Gli amici non si danno del tu
- Autore: Bruno Moroncini
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
Bruno Moroncini, professore ordinario di Antropologia filosofica presso L’Università di Salerno, in questo smilzo libro tratta dell’amicizia e del suo ruolo nel consesso sociale.
Chiariamo: l’amicizia non è quella bulimia di messaggi sui nostri cellulari, non sono i "mi piace" di Facebook. Trappole. Amicizie già nate morte, perché manca la necessaria distanza, è un palcoscenico teatrale dove abbonda il tu, la parolaccia, l’ironia e il dileggio, A parte rare eccezioni, da tenere in considerazione, i social rendono "banale" l’amicizia (chi di noi non ha visto amicizie strettissime poi finite con un semplice click del computer?).
Blanchot, il filosofo francese scrive a tal guisa:
"Credo che si sappia quando l’amicizia sta finendo (anche se dura ancora), a causa di un disaccordo che un fenomenologo definirebbe esistenziale, di un dramma, di un gesto infelice. Ma si sa quando comincia? Non c’è un colpo di fulmine dell’amicizia piuttosto un poco a poco, un lavoro lento del tempo. Si era amici e non lo si sapeva".
Insomma per divenire amici, occorre tempo, Ora per Blanchot, il passare del tempo non è stato indolore, guerre, devastazioni, quello che è stata l’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale.
Blanchot fu posto dinnanzi ad un plotone di esecuzione, non venne ucciso, perché il capoplotone fu distratto dal rumore di una vicina battaglia Questa atrocità autobiografica non uccise il suo bisogno di credere nell’essere umano.
Il tempo è o leggero o pesantissimo.
Moroncini scrive:
"Se si vuole che un’amicizia sia una vera amicizia è necessario che il primo incontro sia un incontro mancato, che la figura dell’amico non si distingua dallo sfondo, che la sua immagine sia sfocata e confusa."
L’amicizia è anche impegno, costanza, non ha niente a che vedere con l’innamoramento o un colpo di fulmine; spesso finisce quando ci si crogiola nella routine, quando si crede che l’altro è disposto a essere una persona scontata, "prevedibile".
Tornando alla realtà dei social, noi diamo del tu alle persone anche se non sono nostre amiche, ma solo perché compaiono nel nostro computer; diamo del tu, per strada a persone anziane, trattandole come bambini capricciosi.
Moroncini si fa da parte e fa parlare filosofi, intellettuali, poi c’è il capitolo su Freud veramente illuminante.
Sarà fuori dalla nostra visione del tempo, una cosa che coincide con il disastro delle guerre mondiali, ma insomma attenti a questo "tu"; usato in modo raccapricciante e paternalistico tra i padroni di una azienda e i loro sottoposti. Sul lavoro, se non si è in un rapporto paritario è meglio scordarselo, il tu.
Gli amici non si danno del tu
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Bruno Moroncini, ordinario di Antropologia a Salerno, medita con questo libriccino non tanto sull’essenza dell’amicizia, quanto su un filosofo - Maurice Blanchot-, sulle sue corrispondenze di pensiero, su un periodo gravido di intuizioni teoriche, sul circolo di intellettuali francesi che dagli anni tragici della resistenza fino al 68 (attraverso la rivoluzione algerina e la guerra fredda) dominò la riflessione e la ricerca intellettuale mondiale.
I nomi che si rincorrono sono quelli prestigiosi di Drieu la Rochelle, Mascolo, Derrida, Lévinas, Antelme, Marguerite Dumas, Bataille, René Char: in un rapporto di vicendevole considerazione, tutta giocata tra " reciprocità e asimmetria, uguaglianza e differenza". Questi amici "non si danno del tu. Essi sono al contrario discreti, rispettano nell’altro l’alterità, l’irriducibilità allo stesso, mantengono le distanze e si danno del lei".
Ecco che allora il philos diventa anche xenos, il proprio simile ma insieme l’assolutamente differente, in una relazione arricchente proprio perché non omologa e non onnivora. Al suo interno si situa la speculazione sulla morte, "come destino e orizzonte comuni...e come avvenire singolare ed esclusivo". La consapevolezza che "le cose nel loro fondo siano senza uscita", accompagnate dalla perdita di senso e della irreversibilità, dalla percezione del "disastro", non solo politico e storico, ma anche ontologico: "rottura dell’unità del mondo, deflagrazione cosmica". Per questo l’apparizione dell’amicizia, nelle sue dimensioni dell’incontro e del rischio, del legame e della relazione, offre una possibilità di salvezza cui aggrapparsi: purché si preservi in essa un doppio movimento. Di vicinanza e allontanamento, di familiarità e estraneità, di "tu" e di "lei".