Giorni da astronauta
- Autore: Riccardo Marra
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Dalle stelle alla polvere, per un cosmonauta che nello spazio sarà pure un eroe, ma nella sua Sicilia resta un signor nessuno. Accade nel romanzo di Riccardo Marra Giorni da astronauta, pubblicato a luglio dalle Edizioni Augh! di Viterbo (2021, 168 pagine).
Giornalista, autore televisivo, firma dei programmi di RAI Sport, Marra è catanese, ma vive a Roma dal 2006. Competente appassionato di generi musicali, ha cominciato la professione collaborando col periodico di musica e cultura indipendente “Il mucchio selvaggio”. Cura un blog sulla televisione per “Il Fatto Quotidiano” e se quella dell’astronauta siciliano è la sua opera prima “lunga”, si è già fatto notare per una raccolta di racconti, edita sempre da Augh! nel 2017.
Musicale anche il romanzo: si apre con “un tintinnare di piatti jazz seccamente interrotto da un tonfo di tamburo”, scrive l’autore in una scarna pagina iniziale. E si chiude con una citazione del cantautore irlandese Van Morrison, dal testo di un brano dell’album Astral Weeks, Settimane astrali.
Dopo che si è spenta l’ultima vibrazione della membrana percossa, non si ascolta più nessun suono. Cala il silenzio, al termine dell’intervento del capitano e astronauta italiano Fausto Cutugno nella conferenza stampa dell’Agenzia Spaziale che annuncia la nuova missione internazionale in orbita. “Arriva quando meno te l’aspetti. Il silenzio è nemico delle persone famose": l’afonia del cantante sul palco, il vuoto di memoria dell’attore a teatro, la pagina bianca dello scrittore. Fausto lo avverte dopo l’ultima frase, davanti a file di persone con gli occhi sbarrati. Di fianco a lui relatori accartocciati in attesa. Quando subentra l’applauso, il silenzio non c’è più, forse non c’è mai stato, anche se giurerebbe di “averlo sentito oltre la folla, spaventoso come un mostro senza volto”.
È un vincente disorientato. In lui si coglie un’inquietudine, un senso d’imperfezione. Eppure è un uomo di successo, un italiano da prime pagine, tra i più noti al mondo. Il “Times" lo ha definito ”L’enfant prodige degli astronauti moderni", dedicandogli un’intervista con scatti talmente migliorati dai programmi di fotoritocco da farlo sembrare un divo di Hollywood. Pazienza che nelle pagine il suo cognome risulti più volte Cotogne, più vicino al labiale anglosassone del suo cognome impronunciabile.
È fatto così il protagonista di Riccardo, oscilla tra l’autocompiacimento spinto (“sono un uomo importante, un astronauta”) e l’autocritica (“in effetti non è un bel nome Fausto Cutugno”).
Non capita a tutti d’essere scelti per una missione spaziale e quasi nessuno riesce ad andare due volte nello spazio entro i quarantanni, unico italiano dell’equipaggio di sei, inviato sulla stazione orbitale. “Hanno scelto me perché sono il migliore”, si dice: elegante ufficiale quarantenne, con già una missione alle spalle, tre premi GAL-Nassim, diversi saggi per addetti ai lavori e perfino il disegno della nuova tuta in sperimentazione alla NASA. Bella presenza per lettrici di rotocalchi e telespettatrici, brutta bestia per la stampa: l’Agenzia Spaziale non lo ha scelto a caso per illustrare ai giornalisti la nuova spedizione orbitale. Li sa tenere a bada come pochi.
Un duro, un coriaceo il capitano Cutugno, si vede anche da come ha comunicato alla madre che potrà raggiungere la famiglia solo per un brevissimo soggiorno. “Vedi di farti bastare tre giorni”, le ha detto al telefono, senza voler sentire altre storie. Fausto Cutugno, astronauta italiano di fama planetaria, presenza fissa nell’informazione mondiale. E chi lo smuove questo?
Le operazioni cominceranno già domenica. Manca dalla Sicilia da tre anni e non ci tornerebbe, ma lo aveva promesso.
Giovedì mattina. Alle 8:30, come sempre quando Fausto è in casa, la madre si presenta a tirare su con decisione le serrande della cameretta e interrompere sul più bello le scorribande oniriche. Alta, imponente e non vuole sentire ragioni: una killer dei sogni, una despota delle tapparelle. La mamma settantenne dell’astronauta butta giù dal letto il figlio quarantenne. E il padre lo aspetta in cucina, vestito, sbarbato, profumato, facendolo sentire ancora più scassato e impartendogli disposizioni che non ammettono repliche.
Per gli amici è normale che sia lì, sanno chi è, che lavoro fa. È Fausto, chi altro? Per i compaesani è trasparente, uno di loro, lo ignorano. Nemmeno un selfie di sfuggita.
In breve, riesce a farsi respingere dalla giovanissima Siria e a farsi dare dello “scemunito” dai pescatori al porto, dopo aver fatto scivolare in acqua la sua auto e dovuto invocare il soccorso salvifico del padre, tanto rispettato, “’u dutturi”. E non saranno le uniche catastrofi, che sembra attrarre come una calamita, visto che si lascia sfuggire con un giornalista notizie riservate sulla missione.
Da una divertente malefatta all’altra, sempre più ferito nell’orgoglio diventa piccolo piccolo. Tolto lo scafandro, si sente nudo, un uomo. Dopotutto, pensa, a nessuno importa niente degli astronauti e di cosa fanno lassù.
Giorni da astronauta
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