballerina e cocotte, poi Livia, la schiava nubiana Soàd, Angèle, Madame Léontine. Attraverso queste figure Daniela viene introdotta a una sorta di apprendistato alla realtà, uscendo dal guscio protetto dell’infanzia. Tutte queste ambivalenti “personagge” sono ritratte con grande acume da Cialente che, proprio in quegli anni aveva scoperto Marcel Proust leggendo in particolare La prigioniera e La fuggitiva (così era intitolato, nella prima edizione italiana, Albertine scomparsa, Ndr). Alcuni critici hanno ravvisato delle somiglianze tra le descrizioni proustiane e quelle di Cialente: in particolare la favolosa entrata in scena di Francesca, che appare alla protagonista mentre scende dalla sommità di una scalinata, richiama Odette de Crécy. Ballata levantina è curiosamente diviso in cinque parti, ciascuna è dedicata a un diverso personaggio: dapprima la narratrice è Daniela, in prima persona, ma negli ultimi capitoli la sua voce sfuma nella terza persona cedendo progressivamente il passo a un narratore onnisciente che già ne anticipa la sparizione. Ciò che si presenta al principio come un romanzo di formazione dal finale edificante (potenzialmente scontato), si rivela essere tutt’altro: è nelle battute conclusive che Fausta Cialente esercita il suo consueto coup de théâtre.
L’incontro di Daniela con Enzo, un giovane militante comunista (che ritroveremo in Un inverno freddissimo), rappresenterà il punto di non ritorno.
A fare da sfondo alla vicenda narrata è l’elemento dell’acqua che ritorna come un oscuro presagio - a partire dall’annegamento di Gilbert (altro nome rivelatore dell’influenza proustiana), il ragazzino di cui l’adolescente Daniela si innamora - sino a rubare la scena nel drammatico finale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fausta Cialente torna in libreria con “Ballata levantina”
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