Giampiero Brancoli Pantera. Fotografo in Russia con l’Armir. Diario di vita e di guerra 1940-1945
- Autore: Marco Brancoli Pantera
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Il nonno non parlava mai al nipote della sua campagna di Russia, sia pure armato solo di una macchina fotografica. Ma ripeteva spesso il menù del Natale 1942 a Rikovo, in Ucraina: 18 biscottini, 13 caramelle, un cucchiaino di vodka e scuoteva la testa, “farabutti, dove ci avete mandato”. Il nipote è Filippo, giornalista, fotoreporter, trascrittore nel formato digitale del manoscritto e figlio dell’avvocato Marco Brancoli Pantera, che ne ha curato la pubblicazione nel settembre 2020, per i tipi delle edizioni lucchesi Tralerighe Libri di Andrea Giannasi: Giampiero Brancoli Pantera. Fotografo in Russia con l’Armir. Diario di vita e di guerra 1940-45 (162 pagine) raccoglie le note diaristiche appuntate a memoria e tanti scatti dell’epoca, riprodotti in bianconero.
Il sogno del nonno era fare il fotografo, ma il suo archivio raccoglie quasi per intero solo gli scatti realizzati in Russia. Al rientro in Italia dalla ritirata dal Don dovette affidare il suo futuro a un’attività commerciale più affidabile, continuando a portare avanti la rivendita familiare di giornali.
Giampiero non ha raccontato a Filippo le esperienze che aveva vissuto. Non ne parlava volentieri, tantomeno ai nipoti, li sapeva troppo giovani per capire il suo dolore. Quello che lo aveva colpito di più non erano i bombardamenti e il pericolo costante di morire, ma fame e freddo. Quando qualcuno gli chiedeva anche con leggerezza della Russia, scrive Filippo nella prefazione, il suo sguardo cambiava, diventava distante, la sua mente si allontanava dal presente per collegarsi a un passato che solo lui riusciva a raggiungere.
Da piccolo, il nipote intuiva che nel mondo dovevano esistere cose che non poteva nemmeno immaginare, “come un nemico distante parecchi anni e moltissimi chilometri dal calore del nostro focolare domestico”.
Chiamato alle armi per la leva militare il 25 ottobre 1941, il nonno era stato destinato alla Scuola di Cinefotografia di Roma. Superato il corso a maggio del 1942, venne assegnato alla III sezione fotografi del Quartier Generale della VIII Armata Italiana in Russia. Il 24 maggio partì per raggiungere le nostre truppe sul fronte russo, riunite nell’Armir, l’Armata Italiana in Russia, che ampliava il più modesto contingente iniziale al comando del gen. Messe, il Csir, Corpo di Spedizione italiano in Russia.
Con il proprio gruppo fotografico, Brancoli Pantera seguì l’attività dei commilitoni nelle retrovie e l’andamento dei combattimenti nella pianura ucraina del fiume Don. Con altri 36 fotografi militari scattò migliaia di immagini, molte entrate nella storia. Al rientro in Italia venne trasferito in servizio a Padova, fino all’armistizio dell’8 settembre 1943 con gli Alleati e allo sbandamento del nostro Esercito, senza ordini superiori. Rientrato a Lucca, fu costretto sotto minaccia a servire la Repubblica Sociale Italiana, ma si comportò con necessaria doppiezza, fornendo informazioni sbagliate ai Carabinieri sui renitenti alla leva e operando di notte la propaganda tra la popolazione ad appoggiare la resistenza antinazista.
Nel dopoguerra ha promosso la costituzione della sezione di Lucca dell’Unione reduci dalla Russia, che ha diretto e rappresentato come consigliere nazionale. Al crollo del regime sovietico operò per il rientro di molte salme di caduti italiani (circa 300) e la costruzione del monumento ai caduti in Russia nel cimitero di Sant’Anna, impegno che gli valse la nomina a Grand’Ufficiale della Repubblica. Nel 1993 il ministero della Difesa gli riconobbe il grado di caporale, il conferimento a lui più gradito.
Gran parte dei ricordi del fronte russo Filippo li ha mediati dal padre Marco, al quale il nonno aveva raccontato alcune vicende, comprese le perizie della nonna Norberta, costretta dagli inglesi a un lungo periplo in due oceani, per rimpatriare con altri coloni italiani dalla prigionia nell’Africa Orientale.
Il diario olografo è stato ritrovato alla morte del nonno. Era il progetto sul quale stava lavorando negli ultimi anni: rimettere in ordine i ricordi, col supporto delle immagini. E pubblicarle. Padre e zio hanno affidato a Filippo il compito di leggere e trascrivere il diario:
“Noi abbiamo sentito il racconto di queste vicende, ora tocca a te conoscerle”.
Tanti gli episodi ripresi. Alcuni tragici, come l’impiccagione di due giovani russi a opera dei tedeschi. Portati sotto una forca sul pianale aperto di una camion e legato un cappio al collo, erano rimasti a penzolare quando il mezzo li aveva lasciati cadere, muovendo in avanti, al comando di un ufficiale. Altri sono a modo loro divertenti, come la serata danzante nel parco dei divertimenti di Makejenka: le donne russe, nemmeno troppo belle, ballavano solo coi tedeschi e agli italiani toccava fare qualche balletto tra loro, certi che quelle si sarebbero ricredute, perché gli italiani sono “ballerini nati”. Davvero graziosa invece la sorridente Halle, giovanissima ragazza russa.
Erano in progetto altre pagine, ma la scrittura del diario si interruppe nell’ottobre 2005. Prima Norberta e cinque giorni dopo Giampiero vennero a mancare.
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