Fumo
- Autore: Ivan Sergeevic Turgenev
- Anno di pubblicazione: 2012
“Amo e odio la mia Russia, la mia strana, dolce, abominevole, cara patria”
Queste le parole di Potugin, “consigliere di corte in congedo”, rivelate a Grigorij Litvinov, protagonista del romanzo dello scrittore e drammaturgo che descrive la vita in vacanza di un nido di nobili russi a Baden Baden, città termale tedesca.
“Il 10 agosto 1862, alle quattro del pomeriggio, un’infinità di gente si affollava davanti alla famosa Conversation di Baden - Baden”.
Nel pieno della season estiva anche Litvinov, “un bell’uomo sui trent’anni, di media statura, magro e bruno, dal viso gradevole e virile”, faceva parte di quel gruppo di villeggianti che affollavano le strade, i caffè concerto, i casinò, sbarcati alle terme per divertirsi. I turisti erano soprattutto “ricchi possidenti, alti funzionari dello stato e generali dell’esercito, ma anche intellettuali o presunti tali, ricche nobildonne, musicisti dilettanti, avventurieri, aspiranti rivoluzionari, giocatori d’azzardo”, secondo la brillante definizione di Stefano Garzonio contenuta nell’introduzione al volume. Tutti erano intenti a mostrarsi e a chiacchierare. Litvinov li osservava con distacco, incerto se prendere parte o meno all’incessante cicaleccio, colpito dalle affermazioni di Potugin, l’unico personaggio che abbia veramente a cuore le sorti della madrepatria, ora così lontana ma comunque sempre vicina.
“Amo la Russia con tutto me stesso, e la odio con tutto me stesso”.
Mentre la conversation languidamente proseguiva, due lorettes, cortigiane che possedevano un certo stile, passeggiavano “con un codazzo di membri dello Jockey Club”. Gli altri nobili si riunivano all’Albero Rosso a l’Arbre Russe, da Marx libreria e sala di lettura, o c’era invece chi preferiva ascoltare dall’orchestra “un pout pourri della Traviata” o “un valzer di Strauss”, passando per “Ditele, romanza russa strumentata dal sussiegoso maestro di cappella”. Nelle sale da gioco gli habitué si giocavano una fortuna “con la consueta espressione di ottusa bramosia ora sbalordita, ora invelenita, ma sempre ferocemente avida, che la febbre del gioco conferisce a ogni volto, anche a quello più aristocratico”.
Scritto da Turgenev negli anni 1865-1867 e pubblicato nel 1867, il romanzo Fumo viene ora edito da Editori Internazionali Riuniti nella collana di Letteratura Le Asce, accompagnato dall’elegante copertina che raffigura Gli amanti in blu (1914) di Marc Chagall. L’autore appartiene a una famiglia dell’antica nobiltà e in questo suo testo compie una sottile satira della Russia e dei suoi figli scegliendo “un campo neutro, Baden-Baden, che all’epoca era effettivamente un passaggio obbligato per tutti i russi che si recavano in occidente”. Grigorij Litvinov, la cui vita appariva nitida e netta “perché la sua sorte è ormai tracciata ed egli ne è fiero e felice, in quanto opera sua”, sarebbe rimasto scottato dalla liaison con Irina, sua antica fiamma. Irina, prototipo della “donna rapace, leonessa”, viene posta a confronto con la fidanzata di Litvinov, Tatiana, “fanciulla semplice” dall’animo angelico. Non restava quindi che fuggire da Baden Baden, tornare in patria. Erano questi i pensieri di Litvinov mentre si trovava solo nel vagone e il treno percorreva “l’ampia pianura del Reno”. “Fumo, fumo” ripeté varie volte e tutto all’improvviso gli parve fumo: la propria vita, la vita russa, tutto ciò che era umano e in particolare tutto ciò che era russo. Come Eraclito (panta rhei os potamòs= tutto scorre come un fiume), anche Litvinov aveva compreso che “tutto sembra mutare continuamente, ovunque nuove forme, fenomeni che si susseguono a fenomeni, mentre in sostanza tutto resta uguale, identico; tutto corre, fugge chissà dove...”.
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