Furaha e Muramivu. Gioia e dolore
- Autore: Felice Appiano
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2014
“Nel finire questo libro penso alla chiusura di un cerchio d’amore per questa terra che ho amato, meravigliosa e stupefacente per la sua natura e per i suoi abitanti, ma che mi ha fatto anche soffrire.
Forse ho capito che la sofferenza fa parte del dolore ma anche dell’amore.”
Si conclude così il libro di Felice Appiano, Furaha e Muramivu. Gioia e dolore (ScritturaPura, 2014), dal swahili gioia e dolore, come le sensazioni e le grandi emozioni che la lettura di questo libro vuole trasmettere.
Questa sorta di reportage, nonché libro autobiografico, è pervaso da un sentimento profondo. Si evidenzia il mal d’Africa in ogni pagina, frutto di qualcosa estorto direttamente dal cuore del suo autore.
Felice Appiano, veterinario astigiano, ha esercitato la sua professione finché un viaggio in India nel 1970 l’ha segnato profondamente, il contatto con persone dal senso dell’aldilà e dell’infinito così manifesto ha alimentato in lui il desiderio di ordine morale di fare qualcosa di concreto per gli altri. Il destino, le circostanze e la conoscenza della lingua francese lo hanno portato in Africa. I primi viaggi lo hanno condotto in Burundi (dove ha operato per 23 anni), in Etiopia e, infine, in Congo; da veterinario “senza frontiere” nell’Africa nera, egli ha seguito progetti di sviluppo anche fuori dalla sua mansione come contabile, operando nella creazione di una fabbrica di medicinali per gli ospedali.
Il titolo del libro è emblematico, in quanto raccoglie le principali sensazioni dell’autore: gioia nell’essere utile e nell’aiutare, nel giovare del sorriso di un bambino e nell’allietargli l’infanzia (così breve per i bambini africani), nel ammirare l’alba e il tramonto, il cielo stellato, la natura selvaggia, nel fare parte di un disegno che dona speranza a questo continente che sembra non trovare mai la sua pace; dolore come l’arrivo 40 giorni dopo il genocidio perpetuato contro la popolazione del Burundi da parte del Rwanda, dolore nell’immagine di una bambina i cui genitori sono stati uccisi che dovrà occuparsi della sorellina più piccola: è così che un bambino viene strappato alla sua gioia e alla sua infanzia. E ancora dolore per i massacri tra le etnie, per i governi a capo di questi paesi, per le difficoltà, la fame, le malattie, la violenza e la caducità dell’esistenza che come polvere può essere spazzata via.
Nel raccontare tutto ciò la commozione ha preso più volte il sopravvento nell’autore, diverse volte durante la presentazione del libro il suo viso si è trasformato, talvolta assumendo i tratti gioiosi di una persona grata ai ricordi della sua piccola storia di vita, altre volte tentando di soffocare il groppo in gola e quel pianto di dolore che vuole essere rilasciato e vuole raccontare anch’esso lo strazio della sofferenza di cui è testimone.
La vicenda della pubblicazione del libro è altrettanto tormentata, ma fortunatamente ha avuto un lieto fine. Pubblicato grazie all’aiuto della dottoressa Molina dalla casa editrice ScritturaPura, il libro si apre con la “sentita” prefazione di Domenico Quirico. Il ricavato delle vendite di questo libro sarà devoluto a una associazione che lo stesso Felice Appiano conosce e segue da vicino.
L’esperienza raccolta da questo libro è immensa. Ne deriva che l’arricchimento dello scrittore si travasa al lettore, che vive con lui le innumerevoli avventure, le sue sensazioni e il suo viaggio.
Felice Appiano ha ricordato, infine, che “chi vive vede molte cose, ma chi viaggia vede molto di più” e questa sua citazione assume il tono di un invito, a vedere oltre i muri di casa nostra.
Dalla lettura di Furaha e Muramivu. Gioia e dolore si giunge a una chiara consapevolezza, ovvero quella dell’impossibilità di una scissione netta fra gioia e dolore. L’Africa è un calderone di gioia e dolore, dove all’interno del dolore si può accendere una scintilla di gioia e nella stessa sofferenza, come la citazione riporta, coesistono dolore e amore.
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