Gioventù. Scene di vita di provincia
- Autore: J.M. Coetzee
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
Giovane bianco sudafricano, il protagonista del romanzo di Coetzee è un tipico antieroe che ci ricorda da vicino l’eponimo della noia moraviana.
La noia di vivere di X, però, non è data dall’ignavia, dal farsi scorrere il mondo addosso senza riuscirne a cogliere alcunché. Sebbene, infatti, il risultato sia pressoché lo stesso, la noia di Gioventù di Coetzee (premio Nobel 2003 per la letteratura) è più il risultato di un’affannosa quanto sterile rincorsa verso obiettivi irraggiungibili, che lascia dietro di sé un’amara scia di fallimento e inettitudine.
Il protagonista è ossessionato dall’idea di diventare un poeta, di raggiungere le vette dell’arte, obiettivo cui subordina tutte le scelte della propria vita. Solo per scoprire di inseguire modelli fin troppo stereotipati, resi ancora più confusi da un profondo senso di inferiorità che gli deriva dal suo sentirsi un provinciale di colonia, oltre che per l’angoscia di ripercorrere gli errori del padre che egli considera un fallito.
Lascia la sua terra, ma ne coltiva un’inconfessata nostalgia; fugge a Londra, dove è convinto di respirare un’aria cosmopolita, ma vive con l’angoscia di sentirsi inadeguato per il suo essere forestiero; si impone di vivere alla bohemien, ma si ritrova a fare il programmatore per una grande ditta (americana per giunta). Cerca consolazione nelle avventure sentimentali, ma si scopre presto un pessimo amante, che dà e riceve solo mediocrità.
Prova a cimentarsi con la poesia, poi con la prosa, solo per constatare l’angoscioso senso di fallimento di fronte alla pagina bianca.
Prova a convincersi che solo sprofondando negli abissi della moralità si può dare vita alla vera poesia. Ma neanche i suoi “abissi” riescono ad assomigliare ad altro se non ad un mediocre stare a galla, frustrante e compromissorio.
La sua affannosa ricerca di vivere di arte e per l’arte lo porta soltanto ad avvicinarsi ad una vita borghese che aborre e agogna al tempo stesso.
C’è in X il fallimento personale e insieme quello di una generazione e una cultura (quella del Sudafrica degli anni ’60) che cerca un equilibrio introvabile e sembra destinata ad infrangersi nella complessità del mondo moderno.
Un romanzo cupo, introspettivo, che offre al tempo stesso un luminoso spaccato della psicologia di un vinto, abbattuto da modelli impossibili e dalla noia di vivere.
Gioventù. Scene di vita di provincia
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È il ritratto dell’autore sudafricano da giovane, ambientato nella Londra degli anni Sessanta, segue lo sviluppo di una vocazione letteraria, sempre più forte e alcune vicende personali di grande spessore.
Il giovane si vergogna di essere sudafricano, in un momento in cui il Sudafrica ha appena dichiarato l’apartheid ufficializzando un regime ingiusto.
In Inghilterra Ian cerca di mimetizzarsi, di non far capire la sua appartenenza "afrikaner", ma non sempre gli riesce. Anche nel rapporto con le donne non si sente a suo agio benché spesso il suo comportamento sia da predatore e tutt’altro che generoso.
Le sue esperienze sessuali sono drammatiche: come dimenticare la scena di deflorazione "non mi rendevo conto che la verginità fosse un fatto fisico" o il fatto di mettere incinta una ragazza (rigorosamente di razza bianca) e di farla abortire senza chiedere se fosse d’accordo. Non sono situazioni che lo rendono simpatico.
Il giovane autore parla molto con se stesso in maniera narcisistica rendendosi terribilmente antipatico al lettore e ciò forse è voluto. Pagine e pagine di letteratura e ampollosa e priva di senso, ma molto compiaciuta di sé. Non c’è che dire: ha una cultura notevole, ma chi lo sopporta?
Altri aspetti rendono la sua personalità più complessa come l’incontro con gli amici, simili a lui per cultura. Soprattutto l’incontro con un informatico indiano che lo porta a barattare la letteratura con l’informatica, pentendosene alla fine.
Il romanzo si conclude con un autore che non si è rivelato come tale e il finale lascia molte porte aperte. È in fondo l’opera di uno snob che per motivi storici o personali ha smarrito la via giusta.