Fra gioco e massacro. Vita sulla Terra dopo Ennio Flaiano
- Autore: Fabio Benincasa
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Si intitola opportunamente Fra gioco e massacro. Vita sulla Terra dopo Ennio Flaiano (Bordeaux, 2022), il saggio che Fabio Benincasa dedica allo specifico e all’attualità di un intellettuale fra i più acuti e sottaciuti del secondo novecento italiano. In accezione estesa e meta-significativa, “gioco” e “massacro” sono infatti i poli espressivi entro i quali si potrebbe emblematizzare la parabola pubblicistica flaianiana, concentrata su tic, fantasmi della storia (nell’unico romanzo Tempo di uccidere) e del presente italiano del boom economico.
Menzionato soprattutto per le fortunate collaborazioni con Fellini (La strada, La dolce vita, 8%), Ennio Flaiano è stato di fatto un autore di interessi narrativi molto ampi. Da aforista pungente ha, senza forse volerlo, tramandato ai posteri i suoi elzeviri (come dimostra benissimo la seconda parte del saggio di Benincasa); e col suo Tempo di uccidere si è aggiudicato il Premio Strega nel 1947.
Testimone del tempo, focalizzato sui mutamenti ambientali e di costume, Flaiano ha assunto Roma come città-sfondo dell’intera nazione: una capitale ripresa in campo lungo e ravvicinato, fissata nei suoi aspetti prototipici – cialtroneria, traffico, caos urbanistico, dolce vita -, declinata in vena spesso paradossale, ai limiti del grottesco. A riguardo ebbe ad affermare:
“In questi ultimi tempi Roma si è dilatata, distorta, arricchita. Gli scandali vi scoppiano con la violenza dei temporali d’estate, la gente vive all’aperto, si annusa, si studia, invade le trattorie, i cinema, le strade”.
Il rigorismo a-politico (è stato antiborghese e antimarxista al tempo stesso), l’esattezza e l’oggettiva intelligenza dei contenuti fanno di Flaiano un autore non inquadrabile in senso categorico, da pensatore libero e libero battitore, ha sfidato demagogismi e abbracciato antimodernismi, armato delle armi della scrittura e della sagacia ha sparato mai a salve e mai a caso, moraleggiando senza essere reazionario, stigmatizzando vizi e virtù di una Roma-Italia mai odiata e mai amata fino in fondo, senza remore e senza nemmeno cattiveria.
Per tratteggiarne acutamente il profilo con le parole di Fabio Benincasa:
“Flaiano passa oggi quasi inosservato, ma è altrettanto importante per interpretare iconologicamente il senso di assegnare alla realtà che ci ritroviamo a vivere (…) Una voce fuori campo disincarnata (quella di Flaiano, ndr) che commentava con humor imperturbabile i fattarelli tragicomici di una società borghese in costante e grottesca decadenza (…) Quello che celebriamo (in “Fra gioco e massacro”, ndr) non è (…) l’anniversario di un’assenza, ma la continuità di una presenza, ancorché fantasmatica. Perché Flaiano è rimasto con noi per cinquant’anni ed è probabile che vi rimanga ancora a lungo, mentre la società italiana passa da una morte catastrofica all’altra, come certi personaggi buffi dei cartoni animati che cadono grottescamente dai dirupi in profondi burroni solo per risorgere tali e quali nell’episodio successivo” (pagg. 18-20)
L’esempio è felicissimo: nella resilienza come – soprattutto - nelle disfunzioni, l’Italia è rimasta in fondo l’Italia-eterna focalizzata da Flaiano. Anche il sottotitolo di questo saggio che ne illumina l’autorialità – Vita sulla Terra dopo Ennio Flaiano – sembrerebbe richiamare sottotraccia la continuità vocazionale degli italiani, oggi come ieri goffi, furbastri, funamboli, malandrini…, prede indifferenti/acquiescenti dei maneggi di governanti altrettanto goffi, furbastri, funamboli, malandrini ; e di una “situazione politica (…) grave ma non seria” (dixit).
Libro eccellente, lettura consigliata.
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