Fulvia Degl’Innocenti, giornalista e autrice di libri per bambini e ragazzi, è conosciuta soprattutto da un pubblico di giovani lettori per le sue pubblicazioni grazie alle quali ha ricevuto numerosi premi. Collabora da tempo con “Il Giornalino” della casa editrice San Paolo e alterna all’impegno più importante, quello di mamma, l’attività di giornalista. Di lei menzioniamo il primo libro, pubblicato nel 1998, “La danza delle carote” (Bruno Mondadori, 1998), cui ne hanno fatto seguito tanti altri tra i quali “Una stella tutta per me” (Piemme 2010), “La ragazza dell’Est” (San Paolo, 2010), con cui ha ricevuto diversi importanti riconoscimenti, “Sopravvissuta” (Edizioni San Paolo) e “La libraia” (San Paolo Edizioni, 2014), terza al Premio Bancarellino 2015. Così l’autrice ci presenta questo libro.
- Da dove nasce l’idea di scrivere “La libraia”? Qual è, fra i tanti argomenti trattati, il tema portante?
La protagonista è ispirata a una ragazza che ho conosciuto, e che una coppia di amici molto cari avevano preso in affido quando era già adolescente. Ed è proprio l’affido il cuore del romanzo.
- Protagonista del romanzo è Lia cui l’infanzia e l’adolescenza sono state, per vari e gravi motivi, letteralmente “rubate”. Lei passa da istituti a famiglie affidatarie. Ci presenti meglio Lia e ci dica quanto e quale valore abbia per lei l’affido, Fulvia degl’Innocenti
Lia non ha mai conosciuto suo padre e ha vissuto per i primi sette anni di vita con una madre incapace di prendersi cura di lei. Dopo un periodo in una comunità per minori è stata affidata ad alcune famiglie, tre per la precisione. Affidi per motivi diversi sempre falliti e che hanno esasperato in lei il senso di sradicamento e il desiderio di affermarsi nel mondo al di là dei legami affettivi, ma basandosi sulla propria avvenenza e capacità di sedurre. L’affido non è una strada semplice, e nella realtà va incontro spesso a fallimenti e frustrazioni per entrambi i soggetti, il ragazzo e i genitori. Occorre una grande disponibilità e un preciso addestramento, e di essere costantemente seguiti in questo percorso. Ma è uno straordinario atto d’amore, che si rinnova giorno dopo giorno.
- Poi, un giorno alla vita di Lia, ormai sedicenne, s’affaccia quella di una donna un po’ particolare, la libraia. Che dire di questo personaggio? Quale il suo ruolo nei confronti di Lia ma anche dei tanti che visitano il suo negozio di libri?
Per accogliere Lia, segnata da tanti rifiuti e così intimamente ribelle, ci voleva una figura sui generis, fuori dagli schemi. Ho scelto la figura di una libraia erborista perché in entrambe queste professioni componenti fondamentali sono l’accoglienza, l’ascolto e poi il consiglio. La mia libraia è una persona speciale, che sa prendere con sé i dolori degli altri, senza giudicarli, ma suggerendo loro un percorso. Per molto tempo con la sua apprendista Lia, si limiterà a farsi osservare, senza ingerire sulla vita della ragazza. Fino a quando non si aprirà una crepa nella sua corazza.
- Nel romanzo il tema della maternità è assai importante. La giovane protagonista si trova ad avere “più madri” cioè più donne che si prendono cura di lei. “Maternità” è accoglienza di qualcuno anche se non lo si ha generato?
Non farei coincidere il concetto di accoglienza con quello di maternità. Nella maternità c’è anche il dare la vita, non solo accoglierla. Ovviamente ci sono molti modi per prendersi cura di, per lasciare un segno, per fare un dono che dà un’impronta genetica.
- Nella piccola libreria di Tortona, cittadina piemontese, si respira un’aria particolare. I libri assumono una valenza speciale. Vuol spiegarlo meglio ai lettori?
La libreria che ho immaginato è un luogo rasserenante, disseminato di segni emotivi e aromi: unica nel suo genere è come una stanza del cuore, dove ritrovarsi, sentirsi a proprio agio, aprirsi. Il libro è un segno tangibile della vicinanza tra colei che guarisce, la libraia, e colui che vuole essere risanato.
- Al compiersi delle vicende principali, la storia di Lia e quella della libraia si fanno sempre più vicine fino ad intersecarsi. La donna racconta alla ragazza la propria storia, nella buona e nella cattiva sorte. Qual è, però, l’ingrediente segreto ma fondamentale affinché una “nuova Lia”, più matura, porti avanti il lavoro iniziato dalla libraia?
In Lia c’erano già due elementi che ne facevano una predestinata: il carisma e il desiderio di poter essere un punto luminoso per gli altri. La libraia rappresenta per Lia un modello positivo, che riesce a sgrezzare le sue pulsioni e a dirigerle verso un fine concreto e insieme molto elevato. Come accade con i veri maestri, la libraia ha saputo risvegliare in Lia le sue più alte aspirazione e le ha fornito gli strumenti concreti per perseguirle.
- Al termine del libro ci si accorge che la frase d’introduzione “Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte” di Kahlil Gibran è vera, non solo per la protagonista della storia ma anche per molti fra noi lettori. Anche se ognuno ha i propri personali vissuti quale libro, secondo la libraia, ma anche per Fulvia Degl’Innocenti, può esser da guida un po’ per tutti nei momenti bui?
Non c’è un libro specifico che mi sentirei di indicare. Nel romanzo ne ho suggeriti alcuni, ma più che altro legati alle vicende personali e contingenti dei vari clienti e per quel momento preciso. Un libro, qualunque esso sia, ha già un potere risanante in sé. Ci permette di prendere distanza dalle nostre emozioni trasportandoci in un’altra dimensione, anche se solo per un tempo. E non lo fa semplicemente distraendoci, ma coinvolgendo sentimenti e intelletto, quindi tenendoci attivi e non passivi.
- Come mai ha ambientato la storia nel Basso Piemonte, in particolare a Tortona e ad Ovada, ambedue in provincia di Alessandria? Ci sono soltanto motivi reali o anche, in qualche modo, affettivi?
Ho avuto per anni una casa sui colli tortonesi che ho venduto da poco. Luoghi molto belli che hanno segnato eventi importanti della mia vita.
- Dalla storia si evince il valore della lettura. Lei, quando ha iniziato ad appassionarsi ad essa?
La mia passione per la lettura risale all’infanzia. Pur avendo tanti interessi tipici dei bambini, lo sport, la bicicletta, il cortile con gli amici, il libro era per me un rifugio in cui mi gettavo a capofitto, famelica. Ho letto sempre molto, e come lettori si è sempre in mutamento, in evoluzione. In passato davo quasi per scontato il genio letterario. Oggi ho sviluppato una maggiore consapevolezza sulla qualità della scrittura e nutro una grande ammirazione per i romanzieri, sono come dei demiurghi capaci di creare interi mondi.
- Come riesce Fulvia Degl’Innocenti a coniugare i tanti impegni di lavoro con la vita familiare e la passione per la scrittura? Dove trova tanto slancio ed energia?
Nella creatività, che è generativa e si autoalimenta. Sono le idee che si impongono alla mente, reclamano di uscire e riorganizzano le priorità. Quando il processo ideativo viene meno e, può accadere, allora tutto rallenta.
- “La libraia” è una fra le sue tante pubblicazioni adatte ad un pubblico vario con un’attenzione particolare ai bambini e agli adolescenti. I Premi, i riconoscimenti, la maggior notorietà l’hanno, in qualche modo cambiata?
Mi hanno fatto diventare più esigente nei confronti di me stessa.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fulvia Degl’Innocenti presenta il suo romanzo “La libraia”
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Narrativa Italiana Libri per bambini Ti presento i miei... libri San Paolo Recensioni di libri 2014 Fulvia Degl’Innocenti
Lascia il tuo commento