Felicemente stressati. Vincere lo stress imparando a riderne
- Autore: Iacopo Casadei, Terenzio Traisci
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: La meridiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Lo stress? Consideratelo un salva-vita, una sorta di lampada Beghelli psichica che si accende di fronte all’imprevisto, attivando una catena di reazioni fisico-chimiche che sollecitano l’azione. Ha a che vedere col nostro imprinting paleolitico: meccanismo di difesa da nemici in carne e ossa e natura-contro ai tempi della pietra. Prima che le cose prendessero un’altra piega - i grattacieli sostituissero le palafitte e le mogli “castranti” le taciturne simil-gorillone dell’epoca - e il vocabolo divenisse sinonimo di ansia, malessere, oppressione, fatica: benvenuti, insomma, nel future world della produzione, dei consumi e delle nevrosi di massa.
Alla luce di tutto ciò, “Felicemente stressati” (Iacopo Casadei e Terenzio Traisci, edizioni la meridiana, 2013) è un titolo che suona come un ossimoro, una provocazione dialettica, una boutade tra termini opposti e in contrasto tra loro. Il suo senso ultimo è invece da assumere alla lettera, in accezione “conciliatoria”.
L’obiettivo-sfida di questo libro - a metà strada tra il saggio di psicologia e il manuale self help - è, infatti, quello di ridimensionare l’assunzione gigantista e assoluta con cui, di norma, si guarda allo stress, riconducendolo alla sua connotazione originaria e “relativa”. In fondo è sempre una questione di problem solving: magari non arriverete all’aplomb di Hervey Keitel in “Pulp fiction” (Ricordate? “Mi chiamo Wolf. Risolvo problemi”…e che problemi), ma seguendo le orme di Casadei e Traisci, vi assicuro che potrete andarci alquanto vicini. A cominciare dal sacrosanto punto-fermo dell’auto-consapevolezza: otto volte su dieci le difficoltà stanno nel modo in cui guardiamo al mondo (agli altri) e a noi stessi. Come scrivono i due autori:
“Se ci pensate bene il problema non è lo stress in sé, infatti, non è forse più importante capire se la nostra vita sia nelle nostre mani o no? Non è meglio verificare se siamo protagonisti della nostra storia o suoi spettatori?”.
E per dirla ancora con Shopenhauer: “Non come sono le cose oggettivamente, ma come sono per noi, come le vediamo, è questo che ci rende felici o infelici”. Non ci avevate pensato? Un motivo di più per accaparrarvi questa guida per navigatori interpsichici al tempo dell’overdose psicofarmacologica (si tampona il sintomo ma non la causa), in quanto il testo è ricco di citazioni come questa, corollario a svariati suggerimenti pratici per cominciare a guardare ai “problemi” (parola-feticcio dei nostri giorni) da diversa prospettiva, di accresciuta consapevolezza.
“Il primo e più importante fattore implicato nella gestione dello stress è la capacità di saperlo riconoscere e prevenire – suggeriscono i due autori - Capirne le dinamiche ci permetterà di possedere un ulteriore strumento per potercene difendere adeguatamente. La conoscenza è la prima chiave che ci dischiude il nostro universo interiore (…) Cogliere le prime avvisaglie di un’eventuale crisi ci permetterà non solo di staccare la spina al momento giusto, ma anche di produrre quei cambiamenti di vita che ci consentono di migliorare la situazione proprio quando invece saremmo sul punto di cedere”.
Amen. Il libro è utile e ben scritto, non manca nemmeno di ironia, ulteriore chiave di volta per vivere felicemente non stressati, se mi passate il calembour.
Felicemente stressati. Vincere lo stress imparando a riderne
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