Gabriele d’Annunzio. L’uomo, il poeta, il sogno di una vita come opera d’arte - Lucy Hughes
- Autore: Hallett
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2014
Incontenibile, irrefrenabile, travolgente, prorompente, tracimante: vado al massimo, per dirla alla Vasco Rossi. Ecco qui la vita di questo vulcanico, passionale, lascivo, esagerato, umorale bardo, il Vate per antonomasia: Gabriele d’Annunzio.
Il Nostro - poeta inarrivabile, insieme con Leopardi, secondo soltanto al sommo Dante: provate a leggere La pioggia nel pineto e vi parrà di sentire il ticchettio delle gocce d’acqua che si infrangono sulle foglie - condusse una vita da romanzo. Carattere eccentrico ed esuberante, di indubbie virtù, ma soprattutto di tanti vizi: sublime letterato, pugnace politico, generoso e spavaldo capopopolo, caustico e provocatorio, temerario, narcisista e snob, impenitente donnaiolo, lussurioso e dedito alle droghe, esteta, dissipatore e costantemente inseguito dai creditori, insomma, esagerato in tutto, una vita oltre ogni limite, talvolta anche a sprezzo del pericolo.
Questa sontuosa biografia firmata da Lucy Hughes-Hallett, di seicento e passa pagine frizzanti come una coppa di champagne, rende omaggio a un protagonista della nostra letteratura che più di ogni altro ha incarnato al meglio il mito della belle epoque.
Carismatico e di raffinata cultura, con il suo abbigliamento ricercato e costoso d’Annunzio fa parte, a buon diritto, del Pantheon dei dandies di ogni tempo. Nonostante fosse piuttosto brutto e sgraziato nel fisico, il poeta abruzzese ebbe innumerevoli storie erotico-sentimentali - la più nota con l’attrice Eleonora Duse -, arrivando al punto di mantenere contemporaneamente fino a sei relazioni grazie alla sua dirompente carica seduttiva, all’eloquio incisivo, elegante, capace di conquistare le grazie di qualsiasi donna, così come di sedurre una folla.
La sua avventura fiumana è, di per sé, un romanzo dentro un’esistenza già abbastanza impegnativa e burrascosa.
D’Annunzio incarnò anche forti contraddizioni: gran viveur, trascorse tuttavia lunghi periodi in solitudine, al chiuso della Capponcina a Settignano, nei pressi di Firenze, e poi del Vittoriale; a grandi entusiasmi alternò momenti di pericolose depressioni, quasi da spingerlo persino al suicidio. Audace, spavaldo al limite della follia durante la Prima guerra mondiale e la conquista di Fiume, mostrò anche una sensibilità delicata, fragile, quasi femminea nel riempirsi la casa di fiori rigorosamente freschi tre volte il giorno.
Quanto poi all’aspetto politico, d’Annunzio - contrariamente alla vulgata - non appoggiò mai il fascismo, trovandosi spesso invece in netto disaccordo con Mussolini. Non fu d’Annunzio a essere fascista, bensì il fascismo a essere dannunziano: il regime, infatti, riprese spesso e volentieri motti, slogan e stili lanciati dal poeta. Il Duce ne temeva moltissimo la notorietà, preoccupato di poter essere messo in ombra: d’Annunzio, con la sua oratoria avvolgente, possedeva l’innata capacità di saper trascinare le folle verso qualsiasi impresa.
La biografia proposta da Lucy Hughes-Hallett - dopo quella assurta ormai a classico a firma di Antongini - è una delle più pregevoli e brillanti pubblicate, ricca di aneddoti sulle stravaganze del personaggio: intrigante viaggio a ritroso tra storia, politica, letteratura, società e costume, scorrevole - nonostante la mole del libro - come fendere le onde di un mare estivo allo spuntar del sole.
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